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Una mostra sulle antiche confraternite di Reggio Calabria per aiutare a riscoprire le radici spirituali e valoriali di un laicato che oggi è chiamato a nuove sfide nell’impegno quotidiano al servizio della Chiesa e della società.
L’inaugurazione dell’itinerario espositivo visitabile fino al 14 gennaio presso il Museo “Sorrentino” è stata l’occasione per presentare alla città di Reggio Calabria il Mab, un progetto, con un proprio logo, che coinvolge sinergicamente: Museo, Archivio e Biblioteca (da qui l’acronimo Mab). Il primo atto di un percorso più ampio di studio, ricerca e valorizzazione che vedrà coinvolti anche in futuro, in stile sinodale, i tre enti culturali della arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova.
Con la mostra dal titolo “Arte e storia delle antiche confraternite di Reggio Calabria”, inaugurata il 9 novembre scorso, al Museo diocesano “Monsignor Aurelio Sorrentino” di Reggio Calabria, il Mab si è presentato ufficialmente alla cittadinanza. La mostra, che sarà visitabile fino al 14 gennaio, è la “sintesi” di un progetto più articolato che ha coinvolto gli istituti culturali diocesani, il Museo diocesano, l’Archivio Storico e la Biblioteca diocesana, in un percorso condiviso di studio, ricerca e formazione.
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«Il Mab, progetto nato grazie al contributo dei fondi 8xmille alla Chiesa Cattolica, mette in evidenza proprio questo aspetto: lavorare insieme, interagire, per far conoscere non solo alla Chiesa, ma anche alla città, la storia della nostra vita ecclesiale», ci spiega don Domenico Rodà, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi reggina. È un momento, in qualche modo, storico non solo per la diocesi, ma per l’intera città di Reggio Calabria.
«Il Mab - aggiunge Lucia Lojacono, direttore del Museo “Sorrentino” - si presenta con un proprio logo ed un evento che va oltre il semplice racconto delle origini e della presenza delle Confraternite a Reggio Calabria». La scelta di voler debuttare con una mostra dedicata a questi antichi sodalizi laicali non è stata casuale, spiega ancora Lojacono, «perché appartiene, inevitabilmente, al patrimonio culturale e valoriale, non solo religioso della città di cui i nostri tre istituti diocesani sono autentici custodi».
Il percorso espositivo (visitabile ogni martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato, dalle 9 alle 13, con apertura pomeridiana venerdì dalle 15-19) si basa sulla sezione permanente del Museo dedicato alle Confraternite, arricchito di suppellettili liturgiche e tessuti sacri provenienti da depositi e di una selezione pregevole di documenti d’archivio databili tra il 1600 e il 1800.
«Preziose, quanto rare testimonianze che ci rimandano alla realtà di quei tempi come ad esempio le regole della Confraternita dei Bianchi del 1828, ma anche il progetto di riforma delle regole della Congrega del Santissimo Sacramento del 1763, tanto per citare i più rari, come altri di eguale importanza custoditi e consultabili nei nostri scaffali», spiega don Antonino Ventura, direttore dell’Archivio Storico diocesano.
Documenti a cui si aggiungono ai preziosi volumi conservati nella Biblioteca “Farias”, consultati per il progetto Mab. «Il nostro apporto - spiega la direttrice della Biblioteca, Orsola Foti - è consistito nel dare disponibilità a consultare i testi qui custoditi, oggi visionabili anche in versione digitale. I beni della biblioteca, insieme a quelli degli altri istituti, diventano così un valido strumento di evangelizzazione».
«Collaborazione che nel contesto del cammino sinodale della Chiesa assume un ulteriore valore, con la finalità inoltre, di offrire alla città una riscoperta delle proprie radici», spiega monsignor Pietro Sergi, vicario episcopale per la Cultura.
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«La storia delle antiche confraternite - ha motivo di ritenere don Sergi - è un tema che riporta al protagonismo del laicato cattolico, che ha radici antiche, nell’ordine della carità e del servizio agli altri. Ecco perché credo sia utile recuperarla e offrirla alla città come una strada, soprattutto in un momento storico così particolare e delicato come quelle che stiamo vivendo».
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