Avvenire di Calabria

Autonomie locali e risorse finanziarie: le preoccupazioni dei primi cittadini del territorio calabrese

Tagli ai piccoli comuni, a rischio i servizi essenziali in Calabria

Il sindaco di San Ferdinando, Gianluca Gaetano, sulle restrizioni imposte agli enti medio-piccoli dall'ultima legge di bilancio

di Francesco Chindemi

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I recenti tagli previsti dalla Legge di Bilancio rischiano di pesare sulla tenuta degli enti locali, in particolare in Calabria, dove le realtà del territorio, specie i piccoli comuni, chiedono attenzioni. C’è chi chiede nuove forme di sostegno. A esprimere preoccupazione è Luca Gaetano, sindaco di San Ferdinando, ente medio-piccolo della città metropolitana di Reggio.

Piccoli comuni, parla il sindaco di San Ferdinando Gaetano: «Ecco cosa rischiamo in Calabria»

La recente Legge di Bilancio impone nuove restrizioni ai fondi destinati agli enti locali, mettendo a rischio servizi essenziali e investimenti.



Un quadro che pesa soprattutto sui piccoli Comuni, già alle prese con difficoltà economiche e burocratiche. Ne abbiamo parlato con il sindaco di San Ferdinando, Gianluca Gaetano, per capire le criticità e le possibili soluzioni.

Quali servizi rischiano di essere più penalizzati con meno risorse a disposizione?

Di fronte a questo scenario, che è già molto oneroso in termini di tempo, attenzione e complessità, in un contesto di finanza pubblica che ha già penalizzato la capacità di erogare servizi essenziali, il rischio concreto è quello di non poter garantire a cittadini, famiglie e imprese quei servizi di base che sono funzionali alla qualità della vita e all’ordinato svolgimento della convivenza civile. Basti pensare alle scuole, al decoro urbano, alla ottimale gestione del ciclo dei rifiuti e al sostegno ai soggetti vulnerabili e alle fasce deboli.

Che strumenti servirebbero per dare ai Comuni più autonomia e margine di manovra?

Servirebbero strumenti premiali per i Comuni virtuosi che dimostrino di erogare servizi con efficienza e qualità. È indubbio che una spesa a briglie sciolte, in un Paese con oltre ottomila Comuni e in una regione come la Calabria, ricca di piccoli municipi, potrebbe danneggiare il bilancio dello Stato, ma questo non giustifica tagli lineari che compromettono diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.


PER APPROFONDIRE: Statale 106, fra promesse ritardi infiniti e speranze: voce ai territori


Le amministrazioni virtuose, che operano secondo i principi di efficienza, efficacia ed economicità, rispettando gli indicatori di qualità dei servizi, dovrebbero beneficiare di vantaggi finanziari. Sarebbe inoltre essenziale la condivisione di risorse tra enti: penso ad esempio a strutture partecipate per progettazione, bandi e contratti unificati su manutenzioni o trasporti.

C’è il rischio che le realtà più piccole vengano ulteriormente svantaggiate rispetto alle grandi città?

Il rischio c’è ed è concreto. Questa finanziaria penalizza fortemente i piccoli borghi, ovvero i Comuni sotto i mille abitanti. Se da un lato è comprensibile l’obiettivo di evitare la proliferazione della spesa pubblica, dall’altro servirebbero strumenti che garantiscano i servizi senza condannare le comunità locali a un pauperismo insostenibile. Le realtà più piccole soffrono fragilità economiche legate a disoccupazione giovanile, calo demografico e carenza di investimenti, fattori che complicano la riscossione dei tributi locali, già compromessa dalla riduzione dei trasferimenti statali, mettendo a rischio l’equilibrio di bilancio e l’erogazione dei servizi essenziali.

San Ferdinando è un territorio con particolari esigenze, legate anche alla presenza della tendopoli e alle dinamiche sociali e lavorative dei migranti. Questi tagli potrebbero avere un impatto sulle politiche di inclusione e coesione sociale?

Da questo punto di vista non rilevo impatti negativi sulle attività connesse all’inclusione e all’integrazione dei migranti impiegati in agricoltura, la cui presenza è massiva a San Ferdinando e nell’intera Piana di Gioia Tauro. San Ferdinando è attualmente destinataria di importanti finanziamenti come il PNRR, il fondo FAMI Supreme 2 e il Decreto 208-24 cosiddetto “periferie”, che fanno sperare in un definitivo superamento delle condizioni di vita di questi lavoratori e degli insediamenti informali che li ospitano, una ferita aperta per chiunque abbia un briciolo di umanità e per un Paese che voglia dirsi civile.

Quali soluzioni o proposte concrete suggerirebbe per sostenere i Comuni in questa fase?

Il governo potrebbe e dovrebbe aiutare le municipalità, soprattutto le più piccole, facilitando l’accesso ai fondi europei e riducendo le complessità burocratiche che ne ostacolano la gestione di fronte alle fragilità organizzative degli enti più piccoli. Credo inoltre che le risorse sottratte alla criminalità potrebbero essere destinate ai Comuni in termini di restituzione civica e di compensazione per i danni subiti, oltre a quanto viene già fatto con l’assegnazione dei beni confiscati per finalità sociali.



A tal proposito vanno rimarcate le difficoltà dei Comuni nella gestione di questi beni. Molti restano inutilizzati o vengono vandalizzati, trasmettendo un messaggio opposto alle intenzioni. Si potrebbe valutare, con le dovute cautele, la possibilità di alienarne una parte per destinarla a investimenti nella sfera della compartecipazione pubblico-privato.

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