Avvenire di Calabria

È calato il sipario sul progetto promosso, quale capofila, dalla parrocchia di Santa Maria Cattolica dei Greci di Reggio Calabria

“Tra le case”, un anno di vite cambiate e sguardi incrociati

L'aula magna dell'Università Dante Alighieri ha ospitato l'evento conclusivo. I giovani coinvolti hanno stilato il bilancio dell'attività che li ha visti protagonisti

di Redazione Web

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Cala il sipario sul progetto "Tra le case" promosso dalla parrocchia Santa Maria Cattolica dei Greci e da altre realtà associative e istituzionali di Reggio Calabria e non solo. L'evento conclusivo ospitato presso l'Università "Dante Alighieri": fatto il punto di un anno ricco di attività e iniziative.

Reggio Calabria, il sipario sul progetto "Tra le case"

Un’aula magna gremita di giovani quella dell’Università “Dante Alighieri”, di Reggio Calabria. Questo è il primo grande colpo d’occhio. Alcuni distratti, altri ai margini della soglia. Un piccolo esercito di futuro che restituisce alla nostra città una speranza certa: coltivare il bene è lo strumento principe per non tradire i piccoli.


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Anche questo è stato il progetto “tra le case” che la Parrocchia Santa Maria Cattolica dei Greci di Reggio Calabria, in ATS con il Convitto “T. Campanella”, il gruppo Agesci X; l’Associazione “A. Sereni” di Radda in Chianti, ha portato avanti insieme ai partner: tre parrocchie del Chianti, l’Università Mediterranea, l’Università “Dante Alighieri”, il comune di Reggio Calabria, la Città Metropolitana, il comune di Santo Stefano d’Aspromonte, il comune di Radda in Chianti. Tanti, quindi, le forze coinvolte: amministrazioni pubbliche, enti ecclesiali, scuole, università, enti del terzo settore e del volontariato.

Tante realtà messe insieme: esempio di «comunità educante»

«È stato già questo un primo risultato, mettere insieme tante realtà per ragionare sulla necessità di diventare comunità educante». Così ha esordito don Valerio Chiovaro, ancora per poco parroco della Cattolica dei Greci.

Un anno di attività descritto in numeri da Antonino Spanò, coordinatore macroarea volontariato: sei laboratori, tre sportelli di volontariato, sei esperienze residenziali, 2162 ore di accompagnamento, 594 persone iscritte, molte delle quali hanno partecipato a più di una attività; una cinquantina tra educatori, tutor e volontari.

Un’interlocuzione continua con il Dipartimento per le politiche della famiglia, che ha finanziato il progetto a seguito di una selezione nazionale. Una mole impressionante di carte (rendicontazioni, fatture, preventivi, programmazioni, output, ecc.) problemi e soluzioni. Tutto curato da Annamaria Polimeni, coordinatrice macroarea casa; da Sebastiano Baviera e da Francesco Fortugno, l’anima amministrativa del progetto.

Il gruppo di lavoro del progetto "Tra le case" - una cinquantina tra educatori tutor e volontari, organizzati da tre coordinatori - però non ha mai smarrito il vero senso del progetto: educare. Educare alla gestione delle emozioni, far maturare un atteggiamento resiliente, restituire il senso della relazione, saper imbastire dialoghi intergenerazionali, saper creare, accompagnare e custodire la comunità, perché la comunità sia educante.

Così, giorno dono giorno, la casa della comunità - le opere parrocchiali della Cattolica dei Greci - si sono ripulite, restaurate, abbellite, ma soprattutto vissute. Proprio così, vissute da un piccolo esercito di futuro che lì ha lavorato, studiato, giocato, servito.

Un anno "Tra le case" nel racconto dei giovani

Tante le persone presenti in aula: il Rettore della Università “D. Alighieri”, il Professor Antonino Zumbo; il rettore della Università Mediterranea, il Prof Giuseppe Zimbalatti; il sindaco di Santo Stefano, il dottor Francesco Malara, la dirigente scolastica del Convitto “T. Campanella”, prof. Francesca Arena; la neosenatrice Tilde Minasi, sempre sensibile ad iniziative educative. Tanti anche gli adulti, molti della comunità parrocchiale, ma soprattutto i giovani che, anche attraverso le loro testimonianze hanno saputo raccontare quanto questo progetto ha lasciato nella loro vita.


