Avvenire di Calabria

Tra i massimi esperti internazionali di ponti l’ingegnere e prestigioso accademico analizza i benefici, a suo dire, dell'infrastruttura

Ponte sullo Stretto, la certezza di Siviero: «Si può fare»

Da sempre sostenitore del Ponte, l’attuale rettore dell’Università ECampus ritiene fondamentale il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia

di Davide Imeneo

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Tra i massimi esperti internazionali di ponti l’ingegnere e prestigioso accademico Enzo Siviero evidenzia i benefici che, a suo dire, l’infrastruttura apporterà alle due sponde dello Stretto di Messina.


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Enzo Siviero, ingegnere civile, è fra i massimi esperti di ponti non solo in Italia, ma anche nel mondo. Da sempre sostenitore del Ponte sullo Stretto, l’attuale rettore dell’Università ECampus è convinto: «il ponte si può fare». Ne abbiamo parlato con lui sull'ultimo numero di Avvenire di Calabria in edicola domenica scorsa con il quotidiano nazionale della Cei, Avvenire.

👇 Ascolta l'episodio di del Podcast Good Morning Calabria con l'ingegnere Enzo Siviero sul Ponte sullo Stretto

Professore perché è favorevole al Ponte?

Credo che il futuro dipenda dalla mobilità e dalla connessione tra luoghi. Viaggiando in giro per il mondo, ho constatato come i ponti possano superare barriere naturali, come in Norvegia dove si è programmato di sostituire i traghetti con i ponti nel giro di un paio di decenni. La possibilità di collegare la Sicilia con l’Europa - in futuro non escludo anche con l’Africa - è essenziale. Restare isolati non è un bene. Velocizzare i trasferimenti di persone e merci contribuisce a migliorare l’intero contesto. Del resto è provato: le grandi opere “trascinano” le piccole e il ponte aiuterebbe alla crescita del territorio. Per questo l’ho definito “ponte del Mediterraneo”.

Quali sono le principali sfide ingegneristiche da affrontare per realizzare l’opera?

La prima sfida è il ponte stesso che avrà una campata unica di 3300 metri, un record mondiale. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti progressi in campo ingegneristico e l’impalcato del Ponte sullo Stretto, noto come “Messina Type” è preso a modello a livello mondiale per la realizzazione dei ponti. È stato impiegato, ad esempio, per il Çanakkale sui Dardanelli che misura duemila e ventitré metri di luce, completato due anni fa. Opere simili si trovano in molti altri paesi, inclusi Cina e Norvegia. Non si tratta di una sfida, ma piuttosto di una dimostrazione della capacità italiana di eccellere a livello mondiale. Un primato che risale ai tempi di Leonardo.

Perché il ponte sarebbe sicuro? Vento e terremoti non sarebbero un problema?

Il ponte è progettato per resistere al vento e ai terremoti. L’impalcato alare è stato testato in Galleria del Vento, ovvero disegnato dal vento, garantendo risposte adeguate. Per la sismicità, i ponti di grande luce non subiscono effetti nell’impalcato, ma eventualmente nelle torri. In questo caso abbiamo torri di 400 metri e il problema non si pone se pensiamo che a Dubai ci sono edifici sicuri di 800 metri. Cinquant’anni di studi e l’esperienza di ingegneri confermano la sicurezza del ponte, come dimostrato dal Golden Gate di San Francisco e dal ponte di Çanakkale in zone altamente sismiche.

Dal punto di vista ambientale ci sarebbero delle ricadute negative? Eventualmente come si può ovviare?

Il problema ambientale è un falso problema, strumentalizzato da chi non vuole l’opera. Il ponte, darebbe l’opportunità di riqualificare complessivamente il Waterfront sia di Villa San Giovanni che di Messina, oggi alquanto degradato. La realizzazione di strade e tunnel sotterranei che rappresentano il 70% delle opere a terra, libererebbe importanti spazi da riqualificare. 


PER APPROFONDIRE: Ponte sullo Stretto, da Villa San Giovanni presentato un esposto in Procura


C’è una cosa che nessuno dice: quando viene costruita un’opera anche il territorio ne beneficia in termini di sicurezza. Se poi mi dicono che gli uccelli vanno a sbattere contro le antenne, o l’ombra dell’impalcato disturba i pesci, domando: ma i traghetti non inquinano?

Il Ponte avrà una ricaduta positiva sui collegamenti infrastrutturali tra Sicilia e Calabria? Può farci qualche esempio?

Beh, anche qui ci troviamo di fronte a una situazione così evidente che non meriterebbe nemmeno una discussione. Ho citato prima l’esempio della Norvegia dove sono stati eliminati tutti i traghetti, anche per servire piccole comunità di appena 300 abitanti. Il ponte, ad esempio, ovvierebbe alle attuale difficoltà nei collegamenti in caso di forti venti.

Tra tutti i ponti del mondo qual è quello (già costruito) che più si avvicina al Ponte dello Stretto?

Ho già parlato di ponti simili, forse quello che si avvicina di più è il ponte sullo stretto dei Dardanelli, che è diventato il ponte con la campata unica più lunga del mondo: misura 2023 metri. Prima di questo, il record era detenuto dall’Akashi Kaikyo in Giappone, con una campata di 1991 metri, che ha resistito al terremoto di Kobe.

Qual è il suo messaggio per i calabresi e i siciliani scettici?

A siciliani e calabresi vorrei ricordare che il ponte unisce non solo luoghi ma anche persone, culture e credenze, perché è un simbolo di pace, di fratellanza e di amore. Mi soffermerei su questo aspetto. Quindi dico di guardare oltre al concetto di “benaltrismo”. Sicilia e Calabria dal Ponte potranno trarre fin da subito benefici in termini di mobilità, trasporto e infrastrutture. Penso ai porti. Insomma tutto il meridione ne trarrà beneficio immenso.

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