Avvenire di Calabria

Gli Arbëreshë sono una minoranza etnico-linguistica della Calabria originaria dell’Albania e della Grecia

La Calabria arbereshe, luoghi di fede e tradizioni antiche

Sono la popolazione più numerosa tra quelle stanziate in Italia e mantengono ancora la lingua, gli usi e la religione dei loro antenati

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Gli Arbëreshë sono una minoranza etnico-linguistica della Calabria originaria dell’Albania e della Grecia. Rappresentano la popolazione più numerosa tra quelle stanziate in Italia, in molti casi mantengono ancora la lingua, gli usi e la religione dei loro antenati.

Conosci la storia delle comunità arbereshe in Calabria?

Da sempre territorio accogliente, proteso verso popoli e culture che da secoli la attraversano, la Calabria conta da nord a sud la presenza di 3 minoranze etniche che la arricchiscono di lingue, costumi e tradizioni da scoprire.

Tra queste, le comunità italo-albanesi (arbëreshë) dislocate tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, rappresentano un punto di riferimento per tutti gli albanesi che in Calabria si stringono attorno alle rispettive eparchie, i principali centri territoriali di riferimento del rito greco-bizantino.


I NOSTRI APPROFONDIMENTI: Stai leggendo un contenuto premium creato grazie al sostegno dei nostri abbonati. Scopri anche tu come sostenerci.


La storia della comunità arbëreshë in Calabria ha un’origine precisa. Racconta il dramma prima e la rinascita poi dei profughi albanesi sfuggiti alle persecuzioni turche nella loro patria d’origine a partire dalla fine del XIV secolo (alla caduta dell’Impero Bizantino) e, in maniera più massiccia, nel corso del XV secolo, quando Alfonso d’Aragona donò loro una serie di territori per ricompensare il condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg dell’aiuto offertogli in occasione della congiura dei baroni del 1448.

Fu allora che le popolazioni di etnia albanese, originarie del sud dell’Albania e del nord della Grecia, iniziarono a muoversi verso le terre di quello che era il Regno di Napoli

Oggi gli albanesi di Calabria rappresentano una comunità fiera, tra le più numerose d’Italia, che ha avuto la tenacia di custodire nel tempo la propria identità culturale attraverso costumi, lingua, religione e gastronomia, ovvero gli elementi peculiari che da sempre condivide con turisti e visitatori desiderosi di saperne di più.

Il viaggio tra i Comuni albanesi in Calabria è una vera e propria immersione in una cultura “altra”, che consente di scoprire luoghi, colori, profumi e tradizioni orientali senza spostarsi dall’Italia. 

Alcuni di questi paesi compaiono anche tra I Borghi più Belli d’Italia e si consiglia assolutamente di visitarli. 


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Tra quelli in provincia di Cosenza, ad esempio, oltre all’eparchia di Lungro, sarà piacevole visitare il centro abitato di Civita, che si caratterizza per diverse peculiarità. Incastonata nel Parco Nazionale del Pollino, Civita, detta anche il "Paese del Ponte del Diavolo" per la presenza dell’omonimo ponte antico, è famosa per le cosiddette Case Kodra. La definizione, coniata per richiamare il pittore albanese Ibrahim Kodra, si riferisce a una caratteristica davvero unica dell’abitato: le casupole antropomorfe, dal volto umano. Tra i luoghi da non perdere, il Museo Etnico Arbëreshë, che raccoglie testimonianze legate alla tradizione religiosa bizantina e al mondo contadino, con richiamo all'antica filanda azionata dal corso del Raganello.

La lingua arbëreshë è una varietà dell’antico tosco, un dialetto del sud dell’Albania detto arbërisht, misto a vocaboli italici assimilati nella lunga commistione. Secondo le ultime stime. Tra i paesi che più di tutti conservano la lingua delle origini compaiono quelli cosentini di Lungro, Acquaformosa, Civita, Frascineto e San Demetrio Corone.

Quest’ultimo in particolare, è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant'Adriano dal1794, un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale e delle tradizioni patrie, vero e proprio faro del patrimonio identitario albanese. La frazione Macchia Albanese ha dato i natali a Girolamo De Rada, vate arbëresh e padre della letteratura albanese moderna. Inoltre, a San Demetrio Corone si tiene ogni anno il "Il Festival della Canzone Arbëreshe".

La visita del presidente albanese in Calabria

Sabato il Presidente della Repubblica di Albania, Bajram Begaj, in visita in Calabria parla delle comunità arberesche e del valore che hanno per il nostro Paese e per la sua Nazione. «In Calabria gli arberesche sono perfettamente integrati nella vita sociale, economica e culturale e mi fa molto piacere che gli italiani abbiano loro aperto le porte e i cuori accogliendo queste laboriose comunità. L’ospitalità è un valore umano» aggiunge «che appartiene ai nostri due Paesi e che ha delle radici profonde nella storia».

Begaj ha ricevuto un’accoglienza straordinaria nei paesi del Cosentino, del Crotonese e del Catanzarese formati in larga parte dai discendenti degli albanesi arrivati in terra calabra sei secoli fa.


PER APPROFONDIRE: Cammino sinodale, mons. Oliverio (Lungro): «sentirsi fieri di appartenere alla Chiesa orientale cattolica»


Il Presidente d’Albania parlando degli arberesche di Calabria sceglie di citare Dante Alighieri, per spiegare l’importanza di queste comunità rispetto alla nazione di origine anche dal punto di vista  storico lessicale. La sottolineatura è illuminante: «Cito il Poeta italiano più famoso nel mondo  perchè quando senti parlare gli appartenenti a questa comunità in arberesche riscopri la lingua antica del tuo paese. È come se un italiano sentisse parlare la sua lingua ai tempi di Dante. E ti fa pensare a quanto loro hanno fatto per conservare, tutelare, mandare avanti questo immenso patrimonio culturale. È una emozione indescrivibile vedere ballare e cantare tanti bambini  usando questa lingua antica. Loro, infatti, hanno preservato questo patrimonio anche attraverso le danze e il canto».

Articoli Correlati