Avvenire di Calabria

La procura di Catanzaro e la polizia di stato hanno smantellato un'organizzazione transnazionale dedito al traffico di migranti dalla Turchia

Tratta, Gratteri “ricostruisce” le rotte della disperazione

In tutto 29 le persone arrestate. Il procuratore capo: «Ogni step del viaggio va pagato, il tariffario arriva fino a 15 mila euro a persona»

di Redazione Web

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Tra i 7 e i 15 mila euro, tanto costa un "viaggio della speranza" lungo la rotta balcanica. È quanto emerge dall'operazione coordinata dal procuratore della repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri che ha fatto luce su un'organizzazione internazionale dedita alla tratta di esseri umani, con basi logistiche anche in Italia.

Da Grecia o Turchia fino alle coste calabresi e pugliesi per poi proseguire, in camion, treno o su taxi fino ai confini italiani per raggiungere il nord Europa. Era il viaggio per i migranti provenienti dal medio oriente e dall'Asia organizzato, con tanto di tariffario che variava dai 7.000 ai 15.000 euro, dall'organizzazione transnazionale dedita alla tratta di esseri umani, smantellata oggi da un'operazione della Polizia coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, con 29 soggetti stranieri arrestati.


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L'operazione della Polizia ha visto impegnati agenti del Servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine e della Squadra mobile di Crotone, in collaborazione con le Squadre mobili di Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Lecce, Milano, Torino e Trieste, e la partecipazione di personale dell'Agenzia Europol e della Divisione Interpol, attraverso i collaterali organismi esteri interessati.

Dai Balcani all'Italia, tutte le cellule dell'organizzazione

Le 29 persone arrestate, secondo l'accusa, farebbero parte di una associazione transnazionale dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed al riciclaggio del denaro provento dell'attività illecita. Un'organizzazione articolata in cellule presenti in Italia ed all'estero (Turchia e Grecia), i cui appartenenti - a detta degli inquirenti - «pur con compiti differenti, avevano un obiettivo unico, quello di far giungere i migranti in Italia sfruttando la rotta marittima del mediterraneo orientale, a bordo di velieri, con partenza da Turchia e Grecia».

Le indagini sono iniziate nel nel 2018 con il concorso in mare del personale della Sezione navale della Guardia di finanza di Crotone, sulla base degli elementi raccolti in anni di sbarchi sulla costa crotonese con barche a vela condotte da cittadini ucraini o dell'area dell'ex Unione Sovietica. Il gruppo criminale era composto da cittadini provenienti dall'area medio-orientale, prevalentemente di origine curdo-irachena.

Sulle rotte della disperazione, ecco l'odissea dei migranti

Il viaggio dei migranti aveva inizio nel quartiere turco di Aksaray, dove chi intendeva partire prendeva contatti con i sodali della cellula turca che fornivano le informazioni sull'organizzazione e sull'importo da corrispondere, con il sistema hawala basato su una vasta rete di mediatori. Raggiunto l'accordo e versata la prima parte, i migranti venivano portati alla frontiera turco-ellenica, generalmente a Salonicco.

Dalla Turchia all'Italia, la rotta della tratta

Qui venivano presi in carico dalla cellula greca e corrispondevano la seconda parte del compenso. Il viaggio proseguiva per Atene e poi a Patrasso. Poi l'imbarco su barche a vela in grado di eludere i controlli in mare delle forze di polizia. In altri casi le imbarcazioni partivano dalle coste turche, in particolare da Smirne, verso località del sud concordate preventivamente dalle cellule turche e italiane.

L'ulteriore "ticket" per raggiungere il Nord Europa

Diversi gli sbarchi fantasma, dove in alcuni casi non sono stati rinvenuti né l'imbarcazione né i migranti. Giunti in prossimità delle coste italiane, i migranti prendevano contatti con i sodali delle cellule italiane che li favorivano, dietro compenso di circa 500-600 euro, nel farli giungere a Milano o Torino, per poi recarsi a Trieste o Ventimiglia in base alla città del Nord Europa da raggiungere.

Il confine italiano veniva superato a bordo di camion, treni o taxi, in relazione alle disponibilità economiche dei migranti. Senza conferma dell'avvenuto pagamento, i migranti rimanevano bloccati e invitati a contattare i propri parenti nelle terre d'origine per regolarizzare le proprie posizioni. Il denaro ottenuto veniva versato in una cassa comune gestita da alcuni soggetti residenti a Trieste per il riciclaggio. Infatti sono state riscontrate transazioni sospette utilizzando money transfer, dove prestanomi trasferivano denaro all'estero per importi non superiori a 999 euro settimanali.

Una prima volta, gli inquirenti documentano la tratta di esseri umani verso la Calabria

Un'indagine di «Serie A», così l'ha definita Nicola Gratteri, procuratore della repubblica di Catanzaro. Il magistrato che ha coordinato l'attività d'indagine, nel corso della conferenza stampa, ha sottolineato come «per la prima volta, sul piano investigativo, sia stato documentato l'arrivo dei migranti davanti alle coste della Calabria per poi andare in Europa».

L'indagine, ha spiegato ancora Gratteri, «è stata eseguita con sacrificio e pazienza da parte della Squadra mobile di Crotone, direttamente collegata alle strutture centrali di Sco e Dac». Nei dettagli, ha aggiunto, «è stato ricostruito il lungo percorso di questi disperati che scappano dalla guerra». Attraversano la Turchia e lì, ha aggiunto Gratteri, «iniziano a trovare i primi "organizzatori di viaggi" che li mandano in Grecia». 


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Da Salonicco, quindi, «affittano dei velieri con cui arrivano sulle coste italiane». Il tour, però, non finisce sulle coste - prevalentemente calabresi - del nostro Paese. «Qui ad attenderli - dice il procuratore di Catanzaro - c’è un’altra organizzazione che li fa arrivare in taxi o treno a Milano, Trento o Ventimiglia, a seconda dello stato europeo scelto dai migranti. Ogni step di questo viaggio bisogna pagarlo all’organizzazione i cui fautori sono collegati tutti in Rete».

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