Avvenire di Calabria

La vicenda di Giulia Cecchettin ha scosso l'opinione pubblica italiana riaprendo i riflettori sull'emergenza della violenza sulle donne

Violenza sulle donne, riflessioni e impegno in Calabria

Anche in Calabria ci sono delle realtà che quotidianamente si impegna al fianco delle donne che subiscono violenza

di Redazione Web

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La vicenda di Giulia Cecchettin ha scosso l'opinione pubblica italiana riaprendo i riflettori sull'emergenza della violenza sulle donne. Anche in Calabria ci sono delle realtà che quotidianamente si impegna al fianco delle donne che subiscono violenza.

L'impegno educativo necessario per sconfiggere la violenza sulle donne anche in Calabria

«Si parla tanto di parità di genere. Certamente tanto è stato fatto, ma ancora oggi nella nostra società, sui nostri territori è presente un gender gap importante poiché, purtroppo, le condizioni sociali, economiche e culturali di uomini e donne sono ancora lungi dal vedere raggiunta una situazione di parità. Dalle cronache quotidiane sappiamo che ai progressi culturali non sono seguiti i fatti: sono in crescita i femminicidi e le situazioni in cui le donne sono costrette a scappare per tutelare se stesse ed i loro figli da uomini maltrattanti, costrette a rinunce di vario tipo per una libertà che spesso si paga a caro prezzo incorrendo in diverse tipologie di vittimizzazione secondaria» a dichiararlo è Francesca Mallamaci, assistente sociale e responsabile del Centro Antiviolenza e della Casa Rifugio “Angela Morabito” per donne e minori vittime di violenza domestica e di genere a Reggio Calabria.


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Ben 3.382 accessi, 709 contatti e 272 donne con 462 minori assistiti presso il Cav, oltre a 216 contatti e l'accoglienza di 100 donne e 104 figli minori presso la casa rifugio. Attualmente, il centro sta assistendo 10 donne e 2 minori, mentre nella casa rifugio sono ospitate 4 donne e 7 minori. A questi numeri si aggiungono quelli dei due sportelli della provincia, aperti nel 2021 a Polistena (con 10 donne assistite) e nel 2022 ad Ardore Marina (con 5 donne assistite), che hanno ricevuto numerosi contatti in un'area precedentemente priva di tale servizio.

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I numeri in Calabria

Le donne che hanno contattato il Cav hanno una varietà di età, ma la fascia più comune è tra i 30 e i 40 anni. I tipi più frequenti di violenza sono quella all'interno delle famiglie (124 casi), assistita (107) e durante la gravidanza (68), mentre lo stalking è emerso in 7 situazioni. Le italiane costituiscono la maggioranza (585) rispetto alle immigrate (124). La casa rifugio, invece, ha visto una prevalenza di utenti più giovani, tra i 26 e i 30 anni, con violenza prevalentemente assistita e una proporzione simile di donne italiane e straniere.

«La fenomelogia della violenza di genere non solo non si placa, ma rappresenta una vera e propria “questione sociale”, sommersa, della quale non è faccile tracciare i contorni, dal momento che riguarda trasversalmente classi, famiglie, livelli di istruzione, età e generazioni ed è un grave problema di salute pubblica, di violazione di diritti umani. Il Centro Antiviolenza e la Casa Rifugio Angela Morabito dell’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio Calabria dal loro avvio nell’aprile 2013 ad oggi si sono posti accanto a tantissime donne e ai loro figli, affiancandoli e sostenendoli nei faticosi e dolorosi percorsi di fuoriuscita dalla violenza; storie dolorose, travagliate che hanno tutte avute un comune denominatore, ovvero la violenza psicologica, che può considerarsi come la forma più subdola di maltrattamento, pervasiva e distruttiva in quanto invisibile e silenziosa, che colpisce moltissime donne, spesso inconsapevoli di esserne vittime» ha aggiunto Mallamaci.


PER APPROFONDIRE: Violenza sulle donne, il programma delle iniziative a Reggio Calabria


L'impegno a scuola

In Calabria, la Regione sta lavorando da mesi un progetto sperimentale che prevede l'inserimento a scuola della figura dello psicologo scolastico che possa affiancare il personale docente e le famiglie nell'affrontare questioni complesse legate all'educazione, all'affettività dei ragazzi, supportando l'istituzione nella creazione di un ambiente in cui il rispetto reciproco sia un principio fondante nella promozione dello sviluppo della personalità dei ragazzi per prevenire e contrastare della violenza di genere e del femminicidio.



«Gli atteggiamenti, le convinzioni e i modelli comportamentali, come ben sappiamo, si forgiano molto presto nell’infanzia. Insegnare questi valori alle giovani generazioni nell’ambito dell’educazione formale e non formale può contribuire significativamente a rendere inaccettabile la violenza contro le donne. La centralità dell’educazione di genere nella prevenzione della violenza - ha concluso Mallamaci - è sottolineata anche dalla Convenzione del Consiglio d’Europa, tuttavia non sono stati ancora previsti e resi operativi dei significativi piani straordinari contro la violenza di genere, soprattutto in campo scolastico, che per ottenere dei risultati ed essere efficaci dovrebbero includere nei piani triennali dell’offerta formativa».

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