
Pallottole vicino alla Procura di Reggio Calabria, indagini in corso
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Dagli incendi estivi al ciclone mediterraneo, ecco cosa rischia la Calabria. L'intervento del docente universitario ed ex presidente dell'Ente Parco nazionale dell'Aspromonte, Giuseppe Bombino. «Gli effetti del dissesto idrogeologico provocato dagli incendi si trasferiranno inevitabilmente a valle» spiega l'esperto.
Oltre 240 interventi dei Vigili del fuoco tra Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza nei giorni più “intensi” del «ciclone mediterraneo» che si è abbattuto sull’area jonica di Calabria e Sicilia. Le vittime sono tre, tutte nel catanese che è stata l’area che ha pagato più dazi alla furia del maltempo.
I meteorologi non hanno esitato a definire «ciclone» la burrasca di vento e pioggia che ha flagellato le regioni più a sud dello Stivale. Un ulteriore conferma di come i cambiamenti climatici stiano condizionando anche il vocabolario del dramma.
Il Mediterraneo, infatti, non era abituato a queste fenomenologie eppure di «bombe d’acqua» è piena zeppa la cronaca recente. Adesso il “passaggio di livello” a «ciclone». Un termine che fa paura. Ma non è il solo ad esporre a rischi considerevoli la Calabria.
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Oltre agli effetti del surriscaldamento globale, il territorio calabrese (e reggino in particolare) potrebbe pagare lo scotto di un’altra devastazione naturale, ancora una volta per colpa della mano dell’uomo.
Parliamo degli incendi estivi che hanno raso al suolo ettari di bosco. Il campanello d’allarme, legato all’attuale periodo delle piogge, è molto più di una preoccupazione per Giuseppe Bombino, ricercatore e docente del settore “Idraulica Agraria e Sistemazioni Idraulico-Forestali” presso l’Università Mediterranea.
Uno che il territorio lo conosce bene in virtù della sua (eccellente) azione da presidente dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte. Bombino non ha dubbi: «Gli effetti del dissesto idrogeologico provocato dagli incendi che hanno denudato e danneggiato la montagna si trasferiranno inevitabilmente a valle. Bisogna intervenire il prima possibile».
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L’ex presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte rincara la dose nella sua denuncia: «Gli incendi non solo hanno distrutto secoli di vegetazione, ma rischiano di avere effetti devastanti se, chi di dovere, non interverrà subito». Sorvegliati speciali sono i torrenti, nei quali si riverserà tutto il materiale che la montagna non potrà più trattenere per i gravi danni subiti dal fuoco.
Ciò che lascia interdetti è come la mano criminale dell’uomo stia mandando per aria l’equilibrio della natura. Tutto nel nome del becero interesse. Vale per la stagione degli incendi che appare quanto mai pianificata e coordinata sotto più fronti (e sui quali sta indagando in modo approfondito la Procura della Repubblica di Reggio Calabria col supporto dei Carabinieri forestali), vale per i fattori di incidenza dei comportamenti consumistici che determinano da ormai diversi decenni i cambiamenti climatici.
Gli stessi che rischiano di trasformare il Mediterraneo dal “mare nostrum”, il navigabile per eccellenza, a centro di cicloni improvvisi e devastanti.
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