Avvenire di Calabria

Il bisogno di portare soldi a casa e le esigenze della famiglia: «Felice di avere tempo anche per marito e figli»

Alessandra, mamma-lavoratrice. Grazie alla scelta del part-time

Sergio Conti

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«Quando chiudo la porta di casa e vado a lavorare, inizio a riposarmi davvero». Scherza con un sorriso spalancato Alessandra, 35 anni, sposata con Domenico, tre figli e un lavoro a tempo parziale come segretaria in un consorzio di promotori finanziari. La sua storia è quella di tante donne che per esigenza, più che per scelta, lavorano fuori e dentro le mura domestiche. Al prezzo di grandi sacrifici, con la piena convinzione che il ruolo di mamma sia fondamentale nella società moderna. Appena sposata ha lavorato come grafico in un’altra azienda, chiamata a sostituire un’altra donna in maternità. Suo marito è rappresentante di libri scolastici, spesso viaggia ed è fuori tutto il giorno. «Serviva che qualcuno si occupasse della famiglia e dovevo essere io in questo caso» dice Alessandra.

Così è passata dal full–time al part–time?
«Quando lavoravo tutto il giorno era davvero difficile persino far fare qualche attività pomeridiana ai bambini, che all’epoca erano solo due. Ci hanno molto aiutati i nonni, i cognati sono stati davvero preziosissimi e premurosi, un vero sostegno. E quando loro non bastavano prendevamo una babysitter».

Dai costi elevati immagino. Ne valeva la pena lavorare di più per poi pagare la babysitter?
«In quella fase era necessario per non perdere il posto di lavoro, spendevo circa 50 euro a settimana».

È così importante per lei il lavoro?
«La famiglia viene prima di tutto, qualche soldino ci serve in questo momento per portarla avanti, ecco perché io lavoro. Ma quando capitava di stare fuori tutto il giorno sentivo che questa cosa creava tensioni nel matrimonio, difficoltà a gestire la vita familiare e quella dei figli. Poi è arrivato il cambio di contratto…».

Una benedizione?
«Adesso possiamo pranzare insieme tutti i giorni a casa, posso accompagnare i bambini al catechismo, oppure a calcio, a pallavolo».

Nessun rammarico per il ridimensionamento?
«Macché, sono felicissima di poter essere mamma e lavoratrice insieme, non c’è soddisfazione più grande per una mamma di occuparsi della famiglia. Se tutte le donne potessero beneficiare del tempo parziale a lavoro sarebbero ben felici di dividersi. A me lavorare aiuta come donna, nel prendermi cura della mia femminilità, perché altrimenti, essendo un po’ pigra, starei tutto il giorno a casa in pantofole».

E un altro stipendio fa sempre bene anche alla casa.
«È nulla se confrontato con le coccole dei miei figli».

Le mancavano quando lavorava tutto il giorno?
«Certo. E io mancavo a loro. Pensi che Stefano, il grande e più coccolone, ama le mie merende fatte in casa, anzi lo chieda direttamente a lui…»

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