Avvenire di Calabria

Stadi, i «vuoti a perdere» valoriali

Sport da copertina: appassionati in calo

Federico Minniti

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Ma perché i “luoghi” dello Sport sono sempre più vuoti? La desertificazione dei valori, spesso, è il preludio alle assenze annunciate degli appassionati agli eventi sportivi.
Per decenni la pay–tv è stata il capro espiatorio del trend in negativo di accessi agli stadi o nei palazzetti. Un alibi, in piena regola, che ha voluto celare quello che era il vero risvolto di uno sport patinato. L’essere risultato distante anni–luce da quello di base.
Le regole del business sono state poste come alternativa a quelle della pratica sportiva, così oggi assistiamo a stadi e palazzetti pressocché vuoti.
L’appello goliardico di Luciano Spalletti, «lo famo sto stadio» è una risposta economica alle esigenze tecniche. Ciò che servirebbe, forse, è altro.
Non fa eccezione neanche lo Sport di periferia, dove due realtà di grande blasone, Reggina e Viola, sono alle prese con una crisi di identità mai vista prima.
La conferenza stampa di Mimmo Praticò, eclettico uomo di sport, ha lasciato un po’ basiti. Non tanto nel naturale sfogo di un imprenditore che vede denigrati, dal suo punto di vista, i propri sforzi economici.
Quanto nel suo altrettanto “comodo” abito da dirigente sportivo – indossato da sempre con eleganza, ad onor del vero – per il quale ci saremmo aspettati un gesto di fair–play.
La sfuriata, che è sembrata più monocorde di quella celeberrima di Giusva Branca nei panni di presidente della Viola solo un anno fa, ha accentrato una questione tra addetti ai lavori sullo stesso piano di quella, molto più interessante, emersa dal campo di gioco. Il pareggio col Monopoli è passato, quindi, in secondo se non in terzo piano. Questo è il calcio che Reggio meritava? Questo è il giusto merito della centenaria storia amaranto?
Certamente no.
Se Sparta piange, Atene non ride. In caso Viola la rivoluzione–involuzione di gennaio ha consegnato agli amanti della palla a spicchi una squadra irriconoscibile che nelle ultime gare ha rappresentanto per gli avversari di turno (Biella, Roma, Siena e Agrigento) poco più che uno
sparring partner. Troppo debole un sistema di gioco orientato alle sirene del mercato, piuttosto che ai sudori degli allenamenti del Pala “Massimo Mazzetto”. La grinta, il cuore–Viola, non si compra al supermercato, ma si plasma giorno dopo giorno. Grinta che oggi è solo uno sbiadito ricordo di qualche stagione fa. Così crollano le presenza al PalaCalafiore che nei suoi ottomila posti a sedere rappresenta un vero e proprio tempio nel deserto.
Questa Viola non appassiona e i motivi non sono legati alla classifica, ma a una totale assenza di punti – tecnici – di riferimento.

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