PER APPROFONDIRE: Il progetto “Tra le case” sbarca in Toscana: la testimonianza dei ragazzi


E a loro che, infine, don Valerio ha rivolto il suo saluto, ribadendo che libertà, verità e carità sono i cardini su cui poggiare una vita che vuole e può collaborare al bene del mondo. Ne vale la pena!

La testimonianza di Simone, educatore del progetto "Tra le case"

Tanti sono stati i giovani incontrati, e tanti gli educatori coinvolti nel progetto “Tra le case” cha ha avuto come capofila la parrocchia di Santa Maria della Cattolica dei Greci di Reggio Calabria. Diamo spazio, con questo articolo, alla voce di uno tra questi: Simone Labate, educatore del laboratorio di manutenzione continua e di alcune attività residenziali, giovane laureato che ha dato tempo, cuore e ascolto ai giovani incontrati.

Simone, “Tra le case”… E’ stato primo amore?

In quest’ultimo anno la mia vita è cambiata significativamente, resa piena in gran parte dal progetto Tra le Case, una bellissima iniziativa che mi ha coinvolto nel ruolo di educatore di ragazzi tra gli 11 e i 17 anni. Ho fin da subito sposato la missione e svolto il ruolo di educatore con tanta dedizione e coinvolgimento. All’inizio del percorso, non conoscendo i ragazzi, ho riscontrato qualche difficoltà, ma dandomi del tempo e spinto dalla forte passione che mi caratterizza, ho profondamente compreso l’essenza del ruolo dell’educatore.

Cosa ti ha permesso di entrare a pieno nella missione?

Il punto di partenza, che mi ha permesso di entrare a pieno nella missione, è stata la volontà di condurre fuori da ogni ragazzo la sua vera identità, affinché potesse riuscire a conoscersi, accettarsi e amarsi, così da sperimentare una nuova serenità. Ricordo molto vivamente il momento in cui mi è stato proposto di prender parte al progetto, e il mio è stato un sì immediato senza troppe riflessioni, perché ho sentito fin da subito di trovarmi al posto giusto e nel momento giusto per poter contribuire al futuro della città in cui vivo e a cui tengo tantissimo.

Cosa ti ha aiutato, nonostante fatica e pandemia, a non perdere il ritmo?

È stato un anno pieno di incontri significativi, fra tutti i ragazzi, i volontari e gli altri educatori che hanno arricchito vicendevolmente le vite di ciascuno. Dentro ad ogni ragazzo c’è un mondo, completamente diverso dal mio, pieno di vita, di storie da raccontare, di fragilità, ma anche di tanta forza derivata da grandi sofferenze. Per me non è stato complicato appassionarmi, perché facilitato dal meravigliarsi continuo delle persone in cui mi sono imbattuto, cercando insieme il modo migliore per sviluppare le potenzialità di ciascuno.

C’è un segreto nell’arte dell’educare?

Le fondamenta del mio rapporto con i ragazzi sono molto semplici: voler loro del bene e volerlo al di sopra di ogni cosa, senza nessuna aspettativa o tornaconto, vivere un rapporto sciolto da ogni dipendenza e viverlo nella semplicità di due “fratelli” che si vogliono bene e che non hanno paura di dirsi quello che pensano. Questo tipo di rapporto mi ha permesso nel tempo di rivelare la parte migliore di me e dare il massimo, prima nel mio ruolo e poi nella mia vita. La distanza di età che intercorre tra noi educatori e i ragazzi è di circa cinque o sei anni, e questo ha fatto in modo che la nostra posizione fosse in un perfetto equilibrio per poter rappresentare per loro un esempio da seguire e donare qualche consiglio accolto dalla fiducia riposta.

Quali i risultati?

