Avvenire di Calabria

Oltre cinque milioni di euro pronti per essere investiti. L’obiettivo? «Libereremo il centro della banchina alla diportistica», evidenzia il manager dell’azienda

Arecchi (Meridiano Lines): «Tir al Porto? Ecco la progettualità»

La richiesta di concessione del 2013 per modernizzare i flussi commerciali tra le due sponde dello Stretto «si è trasformata nella madre di tutte le battaglie»

Federico Minniti

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Mezzi pesanti in Città, monta la protesta: il fronte no–Tir è eterogeneo, unisce e divide al contempo, maggioranza e opposizioni.
Eppure il progetto in questione risale al 2013 ed è stato proposto da due aziende, la Caronte& Tourist e Diano Spa. Nasce dalla necessità di «adattarsi» alla tratta commerciale col porto di Tremestieri, vero snodo per il mercato siciliano. Nessuno, fino ad oggi, è andato a chiedere il «perché» di questa idea ai diretti interessati. Noi ci abbiamo provato (e ci siamo riusciti) ad avere la versione dei fatti di Filippo Arecchi, amministratore delegato della Meridiano Lines, azienda controllata dalla Diano Spa.

Da dove parte questa richiesta di concessione?
Originariamente i progetti erano due «in concorrenza». Oggi, dopo sei anni di lungaggini burocratiche, siamo giunti a una soluzione condivisa che ottimizza gli spazi e bonifica un’area abbandonata a sé stessa.

C’è chi vi accusa di aver monopolizzato il porto?
Semmai il contrario; con questo progetto liberiamo l’area del porto “a vocazione turistica” per relegarci in un anfratto che è comunemente utilizzato come discarica a cielo aperto della Città. Vorrei fare vedere ai cittadini quello che abbiamo trovato in mare: lavatrici, copertoni e tutto ciò che l’inciviltà ha relegato in quell’area.

Perché dice che sta «liberando» il porto?
Quello che la gente non sa è che il Porto di Reggio Calabria è pubblico, pertanto chiunque può richiedere l’autorizzazione ad approdare. Noi stiamo investendo capitali privati per 5,5 milioni di euro per «uscire» dalla zona in cui, potenzialmente, si può operare con la diportistica.

Qualcuno potrebbe dire: liberate un piazzale per occupare una città. Di Tir, però.
Nel progetto approvato abbiamo previsto delle opere a zero impatto per la Città che saranno utili anche a decogestionare un traffico che, però, vale la pena dirlo non assume queste dimensioni di cui ci accusano. Saranno, in totale, 17–18 camion al giorno a transitare dal Porto, perlopiù in orari differenti.

Ma perché farlo a Reggio e non altrove?
Mi verrebbe da chiedere: perché non farlo a Reggio? Ovunque il Porto è nel centro cittadino: pensi se a Genova ponessero le stesse lamentele che si sentono quì. Impossibile: ovunque i modelli di reddito della Città vengono difesi. Ma prima di parlare di macro–economia, faccio l’imprenditore che opera nel settore da 20 anni e le spiego: Reggio è di fronte a Tremestieri. Quanti di quelli che invocano il trasferimento altrove sanno che nello Stretto c’è una sorta di “rotonda” per i natanti che provoca ritardi e aggravio di costi alle aziende che la devono attraversare?

Si spieghi meglio.
Così da Reggio a Tremestieri ci metteremmo 35 minuti invece di oltre un’ora. Ma non solo: è prevista un’infrastruttura digitale per modernizzare i processi produttivi. Capisco che è più bello parlare di Waterfront, ma possibile che non comprendiamo che la mobilità commerciale sullo Stretto è una vocazione della nostra Città?

Quali saranno i prossimi step?
Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Poi la palla passa all’Ente istruttore, sperando non si debba perdere ulteriore tempo.

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