Avvenire di Calabria

A tu per tu con Bruno Arichetta, il presidente dell’Associazione italiana persone down (Aipd), sezione di Reggio Calabria

Sindrome di down, l’associazione creata dai genitori per i figli

Ecco la rubrica #essereVolontari, a cura del Csv dei Due Mari

Tatiana Muraca

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In occasione della giornata mondiale sulla sindrome di down, che si è celebrata domenica 21 marzo, abbiamo ascoltato chi da anni vive ogni giorno a contatto con queste persone speciali, sia sotto l’aspetto privato che associazionistico. Bruno Arichetta è il presidente dell’Associazione italiana persone down (Aipd), sezione di Reggio Calabria, una realtà nata nel 2021 e che ha incontrato nel corso del tempo non poche difficoltà. «È frutto dell’impegno di noi genitori – ci dice Bruno Arichetta – Noi operiamo a livello locale, anche se dipendiamo dall’associazione centrale di Roma, che opera da 40 anni nel sociale. L’associazione non è nostra, ma dei nostri figli. Abbiamo superato diversi ostacoli, come quello di non avere fino a poco tempo fa una vera e propria sede». Non per niente, risale a settembre 2020 l’inaugurazione della sede sita in via Palmi, dove prima si trovava l’ex emeroteca, un immobile inagibile, completamente vandalizzato e riportato alla vita dai membri dell’Aipd reggina. Un’opera di ristrutturazione completa, «che ha messo in moto anche buone prassi di cura dell’ambiente da parte del vicinato», sempre parole di Bruno Arichetta. Seguendo questa scia, ci si rifà ad uno degli obiettivi primari dell’associazione, ossia sensibilizzare la città soprattutto nei confronti della sindrome di down. Nonostante la pandemia, infatti, l’associazione va avanti con le attività, seguendo tutte le precauzioni anti-contagio: il volontariato, in questo, ha un ruolo fondamentale. Sono diversi i volontari che si occupano dei ragazzi, divisi in tre fasce di età: il Club dei ragazzi, dai 15 ai 20 anni; l’Agenzia del tempo libero, che comprende gli over 20, e Pollicino (dai 2 ai 10 anni). «Per i nostri ragazzi adottiamo cautele abbastanza rigide – continua a dirci Bruno Arichetta – soprattutto in questo periodo di pandemia. Ad ora, ci stiamo occupando di una decina di giovani, che grazie alle varie collaborazioni portate avanti con associazioni locali, sono impegnati in attività di cultura, sport, conoscenza del territorio, laboratori di informatica. Abbiamo anche partecipato all’iniziativa “Dona un albero”». Tante, ancora, le donazioni a favore della sezione reggina. L’associazione nazionale, inoltre, alimenta il Centro diurno a Reggio Calabria, scelta per questo importante progetto tra altre cinque città. L’emergenza sanitaria in atto, però, ha causato degli stop forzati, anche se «durante il primo lockdown, i ragazzi si collegavano quotidianamente in streaming», attesta Arichetta, il quale offre anche la sua testimonianza di padre di un giovane con sindrome di down: «Mio figlio riunisce tutti noi in famiglia, ci ha donato grande serenità». Combattere i pregiudizi è un altro degli obiettivi dell’associazione: sono molte le campagne di sensibilizzazione avviate nel corso degli anni, tra cui quella che promuove le attività all’autonomia per le persone con sindrome di down, e il loro inserimento nel mondo del lavoro. «Dona il 5permille», sostiene la campagna in tal senso. Non a caso, l’associazione è impegnata in progetti che aiutino i giovani ad essere autonomi: «Abbiamo anche ragazzi che hanno trovato un posto di lavoro - conferma Bruno Arichetta – chiediamo solo di costruire un dialogo costante con le istituzioni locali, che porti ad un impegno più proficuo nella nostra realtà». Adesso Bruno Arichetta, così come le altre famiglie coinvolte nell’associazione, è impegnato in un’altra battaglia, quella relativa alla vaccinazione anti-Covid: «Abbiamo spinto affinché fosse garantita non solo ai ragazzi maggiorenni, ma anche alle famiglie e a coloro che vivono accanto alle persone con sindrome di down. Pare che qualcosa si sia mosso, ma al momento mancano i vaccini. Quanta strada abbiamo percorso da soli – conclude soddisfatto Arichetta – e dove siamo arrivati in 21 anni. Mancherebbe ancora un tassello: abbiamo pensato, in stretta collaborazione con il policlinico di Messina, di organizzare un laboratorio per i ragazzi con sindrome di down, affinché possano avere un riferimento nelle vicinanze per le loro visite. Spero che al più presto si possa realizzare».

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