Avvenire di Calabria

Messina, l’assessore Cuzzola: «Serve un’idea comune»

Stretto, la crisi non è un alibi valido

Federico Minniti

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«La verità è che sul turismo non c’è programmazione: né di qua, né di la». Il baricentro è lo Stretto tra Reggio Calabria e Messina, un lembo di mare che conosce bene Enzo Cuzzola, economista reggino da qualche settimana alla guida della scottante delega al Bilancio nel capoluogo messinese. Una sfida nel nome di Renato Accorinti: «Si tratta di una vera e propria rivoluzione nella politica peloritana: tutela dell’ambiente, attenzione agli ultimi e passione per la Cosa Pubblica.
Questi sono i capisaldi di una stagione che lascerà il segno».
Eppure l’assenza di risorse economiche è sempre al centro del dibattito politico, ma su questo punto Cuzzola è lapidario: «Bisogna smetterla di parlare della crisi: tutti i comuni del sud sono in sofferenza economica, ma questo adesso sta diventando solo un alibi.
Un padre di famiglia si rimbocca le maniche e conscio degli errori del passato si cimenta col “fare”».
Un’affermazione, la sua, rotonda senza fronzoli: Messina ha debiti fuori bilancio per 500 milioni, non sarà facile far quadrare i conti. «Ma ho voluto la bicicletta, ora devo pedalare. Nessuno ci costringe all’impegno in politica, però una volta assunto non si può ripetere all’infinito che la colpa è di quello prima». Quello prima che sulla sponda calabrese dello Stretto assume la nomenclatura del Modello Reggio. Anche su questo Cuzzola, che fu assessore con Italo Falcomatà, fornisce una tesi spiazzante: «Quello – sul piano politico e amministrativo – era realmente un modello di sviluppo della città: poi possiamo discutere se fosse corretto o meno, ma un’idea c’era. Oggi quale è l’obiettivo di questa amministrazione in carica?». Un interrogativo che proietta un giudizio negativo sull’attuale guida politica di Palazzo San Giorgio, nella persona di Giuseppe Falcomatà. Ma Cuzzola precisa: «Assolutamente no. Va solo specificato chiaramente a quale città ci si stia inspirando: se il turismo non è il volano di sviluppo.
Allora cosa può esserlo? Prendiamo ad esempio Torino: da città–industria a capitale europea della cultura. L’area dello Stretto deve darsi una connotazione precisa».
Un aspetto identitario che potrebbe essere rappresentato dalle infrastrutture, su tutte l’Aeroporto dello Stretto. Proprio in una saletta dello scalo di Ravagnese, Renato Accorinti ha precettato per la sua squadra, Cuzzola. Un gesto simbolico, anche se secondo il neoassessore al Bilancio di Messina, difficilmente Palazzo Zanca proverà a “bussare a denari” alla porta di Sacal, gestore da pochissimi giorni del “Tito Minniti”. «Stiamo lavorando a un’Agenzia per i trasporti sullo Stretto».
Speriamo che non faccia la fine di Sogas, che è stato l’ultimo esperimento di co– governance. «No, non potrà essere così. La Sogas è un esempio di cattiva gestione della politica, uno di quegli esempi da cui trarre insegnamento».
Pochi soldi, tante idee. Ed un piano di rientro pesantissimo. Ma non era meglio il dissesto finanziario? «Sarebbe stata la più grande iattura per i nostri figli – conclude Cuzzola – si pensi che Accorinti lo aveva inserito nel suo programma elettorale. Ma valutate le conseguenze ha deciso, responsabilmente, di evitarlo con i sacrifici di una comunità intera».

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