
Se Alitalia va via, l’Aeroporto dello Stretto chiude? Vero a metà. L’ex compagnia di bandiera agisce «quasi» da monopolista allo scalo di Ravagnese e, spesso, con un pricing notevolmente più alto rispetto ai biglietti staccati dalle low cost nella vicina Lamezia Terme. Ma, a spulciare i conti dell’aziende della Magliana, il “Tito Minniti” non rappresenta il «vitello grasso», anzi. Così, l’abbandono delle rotte su Roma e Milano, ventilata dai media all’indomani dell’interessamento di Lufthansa, la principale compagnia aerea tedesca, per l’ennesimo salvataggio di Alitalia, va inquadrata in una spending review generale.
Di quali numeri parliamo? Recentemente, il load factor, cioè il rapporto tra passeggeri trasportati e posti offerti, di alcuni voli Alitalia ha sfiorato il 34% (in calo rispetto a ottobre, mese in cui si è attestato all’80%). In realtà, dicono gli esperti, non sono soltanto i riscontri legati al «riempimento» medio ad allontanare Alitalia dal “Minniti”. Un altro indicatore da tenere presente, infatti, è lo yield. Sapete di cosa si tratta? In soldoni è il ricavo medio per ogni posto venduto in relazione anche ai km percorsi dal vettore. Bene, indicativamente, i voli su Fiumicino hanno un revenue medio (ossia la tariffa senza tasse) di circa 60 euro a passeggero, mentre la tratta tra Reggio e Linate «frutta» soltanto 15 euro in più. Briciole, rispetto ai costi che Alitalia deve sostenere, nello stato di perenne crisi aziendale, e ancor più in riva allo Stretto dove ha la gestione del proprio handling, cioè i servizi a terra, con i relativi costi di personale che impattano per circa 2.000 euro per ogni rotazione (cioè arrivo e ripartenza del vettore dallo scalo), mentre su altri scali si lavora intorno ai 1.200 euro.
A cosa serve tutta questa analisi? Probabilmente a farsi le domande corrette. Alitalia vola via da Reggio per colpa di Sacal? Degli Enti Locali? Dei passeggeri? Probabilmente la risposta giusta è la sintesi di queste ipotesi. Ma, per chi segue le vicende dell’Aeroporto dello Stretto da più tempo, forse sarebbe opportuno chiedersi: se va via anche Alitalia chi potrà viaggiare a queste condizioni dal “Tito Minniti”? Basta stracciarsi le vesti e protestare oppure proseguire nella «guerra fredda» tra gestore e Istituzioni? A Crotone, ad esempio, i comuni dell’area, compreso il capoluogo, hanno versato 550mila euro per sostenere 90mila passeggeri in partenza dallo scalo pitagorico con la compagnia irlandese Ryanair. Una soluzione–tampone, certo. Potrebbero fare lo stesso anche gli Enti Locali di Reggio Calabria per le compagnie interessate a mantenere delle tratte vitali per i cittadini reggini. Altra attenzione strategica, da richiedere a Sacal, magari sostenendone i costi, è l’attivazione dei bandi di continuità territoriale. Un orizzonte lontano, al momento, in virtù dello scontro totale tra gli Falcomatà boys e il presidente della società di gestione, De Felice. Ah, Alitalia comunque ha programmato i voli su Reggio Calabria, almeno, sino all’estate 2020.