di Maurizio Marzolla* - Occorre uno stato d’animo “disponibile” per avvicinarsi al mare ed alle sue meraviglie. Non è un approccio da uomini straordinari, quello necessario per “sentirlo” il mare. Una delle emozioni più belle è il tuo ritmo cardiaco che rallenta, un’emozione ancestrale, potente, sovrastante. Mentre il ritmo cardiaco rallenta senti il respiro, impari a riconoscere ogni parte del tuo corpo; la reazione alla fatica, il governo della mente. Laggiù è un mondo fantastico, sconosciuto ai più, dolce e terribile. Nello Stretto, queste emozioni si amplificano, è un luogo del mito, quello di “Scilla e Cariddi”. Scilla, il presidio nord, che controllava l’accesso allo Stretto.
Cannitello, il luogo di ritrovamento della “Testa del Filosofo”. Le acque “fredde” di Villa San Giovanni, Catona e Gallico. Reggio e i suoi relitti del tempo della Magna Grecia, da Cala Junco a Calamizzi, i fondali “segnati” dalla storia. Quindi San Gregorio, Pellaro, Bocale, fino ad arrivare a Capo d’Armi, l’estremità sud, dello Stretto. La prima emozione, se sei sincero con te stesso, è quella che ti vede preoccupato nell’affrontare le correnti. Lo Stretto, per quattro volte al giorno, vede alternarsi due correnti: la “montante” e la “scendente”. La montante è fredda, arriva dai quattromila metri del Golfo della Sirte, la scendente è più dolce, meno fredda, ma terribile, per i subacquei, nella zona di Cannitello.
La “montante” fa dispetto nella zona nord, versante siciliano, in uscita dallo Stretto ma è “pericolosa” anche a Scilla. Racconto queste “storie” per far capire una necessità, a mare si va se lo si conosce e lo si rispetta. Se lo fai, cosa ti capita di vivere? I fondali blu della “Costa Viola”, un luogo magico che alterna emozioni “da mare aperto” ai colori straordinari delle gorgonie gialle e rosse, animali, spesso scambiati per piante, che aprono i loro polipi per nutrirsi col il Plancton, trasportato dalla corrente. Via, via che vai verso Sud tutto sembra diventare più arido. Al Sud, la storia ce lo insegna, la vita è più dura.
Il fondale è arido, solo sabbia, la corrente diventa indisciplinata: la conosci “montante” e “scendente” ma non è sempre così. Mi è capitato di stare ad una certa profondità e di percepire, improvvisamente, un violento cambiamento, la scendente era diventata una corrente che ti spingeva verso il fondo, non verso sud. Paura e domanda, come ne esco? Lì ringrazi la scuola e la ragione. A mare, nel nostro mare, non ci puoi andare “così”, deve essere una scelta consapevole e responsabile.
Compiuto il passo, avrai la grande fortuna,di conoscere un mondo nuovo; decisamente lontano dai richiami delle “terre di mezzo”. Un mondo nel quale, come diceva Jules Verne «il mare è tutto: non per nulla copre i sette decimi del globo. Ha un’aria pura e sana, è il deserto immenso dove l’uomo non è mai solo, perché sente la vita fremergli accanto. Il mare è il veicolo di un’esistenza soprannaturale e prodigiosa, è movimento ed amore, è l’infinito vivente».
*Associazione “ YCassiopea” Underwater Reporters – Scilla Diving Center