Avvenire di Calabria

Giuseppe e Antonella raccontano difficoltà e paure di un cammino che, però, spalanca le porte del cuore

Adozione, la condivisione aiuta a superare le fatiche

I genitori adottivi: «Non è mai un atto di magnanimità, ma genitorialità in senso pieno»

di Antonella e Giuseppe Marino

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Adozione a Reggio Calabria, Giuseppe e Antonella raccontano difficoltà e paure di un cammino che, però, spalanca le porte del cuore: «Non è mai un atto di magnanimità, ma genitorialità in senso pieno» affermano. Di seguito la loro testimonianza.

Adozione a Reggio Calabria, la testimonianza di Giuseppe e Antonella

Nasce dal desiderio profondo di amare ed essere amati, il progetto di generare e accogliere nell’amore una creatura di Dio che, per volontà umana e contingenze della vita, ha vissuto il trauma dell’abbandono. La gestazione di un figlio, che biologicamente ha una durata di 9 mesi, ha un percorso ben più lungo e articolato per la filiazione adottiva.


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Il desiderio adottivo si deve misurare con numerosi adempimenti e prove, spesso prive di sostanziale significato, che rischiano di scoraggiare i meno forti e tarpare le ali di questo desiderio. La nostra esperienza ci ha insegnato che il percorso adottivo non può essere affrontato in solitudine: il nascente nucleo familiare deve aprirsi al confronto e al sostegno con altre famiglie, scegliendo chiari punti di riferimento educativi (parrocchia, scuola, centri sportivi).

A Reggio Calabria abbiamo la fortuna di poter contare su un gruppo di famiglie adottive che, avendo come punto di riferimento il pregevole Servizio Minori del Comune, Settore Welfare, porta avanti una costante attività di formazione e condivisione dell’esperienza adottiva. Le interminabili e costose procedure adottive sono pienamente ripagate dalla ricchezza e dalla gioia infinita del “primo incontro”.

Lo sguardo curioso, profondo, carico di attesa e di bisogno d’amore tra il genitore adottivo e il figlio che il Signore gli ha messo tra le braccia, dipinge un quadro dentro il quale trova significato l’intera vita. È in quel momento che il genitore adottivo comprende sino in fondo, incarnandolo, il messaggio evangelico «la pietra che i costruttori hanno scartato, diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi».

Se il cammino preparatorio si presenta lungo e difficile, lo stesso può dirsi del percorso successivo all’inserimento in famiglia del bambino. La ferita dell’abbandono segna profondamente l’animo dell’uomo e soltanto un amore attento, paziente e forte, può, nel tempo, curare tale innaturale trauma e accompagnare una crescita equilibrata e serena del figlio adottivo. L’apprendimento della lingua, l’inserimento in casa, a scuola e nel contesto sociale, rappresentano tutti passaggi che il minore ha la forza e l’intelligenza di superare.

Il compito dei genitori sta nel bilanciare bene la tenerezza dell’amore con la fermezza delle regole. Infatti, l’errore più grave sarebbe quello di confondere la genitorialità adottiva con un atto di beneficenza o di magnanimità. L’adozione, infatti, è genitorialità pura se alimentata da un contesto di amore, attenzione e responsabilità. Il cammino in salita dell’adozione in alcuni momenti necessita di una grande dose di fiducia.


PER APPROFONDIRE: Affido, una scelta d’amore che «regala» futuro


È in questa, infatti, che trova nutrimento il sentimento di autostima che può rappresentare una cura importante per la ferita dell’abbandono. Così, passo dopo passo, ostacolo dopo ostacolo, tra gioie e delusioni, quel figlio che ti è stato affidato potrà arrivare in cima e avere la forza di conoscere e osservare con orgoglio e piena consapevolezza la sua storia per essere pienamente responsabile e custode del proprio futuro.

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