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Rischio idrogeologico e alluvioni - senza fare “terrorismo mediatico” - la Calabria è da bollino rosso. A darne conferma è l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) che ha analizzato i diversi indicatori di rischio.
L’Ispra ha aggiornata il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia. La conformazione morfologica, gli effetti del cambiamento climatico e di alcuni episodi gravi di mutamento dei territori (come gli incendi estivi che hanno falcidiato le montagne calabresi nel 2021) sono tra gli indicatori che collocano la Calabria tra le regioni più a rischio.
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Sono numerosi gli eventi alluvionali che hanno interessato il nostro paese negli ultimi anni. L’ultimo di ampia portata ha avuto luogo nelle Marche a settembre dell’anno scorso, causato dalla pioggia più intensa rilevata nell’ultimo decennio. Secondo l’associazione ambientalista Legambiente, dal 2010 a settembre del 2022 si contano 510 episodi di questo tipo.
L'Emilia-Romagna è la prima regione per quota di terreno a rischio. Ma la Calabria è quella più esposta allo scenario di pericolosità elevata.
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Per via del suo assetto morfologico l’Italia è particolarmente esposta agli eventi alluvionali. Alle cause naturali si aggiunge il contributo delle attività umane. Secondo l’ultima mappatura Ispra, è a rischio il 14% del territorio.
Come già evidente a livello provinciale, è l’Emilia-Romagna a presentare la quota più elevata del proprio territorio esposta al rischio alluvione. Come rileva Ispra stessa nel suo report 2020 sul dissesto idrogeologico, questo è dovuto “alla presenza di una complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura”.
Tuttavia, la regione maggiormente esposta allo scenario di rischio elevato è la Calabria.
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