Avvenire di Calabria

Il 12 giugno del 2021 l’arcivescovo Fortunato faceva il suo ingresso nella diocesi di Reggio Calabria - Bova, ripercorriamo le tappe di questo primo scorcio di percorso condiviso

Reggio Calabria, due anni di cammino con l’arcivescovo Morrone

Le testimonianze: «Saper fare rete e mettersi in ascolto» È l’invito che da subito il nuovo pastore e guida ha rivolto al clero e all'intera comunità diocesana e cittadina

di Redazione Web

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La diocesi di Reggio Calabria - Bova festeggia, oggi, il secondo anniversario dall'insediamento dell'arcivescovo Morrone a Reggio Calabria. Era il 12 giugno 2021 quando l’arcidiocesi dello Stretto festeggiò e accolse monsignor Fortunato Morrone, nominato pochi mesi prima (il 20 marzo) guida e pastore della Chiesa particolare di fondazione paolina.

Sono trascorsi due anni da quell’importante avvenimento preceduto dall’ordinazione episcopale ricevuta dallo stesso Morrone sette giorni prima, presso la chiesa parrocchiale “Maria Madre della Chiesa” di Crotone. «Aiutatemi a non spadroneggiare sulla vostra fede, ma a essere autentico servitore e collaboratore della vostra unica gioia, Cristo Gesù»: sono state queste le parole cariche di emozione pronunciate nella Cattedrale reggina nel ricevere l’abbraccio della comunità diocesana in occasione del suo ingresso.


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Da allora è trascorso un tempo abbastanza breve, ma vissuto intensamente insieme al Popolo Santo di Dio, coinciso tra l’altro con l’avvio del cammino sinodale.

In questa pagina ospitiamo alcune riflessioni su questi primi due anni di ministero episcopale: si tratta di alcune testimonianze di sacerdoti, uffici di Curia e di componenti delle realtà laicali diocesane.

Intanto, oggi, alle 18 nella Basilica Cattedrale, l’arcivescovo presiederà l’Eucaristia. Sarà un’occasione per rendere grazie al Signore per il dono del ministero del presule pitagorico, ma - come ha scritto il vicario generale Catanese - «l’arcivescovo non vuole solennizzare questa ricorrenza», pertanto parteciperanno le comunità del centro cittadino. I parroci e i religiosi più vicini alla Cattedrale, sono invitati a partecipare alla celebrazione di ringraziamento per il dono dell’arcivescovo Fortunato, le altre comunità potranno elevare al Signore la stessa preghiera durante le Sante Messe.

Don Francesco Megale: «semplicità e ascolto dono dell'episcopato di Morrone»

Sono già due anni che monsignor Fortunato Morrone è stato nominato vescovo nella nostra arcidiocesi. Fin dai suoi primi interventi, ha dato le linee guida di quello che sarebbe stato il suo servizio, un pastore con l’odore delle pecore. Uomo di profonda fede, che vuole camminare insieme agli altri, non solo nel riconoscimento di una comune figliolanza divina, ma che manifesta la sua amorevole paternità, con l’invito continuo ad «uscire fuori dall’individualismo e a riscoprire l’importanza di saper fare rete e mettersi in ascolto dell’altro per costruire comunità». 

morrone sinodo

Non è secondario che nell’organizzazione della diocesi abbia pensato alla collaborazione dei vicari episcopali, tra i quali, inaspettatamente, me. Sorpreso e grato, ma consapevole del taglio che don Fortunato vuole dare.

Attento all’ascolto e alla crescita umana, culturale e spirituale di tutti gli apparati ecclesiali: seminaristi, sacerdoti, laici, ha voluto dare una testimonianza di pastore che va in cerca della pecora smarrita e la riporta all’ovile, che cura la malata, la grassa e la forte; le nutre tutte con giustizia (Cfr.: Ez 34,16). Con l’obiettivo di costituire una comunità aperta, ha promosso e sostenuto un insieme di progetti che gli hanno permesso di dare inizio al «sogno» comunicato alle autorità all’inizio del suo ministero il 12 giugno 2021: «mi permetto di sognare con voi, con i sindaci e con le istituzioni, l’avvio di un comune percorso per diventare, insieme a tutti i cittadini, protagonisti di un “nuovo umanesimo” che faccia del nostro territorio un polo trainante di rinascita e di rinnovamento sociale, sanitario, economico, culturale e ludico per tutta la Calabria» . 

