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“Fino a poco tempo fa erano il luogo privilegiato di acquisti online e prenotazioni di vacanze o mezzi di trasporto. Oggi fungono sempre più da provider sociali e sono sempre più utilizzate anche per trovare medici, baby-sitter, psicologi, servizi sociali ed educativi”. In Italia sono 137 le piattaforme di welfare attive sul territorio nazionale: 59 operano nel settore salute, e di queste 32 sono specializzate in servizi psicologici; 10 nel settore di educazione e cura dell’infanzia; 10 nell’assistenza sociosanitaria; 58 sono multi-settoriali. Se guardiamo alla tipologia, 82 piattaforme nascono e operano in ambito strettamente digitale, 29 operano nel settore del welfare aziendale, fornendo servizi e fringe benefit ai lavoratori, e 26 digitalizzano i classici servizi di welfare a livello territoriale spesso erogati da enti locali e soggetti di terzo settore. A mappare il fenomeno, ponendo l’accento su questa importante peculiarità nazionale e settoriale, è “Weplat – Welfare systems in the age of platforms”, il progetto di ricerca finanziato da Fondazione Cariplo che ha l’Università Cattolica del Sacro Cuore come capofila di un partenariato composto da Università di Padova, l’agenzia di community design “Collaboriamo” e la rete di imprese sociali del Consorzio nazionale Cgm.
Secondo la professoressa Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica e principal investigator del progetto, “se a livello globale le piattaforme digitali come Uber, Airbnb, Amazon si presentano sempre più come un oligopolio dai caratteri ‘imperiali’, come ricorda il sociologo Vili Lehdonvirta nel suo fortunato saggio ‘Cloud Empires’, a livello nazionale e nello specifico campo del welfare assistiamo a un fenomeno in evoluzione, che assume caratteristiche ben diverse e ci obbliga a ripensare, almeno in parte, le nostre categorie interpretative dei comportamenti di consumo e dei modelli di lavoro”.
Le case histories approfondite da Weplat mostrano l’utilizzo di piattaforme digitali per trovare medici (Doctorium), baby-sitter (Babysits), psicologi (Unobravo), servizi educativi e sociali (WelfareX), sostegno familiare e alla genitorialità (Parentsmile) e, non da ultimo, partecipazione sociale e cittadinanza attiva (Merits).
Ulteriori informazioni sul progetto sul sito www.weplat.it e nell’ebook “Il welfare nell’era delle piattaforme”, che raccoglie i principali apprendimenti, oltre a delineare nuove piste di ricerca pubblicato da Percorsi di secondo welfare.
Fonte: Agensir