
Per la giornata del Jazz Francesco Cafiso e la Rhegium Orchestra
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C’è una risposta di prossimità nel territorio di Reggio Calabria che cammina sulle gambe della solidarietà, lontana da ogni forma di finanziamento pubblico da parte degli Enti locali e alimentata grazie al sostentamento del clero. Come il servizio “mensa di strada” dedicato ai tanti “invisibili” della città dello Stretto, nato dall’esperienza della mensa “Mantello di San Martino” della Caritas parrocchiale di Santa Maria della Candelora.
Un’iniziativa che si deve al gran cuore del parroco, don Luigi Cannizzo e degli oltre cento volontari («un vero esercito d’amore») che è riuscito a coinvolgere, insieme al sostegno di chi, pur non potendo operativamente scendere in strada, non fa mancare il proprio contributo. Il servizio è nato negli anni della pandemia, quando anche le mense parrocchiali sono state momentaneamente sospese a causa delle disposizioni anti-Covid.
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Grazie al gran cuore della comunità, in poco tempo, dal territorio della parrocchia si è esteso a tutto il centro storico, fino ai luoghi più nascosti della città, dove oltre alla povertà, regnano abbandono e solitudine. Nel raccontarci questa esperienza di prossimità, don Luigi preferisce definirla «più che preziosa, bella perché ricalca la bellezza di Dio che incontra la povertà degli uomini».
Questa esperienza, ancora la testimonianza del sacerdote, «nasce dell’esigenza dell’intera comunità, in particolare dalla Caritas parrocchiale, di fornire un servizio che fosse utile a quanti si trovassero in difficoltà, soprattutto in un periodo come quello segnato dal Covid in cui anche le distanze fisiche si sono accentuate. Un servizio che andasse oltre la consegna di pacchi dono o buste con generi alimentari». Inizialmente si era pensato ad un servizio che «coprisse al massimo due giorni alla settimana, come facevamo per il pranzo dei poveri servito nella mensa. Poi - prosegue don Cannizzo - abbiamo pensato che la carità del Vangelo non conosce confini e che bisogna dare tutto per i poveri, altrimenti niente ha senso». Superato anche il periodo della pandemia, il servizio prosegue.
«E oggi - racconta il sacerdote ecco qui, ancora a parlare di questa straordinaria esperienza. Ogni giorno una nostra squadra è in strada, mentre un’altra prepara cibo caldo e un pasto». L’esempio è il «servizio su strada della Caritas diocesana legato al nome di suor Speranza. È sulla strada che si incontra Gesù, povero e sofferente», ancora le parole di don Luigi.
«Tuttavia - aggiunge - non è importante solo portare un pasto caldo che riscalda lo stomaco. Ci vuole qualcosa che riscaldi il cuore delle persone che incontriamo: senzatetto e “invisibili” che vivono le strade di Reggio Calabria. Una persona non va a finire sulla strada solo per un motivo di indigenza. Finisce sulla strada perché dietro c’è una storia. Magari non ti sei riconciliato con il passato, con i tuoi familiari. Vivi un momento di disagio e quindi, insieme al pasto caldo, è fondamentale portare anche la nostra presenza e il nostro conforto, il nostro sorriso, una parola di speranza».
«Le offerte per i sacerdoti sono un pilastro fondamentale del sostentamento del clero, molto più di quello che si potrebbe immaginare limitandosi a guardare solamente i numeri». Entra subito nel vivo della questione Massimo Monzio Compagnoni, al quale da poco più di tre anni la Cei ha affidato la guida del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
Le cifre, nude e crude, potrebbero far nascere qualche dubbio. Nel 2022 per mantenere gli oltre 32.000 sacerdoti a servizio delle Chiese che sono in Italia sono stati necessari poco più di 500 milioni di euro, una somma che le offerte deducibili raccolte nell’anno (8 milioni e mezzo di euro) sono riuscite a coprire solamente per l’1,6%. Quasi il 70% di quel fabbisogno, invece, è stato soddisfatto dai fondi derivanti dall’8xmille.
Sarebbe un errore imperdonabile, soprattutto da un punto di vista pastorale. È vero che il nostro Servizio deve misurarsi con i numeri, saper leggere i segni dei tempi, valorizzare la comunicazione e far tesoro dei dati e delle ricerche. Ma la Chiesa non è un’azienda! È innanzitutto comunione di fratelli, è la famiglia dei figli di Dio. E come ogni famiglia che si rispetti deve saper condividere tutto: la fede, le motivazioni, le riflessioni… ma anche i conti e le necessità materiali.
Le offerte sono uno strumento importantissimo per alimentare la consapevolezza del reciproco affidamento in cui vivono i sacerdoti e le comunità ecclesiali, sia a livello parrocchiale che diocesano. I sacerdoti sono chiamati a spendersi interamente per le comunità loro affidate, e lo fanno ogni giorno in modo silenzioso e bellissimo. E quale è la nostra parte? Qual è il ruolo della comunità dei fedeli? La risposta più chiara e incisiva, secondo me, ce l’ha lasciata il Card. Nicora, uno dei padri fondatori del sistema di sostentamento, nato quasi 40 anni fa. Secondo lui siamo davvero corresponsabili quando la disponibilità a sentirci parte della vita della Chiesa arriva a tal punto che parlare di aspetti economici diventa normale.
PER APPROFONDIRE: Uniti nel dono, sostegno ai sacerdoti delle diocesi di tutta Italia
Esattamente. Questa disponibilità non è scontata, o acquisita una volta per tutte. Negli ultimi anni stiamo cercando di non limitare questa attenzione alla sola domenica della Giornata nazionale (quest’anno c’è stata il 17 settembre), ma di estenderla almeno ai due mesi e mezzo successivi, fino alla fine di novembre, il periodo in cui diffonderemo anche attraverso i mezzi di comunicazione l’annuale campagna di sensibilizzazione.
“L’obiettivo è che tutti coloro che si sentono parte viva della comunità si sentano coinvolti anche economicamente nel suo sostentamento. Ciascuno, ovviamente, per quanto può dare. È il gesto del fare un’offerta che è importante, perché testimonia la consapevolezza della propria corresponsabilità. Ed è verso questo obiettivo che chiediamo l’indispensabile contributo della rete di incaricati territoriali (parrocchiali e diocesani) con cui collaboriamo, realizzando anche progetti specifici come Uniti possiamo.
Di non avere paura di chiedere alla comunità. Non vuol dire essere inopportuni, ma piuttosto aiutarla a vivere con responsabilità il proprio ruolo da protagonista. Anche nel sostegno economico.
Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno a disposizione diverse modalità. Vale la pena, inoltre, ricordare che il contributo è libero e anche deducibile. Per chi vuole, infatti, queste Offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui.
Ma come donare? Lo si può fare attraverso carta di credito o Paypal, direttamente sul sito www.unitineldono.it oppure chiamando il numero verde 800 825 000.
Si può donare, inoltre, con un bonifico bancario sull’Iban IT 33 A 03069 03206 100000011384 a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, speficicando nella causale «Erogazioni liberali art. 46 L.222/85», ai fini della deducibilità.
Si può utilizzare anche il contro corrente postale numero 57803009 per effettuare il versamento presso un qualunque ufficio postale.
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