
San Sperato: alla ricerca della nostra identità di fede
La vita e la testimonianza del grande martire San Sperato esprimono un appello costante a
Nel 1905 Pio X firmava “Il fermo proposito”, un testo che ha aperto un nuovo capitolo nel rapporto tra Chiesa e fedeli
Centoventi anni fa Pio X pubblicava l’enciclica Il fermo proposito, considerato il primo documento pontificio sull’Azione Cattolica. L’enciclica, che rappresentò una sintesi avanzata del pensiero della Chiesa in materia sociale e di organizzazione del laicato cattolico, era indirizzata ai vescovi italiani, perché lo promuovessero. Per l’Azione Cattolica fu, di fatto, il primo passo per un’organizzazione più sistematica. Centoventi anni sembra parlare di una storia lontana, eppure leggendo l’enciclica, si comprende che la Chiesa ha sempre parlato alla storia, nella storia, con profezia.
Sono diversi i passaggi di attualità per l’Azione Cattolica. C’è il richiamo a concorrere non solo alla «santificazione delle anime nostre, ma anche per diffondere e sempre meglio dilatare il Regno di Dio negli individui, nelle famiglie e nella società, procurando ciascuno, secondo le proprie forze, il bene del prossimo con la diffusione della verità rivelata». Un impegno richiamato dal Concilio Vaticano II che indica l’A.C. come scuola di formazione di un laicato responsabile, esperienza ecclesiale che fa proprio il fine apostolico della Chiesa: l’evangelizzazione, la santificazione e la formazione cristiana delle coscienze.
C’è il farsi contemporanei, essere Chiesa di popolo che cammina sulle strade del mondo, avere doppia cittadinanza, sapere che quella terrena ci responsabilizza a costruire la città dell’uomo con lo stesso impegno che adoperiamo per preparare la città del Cielo, ci ha chiesto di ripensare costantemente la vita associativa per mettere al centro della proposta formativa il primato della vita attraverso la formazione delle coscienze di laici adulti capaci di abitare lo spazio pubblico interpretandone le istanze di giustizia sociale e abitando tutti i luoghi in cui la vita si realizza, coniugandoli con il Vangelo.
Una sfida richiamata da Pio X: «Ricondurre Gesù Cristo nella famiglia, nella scuola, nella società…prendere sommamente a cuore gli interessi del popolo…non solo instillando nel cuore di tutti il principio religioso, unico vero fonte di consolazione nelle angustie della vita, ma studiandosi di rasciugarne le lacrime, di raddolcirne le pene, di migliorare la condizione economica con ben condotti provvedimenti…adoperarsi perché le pubbliche leggi siano informate a giustizia, e si correggano o vadano soppresse quelle che alla giustizia si oppongono».
C’è la partecipazione concreta alle vicende dell’uomo che richiede passione e impegno, che ci chiede di essere di parte e senza tentennamenti e anche in politica (quella maiuscola, come ci chiedeva Papa Francesco in occasione dei 150 anni dell’associazione). Fare politica oggi in un contesto meno rigido rispetto alle tradizionali architetture dei partiti, vuole dire anche partecipare, prendersi cura, fare esperienza di cittadinanza attiva. Se pensiamo a tutti i conflitti e le povertà di questo tempo, davanti a tante cautele dei potenti, la Chiesa ha ancora saputo indicare con parresia la strada della pace e della giustizia sociale.
Infine, c’è l’invito all’Azione Cattolica ad allargare gli spazi di partecipazione avendo una visione di futuro: «si faccia valere con tutti quei mezzi pratici, che le mettono oggi in mano il progresso degli studi sociali ed economici…» per evitare «di andare tentoni in cerca di cose nuove e mal sicure» ignorando “le buone e certe” che «hanno fatto già ottima prova» o “di proporre istituzioni e metodi propri forse di altri tempi, ma oggi non intesi dal popolo».
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Avere visione rimanendo fedeli alla propria storia e adeguando gli strumenti e i modi di comunicare il Vangelo al presente, in AC ha un nome: popolarità. Quella capacità, cioè, di ascoltare le istanze di tutti e ciascuno, di includere e costruire il bene comune. Ci conforta che quel richiamo a Leone XIII e la “Rerum Novarum”, ci fa capire che quel filo che lega la Chiesa attraverso i secoli e la tiene unita è la cura dell’uomo e della società in cui è inserito.
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