Avvenire di Calabria

Si sono conclusi da pochi giorni gli Stati generali del Terzo Settore in Calabria

Dopo gli Stati generali in Calabria, «il Terzo Settore esca dal proprio orticello»

Vi proponiamo un'analisi dei risvolti attraverso le voci di Squillaci, Rafele e Romeo

di Federico Minniti

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Si sono conclusi da pochi giorni gli Stati generali del Terzo Settore in Calabria. Vi proponiamo un'analisi attraverso le voci di Squillaci, Rafele e Romeo.

Stati generali del Terzo Settore in Calabria, parola ai protagonisti

S i sono conclusi pochi giorni fa, i primi Stati generali del Terzo Settore calabrese. La manifestazione si è tenuta a Mendicino, in provincia di Cosenza, presso il Parco degli Enotri ed è stata promossa dal Forum del Terzo Settore Calabria, dalla Fondazione CariCal e dai tre CSV della regione (Cosenza, Calabria Centro e Reggio Calabria).

Ne abbiamo parlato con Luciano Squillaci, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore. Con Squillaci, oltre a prendere in esame il “sentire” della manifestazione, abbiamo provato anche a tracciare alcune traiettorie d’impegno del NoProfit calabrese.

La prima volta degli Stati generali del Terzo Settore calabrese. Com’è andata?

È stata un’occasione per incontrarsi, senza dubbio, ma anche per approfondire alcuni temi di rilevanza fondamentale per l’intero territorio regionale, le diseguaglianze, l’autonomia differenziata. Ma soprattutto sono stati un’occasione per ribadire l’importanza del volontariato e del Terzo Settore nel tessuto connettivo delle nostre comunità, importanza da valorizzare e, se possibile, accompagnare e sostenere.

Durante gli Stati Generali abbiamo avuto modo di confrontarci con le istituzioni e con personalità importanti a livello nazionale e regionale, e da tutti è emersa la necessità di una forte e costante collaborazione tra i diversi attori, istituzionali e non, del territorio. Da qui la necessità, ribadita durante i lavori, di un intervento normativo regionale che recuperi il significato più profondo dell’essere Terzo Settore e definisca le modalità operative per una virtuosa collaborazione con le pubbliche amministrazioni.


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Co-progettare il Welfare, una sfida che - a tratti - appare impossibile alle nostre latitudini. Ci sono degni esempi virtuosi in Calabria?

Sicuramente un esempio virtuoso, forse il più rilevante, è il lavoro che abbiamo fatto, tutt’ora in corso, con il Dipartimento regionale politiche sociali e con l’Assessore alle politiche sociali, per la ridefinizione del Regolamento 22 che dovrebbe avviare finalmente l’attesa riforma del welfare anche in Calabria.

Dimostrazione che, nel rispetto dei ruoli, il rapporto tra terzo settore e pubbliche amministrazioni è una risorsa irrinunciabile per un territorio povero di opportunità come il nostro.

Quali sono secondo lei i tre bisogni emergenti in Calabria sui quali strutturare processi innovativi di welfare?

In primo luogo, senza dubbio, abbiamo la necessità di un passaggio definitivo un sistema di welfare fondato solo sui servizi, peraltro insufficienti, ad una visione di “politiche” sociali, che si pongano un orizzonte davanti e non solo la risposta emergenziale su bisogni emergenti.

Poi credo sia fondamentale ridurre gli impedimenti burocratici, che non garantiscono trasparenza e determinano lungaggini e procedure infinite, costituendo un freno all’innovazione ed alla costruzione di futuro. Infine, ma non ultimo, lo stesso Terzo Settore deve crescere.

Abbiamo bisogno di essere preparati alle nuove sfide, abbandonando definitivamente autoreferenzialità e cultura “dell’orticello”, formandosi per affrontare la complessità di un mondo che cambia.

In che modo si può sensibilizzare la popolazione calabrese (e specialmente i giovani) all’attivismo in ambito No-Profit?

I giovani sono presenti se si appassionano, se gli si fa una proposta per cui valga la pena spendersi. Troppo spesso, per paura di una risposta negativa o per timore di perdere i ragazzi, sviliamo la proposta, la rendiamo tiepida, come dire, “a responsabilità limitata”.

Ma noi ci siamo innamorati del volontariato, del terzo settore, per i grandi ideali, per i sogni, per l’idea, forse ingenua ma forte, che avremmo potuto cambiare il mondo. Se non torniamo ad essere credibili, e prima ancora testimoni coerenti, non saremo mai pienamente appetibili per i giovani.


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Cosa manca per una Legge regionale per il Terzo Settore in Calabria?

A mio parere i tempi sono maturi, occorre solo scrivere il testo ed accompagnarlo nei passaggi istituzionali. Il percorso però deve essere partecipato, coinvolgere tutto il terzo settore e la politica regionale. Solo così si potranno definire adeguatamente i criteri per una collaborazione virtuosa, nell’ottica dell’amministrazione condivisa.

Il grande capitale umano del volontariato calabrese

di Gianni Romeo * - Il volontariato, motore di sviluppo per l’Italia e soprattutto per il Sud. Ne siamo convinti noi di Cosenza che proprio quest’anno abbiamo ottenuto il titolo di Capitale Italiana del Volontariato.

Con oltre 30mila persone che, solo nella nostra provincia, sono regolarmente coinvolte nelle attività delle organizzazioni (dati ricerca Dipartimento Politiche sociali Università della Calabria), possiamo affermare che il settore si conferma attivo, vivo e variegato.