La soddisfazione più arricchente è stata quella di accorgersi della crescita dei ragazzi durante tutto il percorso, abbracciarli ogni settimana sorridenti e felici di fare di “Tra le case” la loro quotidianità, e grazie ad essa riuscire a prendere forti decisioni per migliorare la loro vita, a partire dalle cose più semplici. I ragazzi hanno appreso il concetto del prendersi cura, per esempio attraverso il laboratorio di manutenzione continua, prima di un luogo che era a loro sconosciuto, e che col tempo hanno iniziato a chiamare “seconda casa”, e successivamente delle loro relazioni: dalle piccole cose se ne imparano di grandi.

Reggio Calabria, Simone insieme agli altri educatori di Tra le case e don Valerio Chiovaro
Reggio Calabria, Simone insieme agli altri educatori di Tra le case e don Valerio Chiovaro

Credo fortemente che la forma nella quale è stato pensato e messo in pratica il percorso svolto sia stata vincente, perché dando un’occasione continua due giorni la settimana, i ragazzi non si sono mai sentiti soli e hanno sempre visto queste occasioni utili per la loro crescita a 360 gradi, a completamento delle conoscenze che la scuola fornisce loro. È stato per me un onore aver preso parte a questo percorso, mi sono divertito tantissimo e ho visto tante vite cambiare in meglio, a partire dalla mia, e tante delle relazioni create saranno sempre vive al di là del progetto.  Non posso che ringraziare chi ha pensato e fatto sì che tutto questo diventasse reale, perché ha contribuito concretamente al bene dei giovani della nostra città e gli effetti li vedremo sicuramente in un futuro non lontano.

"Tra le case", la parola ai ragazzi che hanno partecipato all'esperienza

Arrivati al traguardo mettiamo in riga delle risposte dei questionari sottoposti ad alcuni partecipanti. Si tratta di Anna Leone, Samuela Ricciardi Trimboli, Alessandro Michael Tripodo, alunni del Convitto “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria, partner del progetto "Tra le case". Di seguito le loro risposte.

È passato un anno dall'inizio del progetto tra le case. Dove lo hai incontrato? Come ti ha trovato (che eri)? e come ti ha lasciato (chi sei diventato/a)?

Questo progetto ci è stato proposto dalla Prof.ssa Crucitti la quale, insieme a Don Valerio ci ha convinti a prenderne parte. Prima di aderire al progetto eravamo sicuramente diversi e quest’esperienza, senza dubbio, ci ha fatto crescere tanto in pochissimo tempo.

Tra le case Reggio Calabria
Alcuni giovani partecipanti al progetto "Tra le case"

Ci ha resi più consapevoli di ciò che ci circonda e ci ha insegnato a riflettere maggiormente sulle nostre azioni e sulle conseguenze che ne comportano.

Tre parole che ti hanno segnato in questo anno di attività.

Riflessione, Amicizia, Condivisione.

Cosa rappresentano per te le relazioni che hai creato durante il progetto “Tra le case”?

Durante questo percorso abbiamo instaurato nuove relazioni grazie soprattutto a molte delle attività proposte dagli educatori che ci hanno permesso di confrontarci e di conoscerci in modo più profondo, dandoci l’opportunità di aprirci e di raccontarci agli altri. Senza dubbio queste conoscenze rappresentano per noi degli arricchimenti dal punto di vista personale, poiché abbiamo condiviso tanti momenti che ricorderemo con gioia e affetto.

Educatori e volontari ti hanno accompagnato in questo percorso ricco e articolato. Cosa vuoi dire loro?

Gli educatori sono stati una figura essenziale durante questo percorso. Abbiamo avuto la fortuna di essere stati guidati e accompagnati da persone che amano ciò che fanno e che lo trasmettono in modo spontaneo e vero, con i quali abbiamo lavorato in sinergia, apprendendo gli uni dagli altri. Ci sono sempre stati accanto rendendo questa esperienza ancora più significativa e per questo li ringraziamo.

Suggerimenti per l'anno che viene... Come continuare?

Ci auguriamo di passare un anno ancora più bello, costruendo momenti significativi e felici.

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