Avvenire di Calabria

Teologia e dialogo interreligioso, nuova pubblicazione di Luigi Territo: all’ombra dell’Unico si rigenera il dialogo

Il volume propone una riflessione comparata tra trinitarismo cristiano e tawhid islamico, alla ricerca di un contatto

di Davide Imeneo

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Nel cuore del dialogo tra Cristianesimo e Islam, il professor Territo della Pontificia Facoltà di Napoli indaga il mistero dell’unicità divina come terreno fertile per una rinnovata fratellanza spirituale tra credenti

Viviamo un’epoca in cui i rapporti tra fedi religiose sono spesso oggetto di strumentalizzazioni e il dialogo teologico tra Cristianesimo e Islam assume una rilevanza profonda, tanto intellettuale quanto spirituale. È in questo orizzonte che si colloca il lavoro del professor Territo, autore del volume «Ermeneutiche dell’Unico. Reciproche interpellanze tra monoteismo cristiano e tawhid islamico». Lo abbiamo raggiunto per conoscere da vicino le prospettive che si aprono per una rinnovata intelligenza della fede e per una vera fratellanza spirituale tra cristiani e musulmani.



Professor Territo, partiamo dal titolo del suo libro: “Ermeneutiche dell’unico, Reciproche interpellanze tra monoteismo cristiano e tawhid islamico”. Cosa l’ha spinta a mettere al centro della sua riflessione l’unicità di Dio e il dialogo tra Cristianesimo e Islam? Il dialogo islamocristiano è sempre di più avvertito come una necessità imprescindibile del nostro tempo e del nostro essere Chiesa. Come credenti monoteisti, nella differenza delle nostre prospettive di fede, cristiani e musulmani abbiamo una missione comune: testimoniare il primato dell’Unico in un mondo ancora sedotto dall’idolatria e dal potere. Il riconoscimento dell’unicità di Dio è un principio di liberazione e di emancipazione, è il fondamento di quella “fratellanza umana” tanto invocata da papa Francesco.

Nel suo testo lei parla dell’importanza di una “teologia comparata” per comprendere in modo più profondo la dimensione monoteista in entrambe le tradizioni. Può spiegarci in che modo questa prospettiva comparata arricchisce la comprensione del mistero di Dio?

Il volume che ho pubblicato è dedicato ad uno dei temi più controversi del dialogo teologico cristiano-islamico: la comprensione dell’unicità di Dio nell’islam e nel cristianesimo e le reciproche interpellanze tra questi due “modi” di intendere la fede monoteista. Uno studio dedicato all’ermeneutica teologica dei due monoteismi rappresenta un campo di indagine privilegiato per una corretta comprensione dell’immagine del Dio cristiano e islamico, una conoscenza che superi i pregiudizi radicati nella secolare tradizione controversistica medievale e la rigida autoreferenzialità delle ragioni filosofico-teologiche di ambedue le tradizioni religiose.

In una prospettiva dialogica, rispettosa della ricchezza spirituale dell’islam, l’intento principale di questa ricerca è quello di studiare non solo la dimensione radicalmente monoteista del trinitarismo cristiano, ma osservare come la fede trinitaria possa dirsi e comprendersi a partire da uno sguardo islamico, mostrando le ragioni della sua credibilità, le fonti della sua “singolarità” e la ricchezza della sua ermeneutica teologica e spirituale.

Professor Territo lei sottolinea che il monoteismo cristiano, in particolare quello trinitario, non è necessariamente paradossale se messo a confronto con il monoteismo coranico. Quali sono, secondo lei, i punti di maggiore continuità e quelli di maggiore sfida tra queste due visioni di Dio?

La teologia cristiana, positivamente sollecitata dal monoteismo assoluto predicato nel Corano, può trovare una possibilità di intelligibilità della fede finalizzata a comprendere se, e in che senso, il monoteismo sia veramente compatibile con il modo cristiano di comprendere e di incontrare Dio. Allo stesso modo, il monoteismo coranico, interpellato in chiave teologica e misticoesperienziale dal mistero trinitario, può trovare un valido antidoto contro i rischi di una concezione chiusa, monistica e razionale del proprio modo di concepire l’unicità di Dio, insieme alla possibilità di una comprensione storica e soteriologica della rivelazione trinitaria.

Questo modo di leggere le reciproche interpellanze teologiche tra i due modi di concepire l’unicità di Dio apre ad un’implicita comprensione della specificità del monoteismo trinitario, in quanto esso non è solo un monoteismo esclusivo, nel senso che afferma l’unicità di Dio (come si può intendere il monoteismo giudaico e islamico), ma è soprattutto partecipativo, ovvero aperto all’inclusione per grazia nella vita stessa di Dio, luogo della nostra reale comunione con Dio e nel nostro intelligere cristiano.

Come ritiene che la ricchezza spirituale dell’Islam, in particolare la dimensione del tawhid, possa sollecitare una nuova intelligenza del monoteismo cristiano?

Sinteticamente direi che la fede nell’unicità di Dio dell’islam richiama positivamente il monoteismo cristiano ad una più chiara comprensione del suo essere radicalmente monoteista e profondamente trinitaria, interpellando l’intelligenza cristiana in ordine: a) al monoteismo di Gesù vs il latente “triteismo” cristiano, b) una doverosa riserva apofatica relativa al mistero trinitario, c) la tentazione idolatrica del monoteismo metafisico, ovvero il rischio di equiparare Dio ad un Ens Supremum, perfettissimo ed onnipotente, ma erroneamente ingabbiato nell’ordine dell’Ens (cf. H. Corbin). Tale critica richiama la fede monoteistica a vigilare sul pericolo di una cristologia senza trascendenza, una reductio che assorbe il divino nell’umano, rendendo Dio oggetto del divenire storico e non più l’Onnipotente Soggetto dell’essere e del divenire.


PER APPROFONDIRE: Istituto diocesano Lanza, crisi ecologica e demografica al centro


Spesso i dibattiti interreligiosi si fermano su questioni polemiche o di attualità politica. In che modo l’approccio teologico può aiutare a superare le barriere ideologiche e a entrare nel cuore della fede dell’altro?

Un approccio teologico-comparato al dialogo interreligioso può esplicitare non solo la comprensione della fede trinitaria in dialogo con le omologie e le differenti concezioni teologiche di un monoteismo assoluto ed esclusivo (come nel caso dell’islam), ma può riflettere sulle conseguenze che tale “modo” di intendere l’unicità ha sulla visione dell’uomo e del creato, sulla relazione tra immutabilità e prossimità di Dio, sulla possibilità di un intervento salvifico di Dio nella storia. Tutti questi temi, e molti altri, hanno difatti un legame imprescindibile con la “natura” di questa unicità, con la “peculiarità” teologica delle rispettive concezioni monoteistiche. In questo “spazio” di confronto e di conoscenza, cristiani e musulmani si ritrovano ad interrogarsi non solo su Dio, ma sull’uomo e sul suo desidero infinito di “totalità”, adoratori e pellegrini, in viaggio, all’ombra dell’Unico.

Articoli Correlati