Fondò le comunità monastiche del Vivarium e del Castellense: i monaci si dedicarono alla trascrizione degli antichi manoscritti cristiani
Avviata l’inchiesta per la beatificazione di Aurelio Cassiodoro
Redazione Web
28 Gennaio 2020
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Ieri l’arcivescovo monsignor Vincenzo Bertolone ha avviato la prima sessione dell’inchiesta Diocesana del Processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Flavio Aurelio Magno Cassiodoro “Christifideles Laici”. La solenne apertura con il canto del “Veni Creator” si è celebrata nell’Archivio Storico Diocesano della città di Squillace, terra e comprensorio che vide nascere e morire Cassiodoro (485 - 580).
Membri del Tribunale per l'istruzione del processo Don Massimo Cardamone, Postulatore della causa, Padre Pasquale Pitari, Giudice delegato, don Don Stephen Achilihu, Promotore di giustizia, e Don Davide Riggio, Notaio attuario, e don Giovanni Scarpino, Cancelliere arcivescovile, che ha dato lettura del decreto Arcivescovile e del verbale della prima sessione. Prima del giuramento sottoscritto da parte dei membri del Tribunale, l’Arcivescovo Bertolone, nel salutare l’Arcivescovo emerito, Mons. Antonio Cantisani, il sindaco di Squillace, le autorità e tutti i presenti, ha motivato il cammino di riflessione che si è intrapreso per avviare come “un atto di amore” il processo informativo sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Flavio Magno Aurelio Cassiodoro.
Il Servo di Dio Flavio Aurelio Magno Cassiodoro, ancora giovanissimo è a Ravenna alla corte della monarca ostrogoto Teodorico come segretario personale, divenendo nel tempo alto funzionario della pubblica amministrazione, ruoli che seguiterà a ricoprire anche sotto la reggenza dei re Alarico e Vitige. Svolse la sua attività amministrativa in un periodo di grande crisi politica e sociale dell’Impero romano, dapprima invaso e poi assorbito dalle popolazioni barbariche: Goti e Longobardi. Ritiratosi nei suoi possedimenti a Squillace, fondò le comunità monastiche del “Vivarium” di vita cenobitica e del “Castellense” di vita eremitica, i cui monaci, allo stile classico della vita religiosa aggiunsero lo scopo della copiatura, conservazione, trascrizione e studio dei manoscritti antichi sia cristiani sia classici. Davvero notevole era la collezione di manoscritti custoditi a Vivarium, come vasta risulta la produzione letteraria e storica di Cassiodoro, che purtroppo non è pervenuta a noi nella sua completezza.
Già lo scorso 15 dicembre l’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, aveva pubblicato l’editto ufficiale in cui, evidenziando come Cassiodoro fu un grande protagonista della storia europea nel passaggio tra evo antico e medio, ha invitato la comunità ecclesiale a comunicare direttamente o facendo pervenire al Tribunale diocesano di Catanzaro-Squillace notizie e scritti utili (favorevoli o contrari)che possano contribuire alla determinazione della fama di santità e del culto che da secoli sono tributati a Cassiodoro. Alla luce dei pronunciamenti dei Pontefici Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno arricchito la bibliografia, diverse anche le iniziative culturali e istituzionali che dopo quindici secoli precedenti, hanno fatto emergere la grandezza umana e spirituale di Cassiodoro.
Di tutto quanto avvenuto nella Pima sessione presieduta dall’Arcivescovo Bertolone è stato consegnato al notaio attuario, assieme al plico dei documenti della prima Sessione, i decreti di nomina degli attori della causa e l’elenco dei testimoni che saranno ascoltati nel Tribunale della Curia diocesana di Catanzaro. Grande la gioia di tutti i presenti che hanno vissuto la solenne apertura con spirito di memoria, nella consapevolezza che la vita spirituale di Cassiodoro non è mai cessata di affascinare il cammino dei credenti e non solo.
“Vogliamo fiduciosamente auspicare – afferma in una nota Guido Rhodio, presidente onorario-fondatore dell’Istituto di Studi su Cassiodoro di Squillace, - che la storica Sessione che l’Arcidiocesi avvia, consegua il massimo successo, nell’ambito certo delle regole canoniche e conoscitive imposte all’alto livello di indagine ecclesiastica, assicurando anche da parte nostra la più lineare collaborazione e il più fattivo e oggettivo sostegno – per quanto ritenuto utile ed apprezzabile -, perché questo storico traguardo e questo “risarcimento” (come scrive mons. Bertolone), si raggiunga chiaramente e prontamente, sulla base dei princìpi che lo animano e facendo così anche giustizia delle dimenticanze e delle omissioni, che purtroppo la storia ha dovuto registrare”. Soddisfatto anche il paolino Don Antonio Tarsia, presente all’evento, che da decenni anche attraverso il Premio Cassiodoro, ha promosso la fama di vita umana, culturale e spirituale del Servo di Dio.
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