Avvenire di Calabria

Monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, è stato uno dei primi a porre dei dubbi sulla Riforma

Governo in panne sull’Autonomia differenziata? A colloquio con il giornalista Marco Iasevoli

Il viceresponsabile della redazione di politica del quotidiano Avvenire passa in rassegna equilibri e “stalli” nella maggioranza di centrodestra

di Federico Minniti

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Autonomia differenziata, cosa c’è da sapere di più? Ne abbiamo parlato con Marco Iasevoli, giornalista di Avvenire, dal 2018 viceresponsabile del servizio politico. Campano, ha una lunga militanza in Azione cattolica, essendo stato dal 2008 al 2011 vicepresidente nazionale per il Settore giovani e attualmente è il direttore responsabile del trimestrale «Segno nel mondo». Oltre ad esplorare quanto sta accadendo in queste settimane nel Transatlantico parlamentare, con Iasevoli abbiamo provato a capire quanto la Riforma sia una prova di forza nella maggioranza guidata dalla premier Giorgia Meloni e in che modo società civile e Chiesa del Mezzogiorno stiano manifestando le proprie perplessità su una legge che appare iniqua per i territori già più penalizzati dalle logiche spartitorie degli ultimi anni… Una legge-bandiera annunciata a più riprese, ma che – adesso – sembra vicinissima al rush finale.


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Partiamo proprio dall’iter parlamentare: a che punto è l’iter della riforma sull’Autonomia differenziata?

La riforma ha quasi concluso il proprio iter in Commissione al Senato, dopo il quale andrà in Aula a Palazzo Madama. Trattandosi di un disegno di legge, che quindi non ha tempi stabiliti per l’approvazione, i suoi tempi di esame sono sostanzialmente dettati dalla politica. Quando la maggioranza di centrodestra e il governo riterranno che sia il momento di chiudere il cerchio, avremo delle accelerazioni. I rallentamenti, invece, sono lo specchio di dubbi e perplessità che si annidano nella stessa coalizione di governo.

Prova di equilibrismo per la Maggioranza. Quali i punti di convergenza e quali quelli di scontro tra i partiti di centrodestra?

Dietro il muro della compattezza, la coalizione di centrodestra ha anime molto diverse. L’autonomia è un progetto che sta a cuore alla Lega, che dopo l’evoluzione “nazionalista” di Salvini vuole comunque dimostrare all’elettorato del Nord, dove è tornato ad addensarsi il proprio consenso, di non aver abbandonato le proprie battaglie storiche. Fratelli d’Italia invece è un partito che raccoglie voti in modo omogeneo da Nord a Sud, e che si pone l’ambizione di strutturare una sorta di “Partito della Nazione”. Forza Italia conserva un consenso sviluppato nel Centro-Sud, dove esprime anche diversi amministratori regionali. I tre partiti convergono in linea solo teorica sull’idea di autonomia differenziata, ma la realtà è che Fdi e Fi temono danni al Meridione, sebbene non possano dirlo esplicitamente.


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Che posizione istituzionale è stata presa dagli Enti Locali del Mezzogiorno?

Le posizioni assunte da Comuni e Regioni del Sud dipendono dal colore politico delle singole amministrazioni. Per capire il livello di diffidenza che c’è negli enti istituzionali meridionali occorre valutare con estrema attenzione le posizioni espresse da governatori di centrodestra. Questi da un lato sono tenuti a non opporsi al governo, dall’altro esprimono rilievi e preoccupazioni che vanno considerati come “segnali” alla loro stessa parte politica. Sono profondamente contrarie, ovviamente, Regioni e Comuni amministrati dal centrosinistra.

Spesa storica e Lea, quali sono i margini di “tutela” per il Sud in Parlamento?

L’intero sistema di protezione del Meridione dagli effetti potenzialmente negativi dell’autonomia differenziata è nella definizione di Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che tengano i servizi delle Regioni del Sud su livelli di finanziamento adeguati. Sui Lep si consuma quasi l’intero dibattito in Commissione al Senato. Ma io credo che anche definire adeguatamente i Lep non metta al riparo il Sud. Perché una cosa è mettere sulla carta degli impegni e un’altra è realizzarli. La “tutela” del Sud può essere solo e unicamente politica e mi spiego: trovare una formula che dia la bandierina dell’autonomia alla Lega, apporti qualche beneficio simbolico alle Regioni del Nord ma non tolga risorse al Sud.


PER APPROFONDIRE: L’Autonomia differenziata ora fa paura anche alla Regione Calabria?


C’è un dialogo aperto tra la Cei e il Governo su questa riforma e i suoi effetti sui territori?

Sull’autonomia differenziata la Chiesa meridionale e nazionale si è espressa con una certa nettezza, mettendo in guardia dai rischi di separare l’Italia in due pezzi, uno proiettato verso il futuro e l’Europa e l’altro condannato a essere “bello ma inutile”. Ci sono pronunciamenti importanti e che potranno avere un peso a mio modo di vedere nel ridurre l’impatto concreto di questa riforma. Poi la realtà è che bisogna vedere l’andamento complessivo del governo e della maggioranza: sappiamo che la presidente del Consiglio vuole che l’autonomia cammini di pari passo con la riforma costituzionale del “premierato elettivo”, che richiede una procedura rafforzata di approvazione. Bisogna vedere cosa accadrà politicamente da oggi al momento in cui l’autonomia sarà concretamente in procinto di essere approvata, i fatti politici sono imprevedibili.

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