Ne cito solo alcune: Il Progetto Job in Progress che intende: rigenerare la società, le relazioni, il tessuto produttivo e i luoghi della città, a partire da un’idea inedita di prossimità che tende a una rinnovata coesione sociale e territoriale; gli incontro con i Sindaci della nostra Provincia, con i quali si è confrontato sulle problematiche della mancanza di lavoro alla transizione ecologia, delle Aree interne, alle fonti energetiche rinnovabili; la promozione del turismo religioso con l’itinerario Sulle vie della fede di San Paolo; il protocollo siglato con la Casa circondariale di Reggio Calabria, per costituire percorsi di formazione professionale per i detenuti.

Ha dispiegato le sue energie nel concretare quello che aveva annunciato nel suo motto «Adiutores gaudii vestri» (2Cor 1,24). È vero anche che questa gioia non coincide sempre con il consenso o il successo del mondo, ma, come Lei spesso ci ricorda, trova la sua radice nella piena comunione con il Padre, per mezzo di Gesù, nello Spirito Santo. È solo questo che ci permette di andare oltre i tanti muri che si alzano tra i fratelli e ci fa dire come San Paolo: «Non c’è più né giudeo né greco » e noi aggiungiamo: né musulmano, né buddista, né laico, né agnostico, né ateo, perché saremo giudicati solo se ci «ci saremo fatti prossimo».

La salvezza non è nell’altro mondo ma nell’accoglienza che noi riserviamo al prossimo. Così insegna Gesù che non parla “ex cathedra”, ma ci parla vicino, facendoci prossimo alla comune umanità che ci affratella. « Rimanete nel mio amore…io sono con voi» (Gv.15, 9ss).

Francesco Megale - vicario episcopale per il laicato la famiglia e il lavoro

Mariangela Ambrogio (Caritas): prendersi cura dell’altro, iniezione d’amore che cura le fragilità

«Noi cristiani più degli altri siamo chiamati alla realizzazione del bene comune e all’impegno fattivo, testimoniato in questa nostra Diocesi in tante opere di autentica carità, ed inoltre non dobbiamo scadere nell’assistenzialismo».

Le parole del nostro arcivescovo, ripetute in diverse occasioni, rappresentano un monito per la Caritas: nel fare il servizio ai fratelli fragili, occorre non sostituirci alle istituzioni preposte, poiché diversamente non facciamo il vero bene dell’altro e della comunità. Da due anni ci sentiamo chiamati a restituire un maggior senso di dignità e di autodeterminazione alla persona, affinché venga vista e riconosciuta come tale nella sua unicità e globalità, quindi come portatrice di valori, emozioni e significati. Stare vicino ad una persona che soffre, accoglierla ed accudirla, è una forma meravigliosa di carità, ma, ci ricorda papa Francesco, è carità anche eliminare le cause della sua sofferenza.

L’invito è sempre attuale, ma in questo tempo ancora più forte, per promuovere Caritas parrocchiali che non si fermino alla raccolta di viveri (che rimane comunque preziosa), ma che offrano non solo assistenza ma educazione all’attenzione alle persone fragili, a partire dalle nostre comunità.

«Dobbiamo dare continuità ma anche fare qualcosa di nuovo» ha detto due anni fa il nostro presidente, poiché ancora dopo 50 anni di Caritas si registrano difficoltà a far recepire alcuni cambiamenti di mentalità, come il passaggio dall’assistenza alla condivisione, la consapevolezza della relazione tra carità e giustizia, il legame vitale e la continua osmosi tra annuncio, liturgia ed esercizio della carità. Questo nuovo atteggiamento si manifesta anche nell’apertura delle comunità cristiane ai problemi del territorio, nella collaborazione con le Istituzioni civili, nell’esercizio della funzione di coscienza critica della società civile.

In questo tempo abbiamo condiviso l’impegno a sostenere le Caritas parrocchiali che sono una presenza significativa, costante, concreta dell’operatività ecclesiale. Queste realtà sono vivacemente all’opera in multiformi e variegate azioni, quotidianamente attive a servizio e in ascolto delle più disparate esigenze. Il nostro impegno e la nostra speranza è rendere ogni Caritas parrocchiale presenza di evangelizzazione.

