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Il gruppo scout AGESCI Reggio Calabria 15 celebra trent’anni di attività, un cammino di fede, servizio e comunità iniziato il 25 gennaio 1995. Un percorso che ha visto il coinvolgimento di centinaia di ragazzi, capi educatori e presbiteri, con la missione di formare giovani capaci di vivere il Vangelo nel quotidiano e di camminare insieme sotto il segno della Croce.
(…) «Spingerò i miei passi sulla strada, passerò tra i rovi e l'erba alta, non starò più seduto ad aspettare!» (da È di nuovo Route). No! Non potevamo rimanere seduti ad aspettare. Ad Archi non si era ancora spenta l'eco dell'ultima guerra fratricida che, dal 1985, pareva non aver più fine… Eravamo nel ‘94: si avvertivano ancora i singhiozzi strozzati in gola delle centinaia di famiglie in lutto, ma noi dovevamo – e abbiamo avuto – la forza di «passare tra i rovi e l'erba alta», tra quelle macerie dell'animo…
«La Route è finita, comincia la Route»; per Mimmo e Mara, Domenico e Teresa, Marco, Giusi, Gabriele, Andrea (…), per il Clan Mafeking, il primo Clan, era diventato un ritornello afrodisiaco, un mantra. L’altro mantra era: «…siamo sempre scout, con e senza uniforme, la strada è la nostra vita!». Vero, la strada non si ferma mai, non devi rincorrerla, la vita bisogna viverla!
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(…) I pionieri che hanno preparato il selciato per la strada del nostro gruppo scout sono stati Adriana, Luciano, Rosalba, Barbara, Roberto, Renato, don Antonello e Piero. Poi sono arrivati Gino e Michele, subito dopo Tea, poi Annamaria, Domenico, Christian…
Iniziavano ad arrivare anche i ragazzi e, subito dopo, i bambini… Sino a “ieri”, su questa strada, assieme a noi c’erano anche Roberto e Domenico, anche loro con gli scarponi appesantiti dal fango e con gli zaini ricoperti dalla polvere del cammino. Roberto e Mimmo, a un bivio inatteso, nascosto dalle fronde di una quercia secolare, ci hanno lasciati per intraprendere il sentiero che riconduce al Padre…
Ma il loro garbo e il loro sorriso camminano sempre con noi... Sono passati trent’anni da quel 25 gennaio 1995, data di nascita del nostro gruppo – Agesci Reggio Calabria 15 – e ricorrenza della conversione di san Paolo. Centinaia di ragazzi e più di sessanta tra educatori – tra cui Cinzia, Agnese, Claudio, Iris e Grazia, che con Tea, Luciano e Piero compongono, assieme a don Antonio, l’attuale Comunità Capi – e ancora, presbiteri e religiosi e tantissime esperienze che ci uniscono indissolubilmente.
Ma, fossero anche cento gli anni, la forza narrativa di questa nostra vita di gruppo, sotto le tende, ai piedi di un altare da campo, in una veglia alle stelle o in un fuoco di bivacco, non potrà mai essere raccontata minuziosamente perché la bellezza di un incontro non si può raccontare, si può solo… vivere.
Baden-Powell amava ripetere: «…l’alba puoi ammirarla dall’alto di un monte, ma la sua bellezza non riuscirai a raccontarla». Questo nostro percorso è narrazione delicata quanto profonda di una catechesi d’amore che affonda le radici nell’abbraccio con Dio e, alimentandosi allo stupore delle meraviglie del Creato, si rigenera nei valori cristiani e scout di riferimento.
È la stessa narrazione che disegna felicità, unisce storie di donne e uomini, raccoglie scelte condivise e capacità profetiche, spezza il pane e annulla le distanze e l'arroganza degli steccati che separano; la stessa narrativa che sublima nell’amore e nel rispetto dell’altro.
Poi, lungo il percorso, rorido di spiritualità, all'apice della fatica della strada, quando condividiamo la borraccia sotto il sole cocente o quando – in tre – cerchiamo di ripararci da sorella pioggia sotto un unico poncho insufficiente, ecco l’ombra protettrice di quella Croce che continuiamo a vedere come simbolo di risurrezione!
È proprio sulla trama del racconto evangelico e sull'ordito del fare esperienza di Dio che abbiamo intessuto la profezia del progetto e la rilettura della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Siamo cresciuti così. Ci è piaciuto sempre – come laici impegnati a servire nella Chiesa – immaginare che il vero miracolo, quel giorno in Galilea, sulle rive del lago di Tiberiade, non sia stato la moltiplicazione dei pani e dei pesci, bensì l’assunzione della responsabilità da parte dei discepoli di Gesù nel dar da mangiare a chi aveva fame di Dio…
Ci è piaciuto, in questi trent’anni, credere e far sì che i Capi educatori siano quei discepoli che hanno di fronte chi chiede «un pezzo di pane o un pesce»… Sì, abbiamo scelto di essere responsabili di un progetto educativo forse più grande di noi, mentre loro, i ragazzi di ieri e quelli di oggi, questi meravigliosi monelli che con noi condividono tutto, hanno scelto – ieri come oggi – di giocare nella squadra di Dio per donarci tanta gioia, tantissima allegria e un amore infinito nella consapevolezza che «…s’impara da piccoli a diventare grandi»…
...Quante stelle, quante stelle!
Dimmi Tu la mia qual è?!
Non ambisco alla più bella,
purché sia vicina a Te…
Buona Caccia...
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