«Siamo quindi in una sorta di lockdown preventivo, una nuova misura emanata appositamente per noi»
Aloisio (Confesercenti): è ora di dire basta
Redazione Web
5 Novembre 2020
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La Calabria è zona rossa. Non per il numero di positivi o di pazienti ospedalizzati, non per la percentuale dei contagiati rispetto al numero dei tamponi, non per evolversi dell’epidemia che, ancorché preoccupante, non ha dei numeri che giustifichino una chiusura pressoché totale.
Per nulla di tutto questo, come sarebbe lecito aspettarsi.
La Calabria è zona rossa per l’inadeguatezza del nostro Sistema Sanitario Regionale. In pratica ci hanno messo in lockdown, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che ciò comporta, non perché da noi la pandemia al momento abbia una progressione particolarmente allarmante ma perché le strutture sanitarie calabresi non sono in grado di far fronte a un eventuale anche modesto picco di contagi.
Siamo quindi in una sorta di lockdown preventivo, una nuova misura emanata appositamente per noi.
Il coronavirus ha così certificato definitivamente, ove ce ne fosse stato bisogno, l’esistenza di cittadini di seri A e di serie B, di chi ha i servizi tra cui quello primario alla salute e di chi non li ha.
Paghiamo l’incapacità di una politica regionale che non ha saputo nel corso dei decenni programmare e gestire e quella dello Stato che in tredici anni di commissariamento, da qualche giorno ulteriormente prorogato, ha operato, se è possibile, peggio di chi ha sostituito. Paghiamo l’inazione degli ultimi sette mesi in cui poco o nulla si è fatto per affrontare con maggiore efficacia la prevedibile seconda ondata. Paghiamo per errori che non sono nostri, dei cittadini, degli imprenditori, di una comunità che sempre subisce senza nulla avere in cambio, nemmeno i più elementari diritti.
È per questo che ritengo sia ora di dire basta!
Ho dato mandato al nostro ufficio legale di verificare se ci sono le condizioni per promuovere un giudizio, con l’obiettivo di richiedere il risarcimento dei danni che gli imprenditori dell’area metropolitana reggina subiranno per questo ulteriore lockdown, contro coloro che hanno contribuito a portarci all’attuale intollerabile situazione per incapacità e inefficienza: lo Stato, la Regione, i Commissari, i Dirigenti, l’Asp, le Aziende Ospedaliere, ognuno per le proprie eventuali responsabilità.
Contestualmente, come Confesercenti Reggio Calabria, richiediamo formalmente un intervento immediato degli organi preposti per implementare con interventi straordinari, anche con l’eventuale coinvolgimento dell’esercito tramite l’allestimento di strutture da campo e l’apertura di strutture ospedaliere adesso chiuse, il numero di posti letto e del personale medico e infermieristico destinati ai pazienti covid.
Sia chiaro a tutti, l’unica cosa che chiediamo, come calabresi è avere gli stessi diritti oltreché i doveri di ogni cittadino italiano. Non vogliamo elemosine anche se ci batteremo per ottenere i giusti ristori che possano compensare le perdite subite. Vogliamo poter lavorare e il fatto che ci venga impedito per l’inadeguatezza di una classe dirigente, nazionale o locale che sia, ci indigna e ci mortifica oltre ogni sopportazione.
Non è questa la Calabria che vogliamo, non è questa l’Italia che vogliamo e ci batteremo pacificamente, in ogni tavolo istituzionale con tutti gli strumenti a nostra disposizione e la forza delle nostre incontestabili ragioni per cambiare una situazione iniqua e ingiusta come quella attuale.
Claudio Aloisio Presidente Confesercenti Reggio Calabria
Il presidente dell’associazione reggina Claudio Aloisio denuncia: «L’autonomia differenziata sarebbe un disastro». Secondo i dati Svimez il 35% delle famiglie spendono l’80% del proprio budget in cibo e bollette
Il grido d’allarme dell’associazione di categoria che si fa interprete delle difficoltà delle imprese reggine. Giovedì al via un’iniziativa che coinvolgerà tutta la città metropolitana.
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