Nel cammino sinodale che stiamo percorrendo, siamo stati sapientemente guidati a vivere forme di prossimità e condivisione che ci aiutino a tracciare sentieri di solidarietà, a donare alla chiesa tutta la capacità di lasciare i propri schemi e di lasciarsi condurre dallo Spirito anche su sentieri inediti ed inesplorati. Provare a essere capaci di tessere comunione e di costruire relazioni significa avere a cuore l’unità della nostra comunità diocesana, riconoscendo il valore di ciascuno. Questo atteggiamento in questo tempo stiamo ridefinendo i nostri servizi, consapevoli che le strutture non sono il fine, ma il mezzo.

Il fine è l’aiuto che possiamo dare alle persone per aiutarle a valorizzare la loro dignità. Diceva don Italo Calabrò, ed è proprio in questi giorni che ricorre l’anniversario della sua nascita al cielo, «è normale che le strutture cambino, vengano modificate o sostituite se le persone rilevano esigenze diverse». Auguri caro arcivescovo, grazie perché ci indica gesti semplici che ci liberano dal ricercare l’ideale, per accogliere ed amare l’uomo concreto che incontriamo nelle strade della vita.

Maria Angela Ambrogio - direttore Caritas diocesana Reggio Calabria - Bova

Carmine Gelonese: «L'incontro con il laicato, se il rinnovamento passa dal dialogo»

Nel suo secondo anno di ministero episcopale, l’arcivescovo Fortunato ha continuato a porre il cammino della nostra diocesi dentro il percorso sinodale che sta coinvolgendo tutta la Chiesa nelle sue diverse componenti e nella varietà della sua articolazione territoriale. I gesti e le parole di quest’anno pastorale, infatti, assumono in pieno lo stile del dialogo e dell’ascolto quotidiano di tutti e con tutti, della tessitura di reti e nell’invito a scegliere, evangelicamente, cosa conservare e cosa cambiare.

Siamo infatti chiamati a «stare al passo dietro Gesù, per imparare da Lui a non volgerci indietro, a non rimanere bloccati nel rimpianto delle cipolle d’Egitto, a non coltivare l’illusione delle proprie strategie con l’intento vano procedere verso la terra di libertà e con noi condurre le persone affidateci, portandoci dietro, come fece Abramo, tutta la mercanzia dell’uomo vecchio che appesantisce, rallenta e a volte ostacola il nostro procedere profeticamente in avanti, oggi sfidati da un sempre più accelerato cambiamento d’epoca» (omelia nella Messa del Crisma 2023).

Monsignor Morrone ha incontrato la Consulta delle Aggregazioni laicali

In questa direzione, più volte in quest’anno l’Arcivescovo ha chiesto di «alzare l’asticella», ad esempio con gli universitari a febbraio, per una formazione che aiuti a trasformare il territorio; ai laici e al laicato associato di crescere nella capacità di stare e incidere nella politica, nella cultura, nell’educazione, in tutti i campi dove si promuove l’uomo e dove si costruisce una comunità più attenta ai bisogni di chi è ai margini. E tutto questo non si può fare se non valorizzando concretamente il nostro essere insieme: «come facciamo ad essere luce se siamo divisi?» ci chiedeva don Fortunato nell’incontro con le aggregazioni laicali di marzo, richiamando quanto scriveva nel messaggio di Quaresima per tutti i membri della Chiesa diocesana. Nei contributi presenti nella pagina riecheggia questo dialogo continuo e operativo del nostro pastore con il laicato. Inoltre, proprio su impulso dell’arcivescovo, riorganizzandoci negli incontri di novembre e gennaio.

Abbiamo avviato 5 ambiti di impegno comune, in cui valorizzare i carismi e le iniziative di ciascuno: ambiente e sviluppo sostenibile, impegno politico, famiglia, scuola e università, povertà e salute, con un’attenzione trasversale ai giovani. Per ognuno di tali ambiti ci impegneremo a fare rete in dialogo attivo e concreto, e in attuazione dell’unica missione ecclesiale della Chiesa locale, ad intra con gli istituti diocesani e gli uffici pastorali, e ad extra con quanti nel territorio della città metropolitana operano in questi campi con diverse sensibilità e azioni. Il terreno di questo cammino, che continuerà in futuro, è dato dal documento Cei “I cantieri di Betania”, nel quale con l’arcivescovo Fortunato abbiamo individuato come specifico del mondo laicale il “cantiere della strada e del villaggio”.

Carmine Gelonese - segretario Consulta delle aggregazioni laicali

Luce e sale del cambiamento, «I giovani siano i protagonisti»

«Se la Chiesa cammina e si muove, cammina e cambia anche la società». In più occasioni l’arcivescovo Morrone, in questi primi due anni di ministero episcopale, ha richiamato alla responsabilità non solo il clero, ma i tanti giovani e adulti, invitati ad un «rinnovato impegno» verso la comunità cristiana e la società.

