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È partita la nuova campagna dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che racconta una Chiesa sempre più “in uscita”, al fianco dei poveri, dei fragili, dei dimenticati. Anche a Reggio Calabria, questa firma si traduce ogni giorno in opere concrete che restituiscono dignità e futuro a tante persone.
Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica non è solo un atto amministrativo, ma un gesto di corresponsabilità e partecipazione. Significa prendere parte a un’opera collettiva che unisce credenti e non credenti in un cammino comune di solidarietà. Lo racconta bene il centro “Monsignor Italo Calabrò” di Archi, dove le suore alcantarine, con l’aiuto di tanti volontari, offrono ascolto, sostegno e strumenti per ricostruire vite segnate dal bisogno. Ed è grazie all’8xmille che tutto questo è possibile.
Nel territorio dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, le firme si trasformano in servizi: empori solidali, centri d’ascolto, accoglienza agli sbarchi, mense, percorsi di accompagnamento educativo. L’Help Center offre consulenza legale e sostegno a persone senza dimora, mentre Casa Anawim, bene confiscato, avvia percorsi sanitari per chi non può accedere alle cure. Sono opere che mostrano il volto concreto della carità cristiana.
Nel solo 2024, sono stati oltre 275 i milioni destinati alla carità: servizi per disoccupati, giovani in difficoltà, anziani, famiglie povere, migranti, vittime di usura o tratta. Una rete che va oltre l’assistenzialismo e promuove percorsi di autonomia e reinserimento. Il tutto nella piena trasparenza e secondo i valori del Sovvenire: comunione, solidarietà, libertà, perequazione, partecipazione.
PER APPROFONDIRE: A Reggio Calabria fare il bene è possibile: «Grazie alla firma per l’8xmille»
«La firma dell’8xmille è un piccolo gesto che non costa nulla, ma che unito a tanti altri diventa un grande segno di corresponsabilità», ricorda Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas diocesana. Ed è così, con una semplice firma, che la Chiesa continua a essere accanto a chi ha più bisogno.
Per questo è importante firmare: per non lasciare nessuno indietro. Per continuare a costruire una comunità che si prende cura dei suoi figli. Perché il Vangelo non si annuncia solo con le parole, ma anche con i gesti concreti di ogni giorno.
Dal 13 aprile, spot e video raccontano una Chiesa “in uscita”, impegnata ogni giorno accanto ai più fragili. Una firma che vale accoglienza, solidarietà e speranza. E che può cambiare la vita di migliaia di persone. Dal 1990, grazie all’8xmille, vengono finanziati ogni anno migliaia di progetti in Italia e all’estero, lungo tre direttrici principali: carità, culto e pastorale, sostegno ai sacerdoti. Nel 2024 sono stati destinati 275 milioni di euro alla carità, 389 milioni al sostegno di oltre 32mila sacerdoti e 246 milioni per la tutela del patrimonio e la pastorale.
L’8xmille è un moltiplicatore di bene: la Chiesa non si limita all’assistenzialismo, ma promuove percorsi di autonomia, inclusione e dignità. È quanto emerge dalle otto storie di speranza della campagna 2025 che parla anche calabrese, con il racconto della mensa Caritas di San Ferdinando, nella diocesi di Oppido - Palmi, dove ogni settimana si distribuiscono pasti caldi a chi non ha nulla. Tra gli esempi di come la firma si trasformi in gesti concreti di amore.
«Firmare per la Chiesa cattolica significa essere parte di un circuito di solidarietà che raggiunge chi ha più bisogno. Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato», afferma non a caso Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
La nuova campagna 8xmille della Cei è stata lanciata lo scorso 10 aprile. Ideata dall’agenzia VML, la regia è di Edoardo Lugari, le foto sono di Francesco Zizola e la casa di produzione è Casta Diva/Masi Film. Pianificata su tv e web è rivolta a diversi canali e target. L’intento è lanciare un mesaggi di corresponsabilità. «La firma - è stato detto nel corso della presentazione - è una forma di partecipazione che va oltre gli stereotipi e racconta l’impegno sviluppato con voci credibili». Come sottolineato, fra gli altri, da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Cei, «la campagna non è solo uno spot, ma azione di carità e traduzione concreta del Vangelo nel vissuto delle nostre società e dei nostri territori».
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