Avvenire di Calabria

Albe e tramonti

Il giornale e la Città

Davide Imeneo

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L’Avvenire di Calabria ha iniziato il suo settantesimo anno di vita. Alcuni articoli che pubblicheremo oggi e domani, tentano di raccontare l’entusiasmo delle origini, dando particolare rilievo ai due grandi “padri” del settimanale diocesano reggino che, nel 1947, ebbero l’onere e l’onore di avviare questa avventura editoriale: l’arcivescovo Antonio Lanza, fondatore del giornale, e il sacerdote Vincenzo Lembo, primo direttore della testata. Ciò che emerge dai numeri della primissima ora, è il tentativo appassionato di rendere il settimanale il luogo dello scambio di idee della città. L’Avvenire di Calabria era il catalizzatore del dibattito pubblico, ma non era neutrale. Strategicamente ed evangelicamente era schierato dalla parte degli ultimi. Una scelta che ha dato sempre forza e credibilità alle pagine del giornale della Chiesa di Reggio. Schierarsi dalla parte dei deboli comporta a volte l’inimicizia dei forti, ma il settimanale diocesano non ha mai mendicato appoggi e sostegni di sorta. Il servizio alla Verità e per la Verità è sempre stato il vero motivo per cui la Chiesa locale ha deciso di esercitare il diritto di cronaca.

Sfogliando i numeri dei primi anni, c’è una caratteristica che sorprende: L’Avvenire di Calabria era un giornale che poneva domande... e lo faceva a partire dai titoli, nei sommari, negli articoli. Uno dei caratteri più utilizzati per “incidere” la carta del giornale voluto da monsignor Lanza era proprio il punto interrogativo. Domande aperte, a volte retoriche, mai scontate. Traspare, con estrema nitidezza, la finalità di chi componeva quelle pagine: suscitare nel lettore la ricerca della verità, evitando di imporre giudizi e analisi, ma semplicemente proponendo interrogativi utili per la ricerca del senso delle cose, dei fatti.

L’Avvenire di Calabria, ci racconta il nipote di don Lembo a pagina 6, “potava” la realtà, soprattutto la politica. Un editoriale del primo direttore causò la caduta del consiglio comunale: «Quando le ombre dei nani si allungano il sole sta per tramontare», scrisse don Lembo, e i politici tramontarono davvero.

In settant’anni è cambiata la carta, si sono avvicendate tipografie, dalla stampa a caratteri mobili si è passati a quella digitale. Eppure alcune pagine, temporalmente distanti alcuni decenni, si somigliano incredibilmente, altre ancora divergono, ma la passione della Chiesa per ogni persona resta immutata.

Il filo rosso che lega assieme tutte le pagine de L’Avvenire di Calabria è la passione della Chiesa per l’uomo. Che poi si è sempre concretizzata con l’interesse per ogni forma di povertà, per la famiglia, le comunità parrocchiali, le perifierie esistenziali e per la città.

Le ombre e il sole, parafrasando la frase di don Lembo, sono stati genuinamente raccontati, senza filtri, invitando il lettore a prendere una posizione. Nel solco di questa tradizione, L’Avvenire di Calabria continua a esercitare questa missione.

È di pochi giorni fa la notizia dell’inchiesta per abuso di ufficio che coinvolge il sindaco e quasi tutta la giunta del 2015, per una delibera sull’assegnazione del Miramare. Riaffiorano antiche ombre che si spera vengano presto chiarite. Ma intanto scorrono giorni di preoccupazione. Dopo la notte del commissariamento, sarebbe un dramma se Reggio fosse ancora penalizzata da scelte sbagliate dei suoi amministratori.

Non sappiamo ancora se siamo davanti a un’alba o ad un tramonto. Ma, come negli ultimi settant’anni, L’Avvenire di Calabria continuerà a raccontare le luci e le ombre che colorano lo Stretto.

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