Un volontariato in cambiamento che conta anche sulla presenza dei cosiddetti volontari liquidi e che è sempre più preparato in seguito alla riforma che ha impattato il terzo settore ed ha indotto i volontari ad accrescere necessariamente le proprie competenze.

La gratuità, dunque, va a braccetto con la capacità di progettare, attrarre finanziamenti, rendicontare, promuoversi e raccogliere fondi non perdendo di vista il vero senso della propria azione: il dono all’altro.

Papa Francesco ha dichiarato che «il volontariato è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose … No, mi prendo questa fatica di uscire.

Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri, è così». Ed è vero. Noi volontari usciamo di casa e ritorniamo la sera stanchi, affaticati a volte, ma consapevoli di esserci impegnati per cambiare le cose, il mondo in cui viviamo.

Allo stesso tempo rappresentiamo un valore aggiunto per i nostri territori grazie alla capacità di innovare e portare idee nuove, ma anche risorse umane ed economiche con progetti di welfare, coinvolgendo i giovani nel servizio civile, lavorando in rete con i nostri comuni.


PER APPROFONDIRE: Tossicodipendenze: Squillaci (Fict), “preoccupanti i dati di consumo dei giovani, investire in educazione e relazioni”


Il volontariato è un patrimonio inestimabile in quanto aiuta e rafforza le comunità più deboli, più piccole. Siamo vicini a chi ha bisogno di aiuto, ci siamo accanto ai poveri e agli emarginati, alle persone con disabilità e ai minori fragili, ci siamo per tutelare diritti e ambiente, ci siamo per sensibilizzare cittadini e istituzioni. Il nostro è un lavoro indispensabile per il Paese ed è arrivato il momento di accendere i riflettori su questo aspetto.

È quello che stiamo cercando di fare con le iniziative della Capitale e che faremo anche durante gli Stati generali del terzo settore calabrese, un’occasione per incontrarsi, parlare, toccare temi attuali e aprire un ponte di dialogo costante con le istituzioni.

Soprattutto qui al Sud è importante smuovere le acque, far sentire la nostra voce, raccontare chi siamo. È indispensabile valorizzare l’opera dei volontari e degli enti di terzo settore e il contributo importante che danno quotidianamente alle comunità, animando i paesini più periferici, rispondendo ai bisogni e alla necessità delle persone in stato di bisogno e sopperendo alle carenze dei servizi pubblici.

Crediamo che, dopo i difficili anni della pandemia e della conseguente crisi economica e sociale, i tempi siano maturi per accelerare il passo e porci come interlocutori affidabili e attori protagonisti nella programmazione e progettazione degli interventi sociali in Calabria.

* Presidente CSV Volontà Solidale di Cosenza

Distacco dai territori e burocratizzazione: «Ora co-programmare»

Il welfare sta attraversando un periodo di profonda trasformazione e gli Stati Generali del Terzo Settore rappresentano un importante momento di confronto e condivisone in chiave prospettica.

Intanto dobbiamo dare alla cooperazione sociale calabrese ed in generale a tutto il Terzo settore ciò che gli spetta. Ossia il merito di aver contribuito negli ultimi decenni ad un cambio di modello per quanto riguarda il welfare, che è passato da un approccio prettamente terapeutico e assistenzialistico ad uno più orientato all’investimento sociale ed alla prevenzione.

Purtroppo, però, mentre si era impegnati a costruire il nuovo sistema di welfare, non ci si accorgeva che la società iniziava ad essere attraversata da profonde trasformazioni sociali, culturali, demografiche ed economiche oltre che dalla contrazione dei diritti sociali.


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Molte cooperative sociali, anche le più radicate, hanno a poco a poco smesso di essere parte integrante delle comunità di riferimento, divenendo sempre più soggetto estraneo, fornitore di servizi, appunto. E ciò evidentemente ha accentuato un processo di scollamento che nel tempo ha portato cooperazione sociale (ma il fenomeno riguarda tutto il Terzo settore) e comunità locali a collocarsi su livelli differenti, rendendo spesso sterile e asettica l’azione sul territorio.

Abbiamo vissuto un vero e proprio processo di istituzionalizzazione del terzo settore che ha prodotto un lento ma inesorabile allontanamento dalla comunità territoriale. Il nuovo sistema di welfare, quello che dobbiamo iniziare a costruire, magari a partire proprio da questa importante giornata, dovrà essere co-promosso, coprogrammato, co-progettato da attori pubblici e privati e dovrà essere necessariamente legato al territorio, alla comunità.

Una comunità informata, consapevole, competente e responsabile che, gradualmente, diventa capace di mettere in rete le proprie responsabilità, competenze e risorse nel realizzare gli obiettivi di benessere comune. Un esempio di forte sinergia tra terzo settore e la pubblica amministrazione, per esempio, ha riguardato l’approvazione, nello scorso mese di agosto, in sede di Conferenza unificata della Consulta delle Autonomie Locali e di quella del Terzo Settore, del Regolamento attuativo ai sensi DG.R. n. 503 del 25 ottobre 2019.

Un lungo lavoro di concertazione che permetterà, se deliberato per come è stato approvato congiuntamente e senza alcuna modifica postuma, di ridisegnare il sistema di welfare calabrese, di consentire agli enti gestori la corretta applicazione dei contratti di lavoro e di garantire, di conseguenza, una maggiore qualità nell’offerta dei servizi alle persone più vulnerabili della società.

Soltanto dialogando e mettendo insieme le forze, le organizzazioni del terzo settore, le pubbliche amministrazioni e la società civile potranno produrre percorsi di innovazione sociale in grado di favorire coesione e capacità generativa dei territori, in grado di favorire una vera inclusione delle persone a rischio di esclusione sociale.

* Legacoop Sociali Calabria

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