Avvenire di Calabria

Una dignità per il futuro

Criminalità e disoccupazione

Davide Imeneo

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La questione della sicurezza pubblica è centrale per la vita della Calabria. Per questo lo Stato investe i migliori uomini e mezzi nella terra dei Bronzi per garantire un contrasto efficace alla criminalità, organizzata e non.

Quanto accaduto nelle ultime settimane a Reggio Calabria, però, suona come un campanello di allarme: omicidi, intimidazioni e aggressioni. Sembra di ritornare negli anni 80, periodo di faide e guerriglie urbane, di sparatorie e omicidi compiuti in pieno giorno. Un ritorno al passato che deve essere subito arginato: vogliamo continuare a pensare al futuro della Calabria in termini positivi.

Tra i fatti di violenza che hanno destato più scalpore si annovera l’aggressione a don Giorgio Costantino, su cui ci soffermiamo a pagina 3. Dopo la paura e l’apprensione per la salute del sacerdote reggino – che nel giro di pochi giorni è tornato a parametri vitali rassicuranti, anche se ancora è ricoverato nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti della città dello Stretto – è il tempo delle riflessioni.

Qui ci interessa rilevare il fatto che gli autori del grave episodio sono tutti giovani. La questione giovanile si abbina – almeno in questo caso, ma non solo – a quella della sicurezza pubblica. C’è una scommessa educativa che lo Stato sta lentamente, ma inesorabilmente, perdendo: quella della formazione delle coscienze, ossia della formazione dei cittadini.

Sono molte le possibili letture sulla vicenda del pestaggio di don Giorgio. Ogni lettore maturerà un’opinione.

Un dato, però, non deve sfuggire: come mai molto spesso il tasso di criminalità è direttamente proporzionale al tasso di disoccupazione? Come mai gli atti criminali sono spesso compiuti da giovani che non hanno più o non hanno mai avuto una posizione lavorativa?

Anche la promozione e l’avviamento al mondo del lavoro è una sfida educativa. Chi la sta vincendo? Chi la sta attuando? Ieri papa Francesco, dallo stabilimento Ilva di Genova, ha collegato in modo efficace la problematica lavorativa a quella giovanile: «L’obiettivo vero da raggiungere non è un reddito per tutti, ma il lavoro per tutti, perché senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti: si può sopravvivere, ma per vivere occorre il lavoro, e la scelta è fra il sopravvivere o il vivere». Poi il grido d’allarme, soprattutto riguardo ai giovani: «Voi sapete la percentuale di giovani disoccupati dai 25 anni in giù che ci sono in Italia? Cercate le statistiche! Questa è un’ipoteca per il futuro, perché questi giovani crescono senza dignità, perché non hanno il lavoro che è quello che dà la dignità. Un assegno statale, mensile che ti faccia portare avanti la famiglia non risolve i problemi. Il problema va risolto col lavoro per tutti».

Il monito di papa Francesco è rivolto soprattutto al mondo della politica e dell’impresa. Spesso si pensa ai giovani come un “problema” da risolvere; si progetta molto per i giovani, ma non lo si fa insieme a loro. Si adottano misure e si prendono precauzioni, sgravi fiscali e crediti agevolati, ma...chi lavora con i giovani? Chi si siede accanto per aiutarli a costruire la strada della vita?

Da più parti si sente parlare dei «giovani che si perdono», ma – se si sono persi – sarà forse merito di chi li ha lasciati soli?

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