Avvenire di Calabria

Il ddl che reca la firma del ministro per gli affari regionali e autonomie Calderoli, dopo sei mesi di discussione in Commissione Affari costituzionali, inizia l'iter della prima lettura

Autonomia differenziata, al via l’esame in Senato: il dibattito “visto” dalla Calabria

Vi proponiamo una serie di considerazioni raccolte, negli ultimi mesi, dalla nostra redazione di "Avvenire di Calabria" tra giornalisti, economisti, intellettuali e politici

di Redazione Web

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Arriva oggi nell'aula del Senato il disegno di legge sull'Autonomia differenziata. Il ddl che reca la firma del ministro per gli affari regionali e autonomie Calderoli, dopo sei mesi di discussione in Commissione Affari costituzionali, inizia l'iter della prima lettura, dopo aver superato momenti di tensione tra le forze di maggioranza e le opposizioni. In questo articolo mettiamo assieme una serie di considerazioni e posizioni raccolte, negli ultimi mesi, dalla nostra redazione di Avvenire di Calabria, tra giornalisti, economisti, intellettuali e politici.

Autonomia differenziata, la discussione approda in Senato

Un iter accompagnato, come si diceva, da forti tensioni tra maggioranza e opposizioni. Ma anche da una forte dialettica all'interno dello stesso centrodestra. Non solo a livello parlamentare o di governo. Basti pensare alle posizioni su alcuni punti convergenti, su altre divergenti, di alcuni governatori e amministratori locali non solo del Mezzogiorno.


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La legge costituzionale permette alle Regioni a statuto ordinario di richiedere ulteriori forme di autonomia in materie di competenza legislativa concorrente e in alcune materie esclusive dello Stato, rispettando i principi di equilibrio finanziario.

Cosa prevede il testo sull'autonomia differenziata

Il disegno di legge “Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” non è altro che la determinazione di principi e procedure per l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione.

Esso concede la possibilità che, su iniziativa di una Regione, questa possa negoziare maggiori forme di autonomia con lo Stato riguardo una o più materie pubbliche. Tra queste materie è annoverata anche la tutela della salute.


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La concessione di una o più «forme di autonomia» è, però, subordinata alla determinazione di quelli che vengono chiamati Leo, ovvero Livelli Essenziali di Prestazione, criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Di conseguenza come i Lep verranno determinati, monitorati e finanziati risulta essere un aspetto decisivo per quanto riguarda gli effetti che potrà avere questo Ddl sulla vita del Paese.

Spesa storica e Lep, Iasevoli (Avvenire): «Definirli non mette al riparo il Sud»

Afferma ad Avvenire di Calabria, Marco Iasevoli, giornalista di Avvenire, dal 2018 viceresponsabile del servizio politico: «L’intero sistema di protezione del Meridione dagli effetti potenzialmente negativi dell’autonomia differenziata è nella definizione di Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che tengano i servizi delle Regioni del Sud su livelli di finanziamento adeguati. Sui Lep si consuma quasi l’intero dibattito in Commissione al Senato».

«Io credo, però, che anche definire adeguatamente i Lep non metta al riparo il Sud. Perché - ancora Iasevoli - una cosa è mettere sulla carta degli impegni e un’altra è realizzarli. La “tutela” del Sud può essere solo e unicamente politica e mi spiego: trovare una formula che dia la bandierina dell’autonomia alla Lega, apporti qualche beneficio simbolico alle Regioni del Nord ma non tolga risorse al Sud.

Marino (Economista): «Ecco rischi e sfide per le regioni in ritardo di sviluppo»

Per l'economista Domenico Marino, l'Autonomia differenziata, come viene proposta e declinata, «presenta specifici rischi e sfide soprattutto con riferimento alle regioni in ritardo di sviluppo del Mezzogiorno. La questione centrale è che, concedendo maggiori risorse alle regioni più sviluppate (soprattutto al Nord) in settori chiave come sanità, istruzione e infrastrutture, si rischia di aumentare il divario con il resto del paese».


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Proprio ad Avvenire di Calabria, Marino ha sottolineato come «le regioni del Sud, storicamente più dipendenti dai trasferimenti statali, potrebbero vedere una diminuzione significativa di tali fondi. Se le regioni più ricche mantengono e aumentano le loro risorse, quelle meno sviluppate potrebbero trovarsi in una situazione di ulteriore svantaggio finanziario e, pertanto, non si può negare che l’adozione dell’Autonomia differenziata metta in discussione il principio di solidarietà su cui si è sempre basata la distribuzione delle risorse in Italia».

