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Un libro che fa chiarezza sul falso storico riguardante le riprese cinematografiche di Leone XIII, il primo pontefice a rapportarsi con il cinema. Sono infatti statunitensi e non francesi le prime immagini di Papa Pecci. È quanto rivela la ricerca dello storico Gianluca della Maggiore, “Le vedute delle origini su Leone XIII. Vaticano, Biograph e Lumière” (Utet, 2023), presentata ieri in Filmoteca Vaticana. L’evento è stato promosso dalla Fondazione Memorie audiovisive del cattolicesimo (Mac), dal Dicastero per la Comunicazione con Utet e Centro di ricerca CAST – UniNettuno. Sono intervenuti all’incontro il prefetto Paolo Ruffini, il presidente della Fondazione Mac, mons. Dario E. Viganò, e lo storico Paolo Mieli.
“Un libro che consente di fare luce su una vicenda controversa”, ha dichiarato Ruffini, sottolineando l’importanza di valorizzare i reperti storici per
salvaguardare la cultura e tramandarla alle nuove generazioni. Tema che richiama le raccomandazioni di Papa Francesco rivolte proprio in un messaggio alla Fondazione Mac. È nella Filmoteca Vaticana, in occasione della sua istituzione nel 1959, che il breve filmato di papa Pecci nei Giardini venne attribuito ai fratelli Lumière. E da allora si è sempre ripetuto che l’autore di tali immagini fosse stato Vittorio Calcina, agente per l’Italia dei fratelli Lumière. Nessuno, invece, ha menzionato William Kennedy Laurie Dickson che nella realtà le realizzò nel 1898 per l’American Mutoscope and Biograph Company. Come ricostruisce Gianluca della Maggiore, nell’Archivio Apostolico Vaticano sono custoditi diversi documenti che lo confermano. A cominciare dalla nota manoscritta del maggiordomo del pontefice, il futuro cardinale Della Volpe, indirizzata al delegato apostolico a Washington.
Mons. Viganò ha rimarcato come sia “verosimile pensare che il raccordo con gli altri archivi vaticani avrebbe fin dall’inizio consentito alla Filmoteca Vaticana di trattare con maggiore accuratezza filologica il documento filmato su Leone XIII interrompendo immediatamente la catena di diffusione della versione attribuita a Calcina o, perlomeno, fornendo una sua contestualizzazione”. È “un giallo appassionante”, ha chiosato Paolo Mieli, aggiungendo: “Non vi è dubbio che quel filmato sia stato realizzato da Dickson, ma ha avuto una grande risonanza ed ha rappresentato un test clamoroso per la potenzialità del cinema”. Concludendo, ha commentato della Maggiore: “Mi auguro che questo lavoro possa stimolare l’avvio di molte altre ricerche”. L’autore ha infatti prefigurato diversi spunti sul tema Papa-cinema, tra cui il rapporto finora inesplorato fra Leone XIII e i fratelli Lumière.
Fonte: Agensir
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