Avvenire di Calabria

Azione Cattolica, Francesca Chirico: «Scendere in piazza è un modo di fare opinione»

Tanti gli ospiti che hanno animato il salotto in piazza. C’erano anche il presidente nazionale e il giornalista Luca Liverani

di Francesca Chirico*

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Un momento diverso di apertura totale verso il territorio per riflettere insieme. Pace e Ambiente le parole chiave che sono emerse per il futuro di tutti

Abbiamo vissuto il primo Festival di Azione Cattolica aperto alla città, un cammino che il Laboratorio Bachelet e la commissione per l’evangelizzazione hanno preparato attraverso dei podcast partendo dalla dimensione sociale del Giubileo e dall’invito di Don Tonino Bello: "Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza".



Questa speranza l’abbiamo organizzata attraverso le parole di Laila Simoncelli della Comunità Papa Giovanni XXIII responsabile della Campagna per l'istituzione del Ministero della Pace; Luca Liverani, di ritorno da Rafah per Avvenire, che ci ha ricordato che quando si parla di giustizia climatica e migranti climatici si parla anche e soprattutto di chi sopravvive e di chi viene lasciato indietro; il “nostro” don Francesco Marrapodi che in questi anni da Assistente Nazionale ha promosso con l'ufficio ACR campagne che hanno aiutato i nostri acierrini a vivere a loro misura la partecipazione, ultima in ordine di tempo l’iniziativa con Libera per il mese della Pace e il nostro Presidente Nazionale Giuseppe Notarstefano che ha spalancato le finestre dell'associazione sul mondo accompagnandola ad esprimersi sui grandi temi della Pace, della democrazia, dell’accoglienza e su tutto quello che è umano, da cui ci siamo lasciati provocare e interpellare. Lo stesso presidente ci ha ricordato che in tempi così difficili, fare Festa, scendere in piazza, non è un’evasione ma un modo per fare opinione, per costruire percorsi di Pace.

Al Regium Waterfront abbiamo parlato di Riposo della terra, liberazione degli schiavi e remissione del debito non solo nel salotto tematico, ma anche durante la festa in musica animata dal dj set di Claudio Polimeni e Roberto Zappia, grazie alle testimonianze di Libera, Plastic Free, Seconda Chance e dei ragazzi del CE.RE.SO..

In questi mesi ci siamo chiesti tante volte se la piazza fosse il luogo giusto per concludere il nostro percorso annuale. Cosa ha da dire l’AC su temi apparentemente così distanti dalle consuete occasioni di formazione?
L’entusiasmo e la competenza con le quali il centro diocesano ha preparato e si è preparato a questo evento, ci hanno dato la risposta: è proprio in piazza, è anche in piazza, che l’AC deve abitare. Per due motivi: il primo, l’AC è AC, diceva don Tonino Bello, se portiamo la tuta da lavoro in chiesa, e nei cantieri di lavoro portiamo la veste battesimale.

Il secondo, perché ogni volta che ci siamo approcciati alle cose nuove pensando che non fosse il nostro specifico contesto, lo Spirito ha saputo stupirci con la sua fantasia. È stato così lo scorso triennio con il servizio in carcere, gli sbarchi con il Coordinamento ecclesiale, è stato così quest’anno per le domeniche al CE.RE.SO. riassunte dalla frase di una delle mamme dei ragazzi durante un pranzo: “Per la prima volta il dolore è uscito da casa mia”: e noi eravamo lì per raccoglierlo e condividerlo quel dolore.
L’AC è in parrocchia, nelle sedi, nei percorsi di formazione e catechesi e nei servizi che assicuriamo quotidianamente alle nostre comunità, ma è anche nei campetti di periferia, sulla banchina del porto, nella biblioteca della nostra casa circondariale…ed è anche per strada.


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Papa Francesco diceva all’AC: “ogni vostra iniziativa sia esperienza missionaria, destinata all’evangelizzazione, non all’autoconservazione. Il vostro appartenere alla diocesi e alla parrocchia si incarni lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi”.
Questo abbiamo tentato di fare, per questo ci intendiamo ancora impegnare.

*presidente diocesano di AC

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