Avvenire di Calabria

«Da questo momento in poi non ci sono più scuse», queste le parole di Luciano Squillaci

Welfare, finalmente costituita la Consulta delle Autonomie Locali

Luciano Squillaci

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Ieri i Sindaci dei comuni capofila calabresi hanno finalmente costituito la Consulta delle Autonomie Locali, strumento previsto dalla L.R.23/03, che insieme alla Consulta del Terzo Settore, già costituita lo scorso 20 marzo, forma la Conferenza Permanente, strumento di partecipazione pensato per condividere le linee programmatiche sulle politiche sociali.

La mancata costituzione delle consulte, per intenderci, è l’elemento che ha indotto il TAR ad annullare la riforma del welfare, attesa per oltre 15 anni, e che avrebbe consentito seppure con ritardo l’applicazione della L.328 del 2000 e della stessa L.R.23 del 2003.

Da questo momento in poi non ci sono più scuse.

La Giunta regionale potrà convocare la Conferenza Permanente e sottoporgli, per un parere non vincolante, il regolamento di riforma che dovrà ridisegnare il welfare calabrese.

Un dispositivo normativo che garantirebbe finalmente un’adeguata programmazione dei servizi rivolti ai più deboli e fragili, anziani, persone con disabilità, minori, e porrebbe un primo importante tassello verso l’integrazione tra sociale e sanitario in Calabria, sino ad oggi mai realizzatasi.

Ma la riforma servirebbe prima di tutto a regolamentare un settore, quello dei servizi socio assistenziali, che da sempre naviga a vista in assenza totale di regole e norme che impongano requisiti minimi di qualità e professionali.

Non è un mistero, infatti, che l’intero settore dei servizi socio assistenziali per anziani, disabili, minori, si fonda in Calabria su un sistema regolamentare risalente al 1987 (la famosa legge regionale n.5), così come non è un mistero che i servizi sono distribuiti sul territorio a macchia di leopardo, con zone lasciate completamente prive di interventi sociali.

A seguito della sentenza del TAR che ha annullato il primo regolamento di riforma del 2017, la Giunta ha inteso comunque proseguire nel percorso, riproponendo il regolamento e ponendo in essere gli aggiustamenti ritenuti necessari per evitare ulteriori ricorsi.

Più volte però la data di nuova approvazione della riforma è slittata proprio per problemi burocratici e applicativi della farraginosa L.23/2003: dalla prima scadenza posta, dicembre 2018, si è arrivati sino ad aprile 2019, ultima data fissata e coincidente con la scadenza delle proroghe per i servizi socio assistenziali esistenti.

A ciò si aggiunga che la Terza Commissione Consiliare ha recentemente approvato all’unanimità una mozione che invita l’Assessorato a soprassedere per il momento sulla approvazione della riforma, prorogando i termini delle convenzioni con le strutture operanti sino al 31 dicembre 2019, in attesa di una mappatura del fabbisogno del settore.

Ciò significherebbe non solo la fine del percorso di riforma, ma anche la chiusura di tutti quei servizi che ancora oggi si indebitano portando avanti le attività con tariffe indecenti in attesa del riconoscimento dovuto e previsto dal nuovo regolamento.

Si tratta di centinaia di famiglie che resterebbero senza servizi e di operatori che sarebbero licenziati.

Peraltro la “mappatura del fabbisogno”, operazione senza dubbio necessaria per definire finalmente una programmazione regionale e poi di ambito, non ha nulla a che vedere con il “regolamento” di riforma, che detta invece le regole attuative della L.23 ed è propedeutico ad attivare una fase di programmazione! Bloccare il regolamento pertanto è operazione esattamente contraria agli intenti della Terza Commissione e comunque agli interessi dei cittadini più deboli.

Se la riforma non va in porto e le tariffe non vengono adeguate, tutti i servizi che ancora oggi sono fermi ad una regolamentazione del 1987, e sono la maggioranza, rischiano di chiudere non essendo più sostenibili i costi di gestione e personale.

Il rischio è che non si comprenda sino in fondo l’urgenza di approvare un regolamento capace di riportare regole certe in un settore abbandonato a sé stesso da oltre 20 anni, applicando un Legge dello Stato, la 328 del 2000, che nel resto d’Italia è storia, mentre in Calabria è ancora utopia.

Allora occorre fare chiarezza: la riforma non solo è necessaria, ma non può essere ulteriormente rinviata perché i servizi sono allo stremo.

A questo punto, costituite le Consulte, La Giunta Oliverio e l’Assessore Robbe devono andare avanti convocando senza tentennamenti la Conferenza Permanente al fine di sottoporre il regolamento per il parere e quindi procedere successivamente all’approvazione nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il prossimo mese.

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