Aprile (giornalista e scrittore): «In discussione l'equità territoriale, il rischio è che il Paese di spezzi»

«Con l'autonomia differenziata c'è il serio rischio che il Paese si spezzi. Accrescerà le differenze tra cittadini di uno stesso Stato. Non solo tra Nord e Sud. I diritti verranno commisurati alla ricchezza territoriale e non alla cittadinanza», ha avuto modo di evidenziare ad Avvenire di Calabria, Pino Aprile, giornalista e scrittore, nonché «meridionalista più seguiti d'Italia»

Il ddl "Calderoli", secondo Aprile, va contro l’equità territoriale che, «invece, ha un’altra funzione: mettere tutti nella stessa condizione di poter fare le stesse cose. Ovunque ci sia un mio simile che viene diminuito nei suoi diritti, nella sua qualità umana, anche la mia libertà è in pericolo, perché passa un principio che qualcuno può essere meno uguale degli altri. Un paradosso pensando che l’Italia sulla carta nasce come Stato centralista, ma in realtà, già con l’attuale regionalismo, è tra i paesi europei a delegare più poteri più risorse, più spesa e più decisioni alla periferia. Al contrario della Germania che sulla carta è, invece, federalista, ma delega ai Lander che dovrebbero essere come dei mini stati una quantità di competenze, poteri e risorse infinitamente inferiore a quelli delle regioni italiane».

Occhiuto (Presidente della Regione Calabria): «Non facciamoci fregare, i Lep vanno finanziati tutti»

«Non ho alcun pregiudizio nei confronti dell’autonomia differenziata. Anzi, se fatta bene, può essere un’opportunità per le Regioni del Sud», ha detto Roberto Occhiuto ad Avvenire di Calabria nei mesi scorsi, all'indomani dell'avvio della discussione in parlamento sul ddl Calderoli. Un concetto oggi ribadito.


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«Ad esempio, se in Calabria avessimo la possibilità di gestire in autonomia temi come l’energia o la portualità potremmo avere grandi vantaggi. Ma l’autonomia differenziata è solo una possibilità offerta dalla Costituzione, che invece prevede due obblighi tutt’oggi inapplicati: garantire i medesimi diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale, e la prerequazione», ancora il Governatore cdalabrese. Un esempio? «Un bambino di Benevento deve avere gli stessi servizi e le stesse possibilità che ha un bambino di Sondrio. I Lep vanno finanziati e vanno finanziati tutti, non solo - come vorrebbe il ministro Calderoli - quelli oggetto delle possibili intese».

Da qui l'invito agli ex colleghi parlamentari e al suo partito: «Su questo vorrei che Forza Italia prendesse una posizione netta. Noi amministratori del Sud non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti del Nord, ma certamente non vogliamo farci fregare. L’ho già detto in altre occasioni: no money, no party».

Irto (senatore Pd): «Così si realizza la secessione leghista»

«Il ddl Calderoli non farà che allargare ancora l’enorme solco che divide il nostro Paese. Dobbiamo dirlo fuori dai denti: l’autonomia differenziata è stata concepita per rendere il Nord ancora più ricco e il Sud ancora più povero. È il vecchio sogno leghista. Non possiamo accettarlo e daremo battaglia in Parlamento per scongiurare una simile eventualità», le parole del senatore calabrese Nicola Irto che fra qualche ora sarà chiamato a partecipare ai lavori sull'autonomia differenziata nell'aula di Palazzo Madama.

Già mesi fa, al nostro giornale, il parlamentare dem aveva affermato a proposito del Ddl Calderoli: «Nel testo ci sono elementi di incostituzionalità evidenti. Per questo è stato bocciato dalla Conferenza Stato-Regioni. Come si fa, nel 2023, ad accettare il no alla perequazione o il criterio della spesa storica per le Regioni? Significa condannare all’emarginazione perenne territori depressi come la Calabria. La riforma, così come è stata concepita, andrebbe ad allargare i divari territoriali già presenti in temi di trasporti, energia e sanità, trasformando l’Italia in un Paese a velocità variabili. La pandemia e la guerra ci hanno invece insegnato che abbiamo bisogno di unità per entrare a pieno titolo nella grande famiglia europea, non di dividerci al nostro interno. Ecco, la riforma leghista è semplicemente anti-storica, direi quasi medievale».

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