Avvenire di Calabria

L'inedito percorso espositivo è visitabile presso il Castello aragonese della città calabrese dello Stretto

Reggio Calabria e il tempo fermatosi alle 5:20 del 28 dicembre 1908, una mostra lo racconta

Per la prima volta sono stati esposti oggetti, monili e gioielli. Per oltre settant'anni custoditi a Roma, presso la Banca d'Italia

di Redazione Web

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Al Castello Aragonese di Reggio Calabria, per la prima volta, va in scena il volto inedito della città emerso nel tragico sisma del 28 dicembre 1908.

Il terremoto del 1908, un volto inedito di Reggio Calabria

È stata inaugurata sabato la mostra "Millenovecentootto". Un percorso espositivo inedito di reperti storici rinvenuti dopo il violento terremo che colpì, radendola al suolo, Reggio Calabria oltre un secolo fa.

Un vero e proprio viaggio nel passato, una sorta di macchina di un tempo che si è fermato esattamente alle 5:20 di quel freddo mattino del 28 dicembre 1908, quando la terra - improvvisamente - cominciò a tremare per appena 37 secondi con tutto il carico di sangue e dolore che ne seguì.



L'Amministrazione comunale di Reggio Calabria è da poco rientrata in possesso della collezione di oggetti preziosi riemersi dalle macerie del sisma. Per oltre 70 anni sono rimasti custoditi a Roma, presso la Banca d'Italia.

Per la prima volta viene esposta al pubblico, proprio al Castello aragonese. L’expo, promossa dal settore Cultura e Turismo del Comune, nell'ambito del programma Pon React-Eu, è stata curata dall'Accademia di Belle Arti e sostenuta dalla Banca d’Italia attraverso il trasferimento, avvenuto lo scorso anno, dei beni recuperati dalle macerie del terribile evento che distrusse la città di Reggio.

In mostra oggetti, monili, utensili, gioielli...tutti appartenenti ad un'epoca storica che non c'è più e che rimanda, allo stesso tempo, alle tradizioni e alle usanze dell’epoca di una comunità fortemente attraversata dal dolore.

La possibilità di rivivere le emozioni di quel drammatico istante

«La mostra racconta, attraverso gli oggetti esposti, quanto successo alla nostra gente in quel drammatico 28 dicembre, ma non soltanto per farne memoria», ha commentato il sindaco Falcomatà a margine dell'inaugurazione.

«Spero, infatti, possa essere frequentata, vista e vissuta soprattutto dai ragazzi e dalle ragazze della nostra città che - ha aggiunto - non sentono più parlare del terremoto del 1908. Perché non è solo una mostra statica, ma uno spazio dinamico con una sala dove poter rivivere le emozioni di quella tragedia. Poi ci sono gli oggetti della nostra quotidianità, ovvero tutto quanto è stato tragicamente interrotto da quella catastrofe, vite spezzate ed una quotidianità distrutta».

Il tema della prevenzione sismica, monito e invito alle istituzioni

La mostra si propone anche come monito e invito per le istituzioni ad adoperarsi per un maggiore impegno sul fronte della prevenzione sismica. Lo ha sottolineato ancora il sindaco Falcomatà: «Noi viviamo in un territorio, ancora oggi, a forte rischio dissesto idrogeologico per colpa di politiche fallimentari e violenze continue perpetrate ai danni del nostro paesaggio e del nostro bellissimo ecosistema».


PER APPROFONDIRE: Terremoto 28 dicembre 1908, il contributo di papa Pio X per la ricostruzione


Da qui l'auspicio che questa mostra «funga da monito affinché ognuno, nel proprio ruolo, lavori per preservare dal pericolo di questo evento di ritorno come lo è stato, purtroppo, il terremoto del 1908».

«Il Comune abbia voluto dare un taglio diverso a questa esposizione museale, valorizzando i reperti riemersi dalle macerie del sisma e finora custoditi a Roma dalla Banca d’Italia, di cui l’amministrazione comunale è ritornata in possesso soltanto lo scorso anno dopo un lungo iter burocratico che ha visto impegnati i Ministeri di Economia e Finanze e Cultura», ha spiegato l'assessore alla cultura, Irene Calabrò.

Il passato che incontra il presente con uno sguardo proiettato al futuro

«È una mostra che è un racconto - ha proseguito - per mettere in evidenza gli oggetti di quel tempo, un expo che recupera le tradizioni e le usanze dell’epoca di una comunità, la nostra, vittima di quel doloroso evento. Allo stesso tempo, però, ne segna una nuova lettura che guarda al futuro e alla speranza. Molti oggetti esposti accendono non soltanto un ricordo, ma anche un’ispirazione futura».

«Il punto da tenere in considerazione e che avrà massimo rilievo - ha concluso Calabrò - è quello del tempo, quello trascorso e segnato dagli orologi visibili nella torre sud. Un tempo che si è fermato, ma che con la carica che ciascuno di noi potrà dare all’ingranaggio del presente durerà e rianimerà, sicuramente, il nostro futuro».

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