Avvenire di Calabria

Si è tenuta ieri, 12 maggio, l'assemblea dei Cenacoli di Natuzza presieduta da monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea

Assemblea Cenacoli, Renzo: «Natuzza, donna innamorata di Gesù»

Redazione Web

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Si è tenuta ieri, 12 maggio, l'assemblea dei Cenacoli di Natuzza presieduta da monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. «La Causa di beatificazione sta facendo già i primi passi perché la Congregazione delle Cause dei Santi ha dato il nulla osta al Questionario da seguire nell'Istruttoria e quindi a breve inizierà l'ascolto dei testimoni. Con l'aiuto del Signore il processo comincia a prendere quota», ha detto il presule ai presente aprendo la sua omelia.

L'occasione dell'incontro è dato dalla festa della Mamma che - ha evidenziato Renzo - «quest'anno è venuta a coincidere con la quarta domenica di Pasqua, dedicata a Gesù Buon Pastore, giorno in cui si celebra anche la Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni. Quale migliore accoppiata ricordare insieme e godere della compagnia di Gesù buon Pastore e della sua e nostra Madre Maria, a cui vogliamo chiedere che veglino e provvedano la Chiesa di persone sante e generose, uomini e donne, disposte a consacrare la loro vita mettendola a servizio della comunità».

«Papa Francesco - ha affermato monsignor Renzo - dice spesso che il pastore deve acquistare "l'odore delle pecore", stando in mezzo ad esse e facendo sua la loro vita, al punto che non solo Lui le conosce una per una e le chiama per nome, ma per di più "le mie pecore conoscono me". Le pecore hanno preso confidenza col pastore, ne conoscono la voce, si fidano e si affidano a Lui. Si crea, cioè, una reciproca dipendenza irreversibile, per cui il pastore è sempre lì e, a seconda dell'occorrenza, si colloca davanti, al centro, o dietro il gregge. Si pone davanti per poter indicare la strada giusta da seguire per non sbagliare e siccome le pecore lo conoscono gli vanno dietro perché si fidano; sta al centro perché il pastore è il cuore delle pecore e le tiene unite intorno a sé senza lasciarle sviare; cammina dietro perché deve vigilare e difendere il gregge dai pericoli, non escluso il rischio di andare fuori strada. Ecco perché offre totalmente la sua vita, sia per strapparle ai lupi, sia per condurle a buon fine. Le pecore sono un dono che Gesù ha ricevuto dalle mani del Padre, per cui non può non dare la sua vita per le pecore, che sente sue e le difende gelosamente. Per Lui ogni pecora è importante, la prende a cuore e la custodisce senza risparmiarsi».

Infine la conclusione della guida della Chiesa di Mileto: «L'eredità che Mamma Natuzza ci ha lasciato è proprio questa: è stata donna e mamma di famiglia pienamente innamorata di Gesù e profondamente inserita ed obbediente alla Chiesa e ai suoi pastori. Ed ora ha ricevuto il premio promesso da Gesù ai suoi fedeli discepoli. È appunto ciò che abbiamo sentito nel vangelo dalla bocca stessa di Gesù: "Io do alle mie pecore la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano... come nessuno può strapparle dalla mano del Padre"».

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