In particolare lo ha fatto rivolgendosi a quella parte del “corpo” della Chiesa particolare rappresentata dalle aggregazioni laicali. Una componente fondamentale per rafforzare il legame Chiesa - comunità e su cui il vescovo Fortunato punta parecchio.

Le aggregazioni laicali sono state coinvolte dallo stesso presule per la celebrazione di momenti importanti della vita diocesana e comunitaria. Come ad esempio le veglie diocesane di Pentecoste di quest’anno e dello scorso anno, vissute come momento di riflessione, ma anche occasione per ripartire, sospinti dallo «Spirito gagliardo» che «scombussola un po’ tutto».

Occasioni per esortare i giovani in particolare, ma anche gli adulti, a non «limitarsi a fare da spettatori rassegnati», ma ad essere «protagonisti della vostra storia, di questa storia, investendo le proprie energie per il bene del nostro territorio, lì dove lo Spirito è già all’opera anche nel piccolo impegno di testimonianza quotidiana di ciascuno».

Monsignor Morrone lo ha ribadito quest’anno, così come lo scorso anno. Bisogna «uscire fuori dal Cenacolo». Immagine di una Chiesa in uscita cara al cammino sinodale, in cui ciascuno è chiamato ad essere «luce e sale nei propri ambiti di vita». Del resto la simbologia scelta per le due veglie di Pentecoste, così come alcuni luoghi simbolo della città di Reggio Calabria per i momenti di riflessione di gruppo e comunitari, rimandano a questa prospettiva. Perché «camminando insieme dietro al Signore, impariamo da lui cerchiamo di essere testimoni credibili». Lo Spirto Santo, infatti, «ci rilancia rinnovando la nostra esistenza e, dunque, l’esistenza di tutti gli uomini e le donne che abitano questo mondo».

Associazioni, l’Azione Cattolica: «Grazie per il richiamo alla comunione» 

La famiglia dell’Azione cattolica esprime gli auguri all’arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, per il suo secondo anniversario di insediamento in diocesi. Un tempo di grazia in cui si è fatto compagno di strada in tutte le fasi della vita della nostra associazione.

Morrone ad Arghillà

In diverse occasioni, incontrando i nostri soci, ha esortato a vivere in comunione con le altre aggregazioni e realtà ecclesiali. Per rispondere alla sua sollecitazione di Chiesa in uscita vicina alle vicende della nostra terra, abbiamo ripreso le attività del Laboratorio Bachelet, un organismo che si occupa dello studio dei problemi sociali e politici.

Vogliamo ringraziare l’arcivescovo Morrone per quel richiamo all’impegno sociale che risveglia in tutti noi la vocazione di laici - donne e uomini - che vogliono contribuire in modo concreto alla rinascita e alla crescita della città. Grazie vescovo Fortunato per il tuo richiamo alla comunione e alla responsabilità! Faremo assieme ancora tanta strada.

Presidenza Ac diocesana

Associazioni, Comunione e Liberazione: «Pensarci insieme, bella testimonianza»

Tredici luglio 2021, Consulta delle aggregazioni laicali, questa è stata la mia prima occasione d’incontro con il nostro vescovo: la possibilità di presentarmi, in qualità di responsabile diocesana di un movimento e di ascoltare il suo mandato a tutti noi.

«Siamo garantiti perché siamo amati! Ringrazio il Signore per quello che siete! Annunciatori coraggiosi del Vangelo perché si realizzi la Chiesa». Da subito monsignor Morrone si è posto guida e compagno, accanto a noi. In questi due anni, incontro dopo incontro, ogni occasione di lavoro insieme ha fatto crescere la conoscenza tra noi, la reciproca stima profonda; un clima di fraternità vissuta in cui sentirsi accolti e valorizzati, come preziosi collaboratori nella pastorale della diocesi.


PER APPROFONDIRE: Corpus Domini, Morrone: «L’Eucarestia ci chiede di compiere un decisivo passaggio pasquale dall’io autoreferenziale al noi comunionale»


Non un semplice fare insieme ma un pensarci insieme è quanto il nostro vescovo continua a testimoniarci; diversi e Uno solo, in cui l’unicità di ogni carisma trova il suo compiersi nell’unità di una comunità grata a Dio che ci ha messi insieme, e per questo operosa e creativa.

Anna De Stefano

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