Avvenire di Calabria

Il 21 maggio è la Giornata mondiale per la diversità culturale, il dialogo e lo sviluppo

Le minoranze linguistiche in Calabria che promuovono la ricchezza delle diversità e il dialogo multiculturale

Dall'Arbëreshë al mondo dell'area grecanica, ecco le perle che contribuiscono a dare valore all’identità della regione e a promuovere valori quali l'accoglienza e il dialogo multiculturale

di Maria Rita Sciarrone

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Il 21 maggio viene celebrata la Giornata Mondiale per la diversità culturale, il dialogo e lo sviluppo, seguita dall’adozione della “Dichiarazione Universale della Diversità Culturale”. In Calabria ci sono alcune realtà, indicate come minoranze linguistiche che, grazie alla loro presenza e conservazione delle tradizioni d'origine, contribuiscono a promuovere i valori legali alle diversità culturale.

Giornata della Diversità Cultuale, cosa si celebra

La giornata invita a riflettere sull’importanza di celebrare e preservare la ricchezza delle nostre diverse tradizioni, lingue e storie, promuovendo l’uguaglianza, la tolleranza e la pace, affrontando al contempo le sfide globali con in modo inclusivo e rispettoso delle diversità culturali.


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Come scritto nell’articolo 5 della Dichiarazione: «Ognuno deve avere la possibilità di esprimersi, di creare e diffondere le proprie opere nella lingua di sua scelta e, in particolare, nella lingua madre; ognuno ha diritto a un’educazione e formazione di qualità che rispettino pienamente la sua identità culturale, ognuno deve poter partecipare alla vita culturale di sua scelta, ed esercitarne le forme, nei limiti imposti dal rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali».

Minoranze linguistiche, una ricchezza nelle diversità

In Italia esistono dodici minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge. Tre di queste minoranze si trovano in Calabria. Questo prezioso patrimonio etnoculturale, valorizzato dall’Unesco e preservato da istituzioni, associazioni e comunità locali, attrae visitatori curiosi e desiderosi di conoscere le storie identitarie custodite in questi luoghi

Nel cosentino, l'ultima colonia occitana del sud Italia

In provincia di Cosenza resiste l’ultima colonia linguistica occitana nel sud Italia. Questa minoranza etnolinguistica è giunta in Calabria nel Duecento, quando le comunità religiose valdesi originarie del Piemonte, si rifugiarono in questo territorio per sfuggire alle persecuzioni. Il primo insediamento occitano fu il Borgo degli Ultramontani, vicino a Montalto Uffugo, seguito da San Sisto, La Guardia, Vaccarizzo, Rose, Argentine, San Vincenzo.


PER APPROFONDIRE: Gallicianò, alla scoperta dell’ultima acropoli della Magna Grecia


Oggi l’unica comunità occitana sopravvissuta in Calabria è quella di Guardia Piemontese. Riconosciuti come minoranza linguistica, godono di determinati diritti e protezioni, tra cui l’insegnamento della lingua nelle scuole, la segnaletica bilingue e la rappresentanza nel Consiglio delle Minoranze Linguistiche della Regione Calabria. 

La comunità arbëreshë

Originaria di Albania e Grecia è, invece, la comunità arbëreshë, considerata la minoranza linguistica albanese più estesa d’Italia. I territori in cui si sono insediate e sviluppate queste comunità sono oggi indicati con un solo nome: l’Arbëria (terra degli Arbëreshë). La provincia di Cosenza è quella in cui la comunità Arbëreshë è più rappresentata, con 19 comuni, tra cui: Civita, Frascineto, Lungro, Plataci, San Demetrio Corone, Vaccarizzo Albanese, Spezzano Albanese. Custode di preziose testimonianze

legate alla tradizione religiosa bizantina e alla vita contadina è il Museo Etnico Arbëreshë a Civita. Usi, riti e costumi sono conservati in tutti i centri in cui insiste questa minoranza, come ad esempio i musei del costume di Vaccarizzo Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Frascineto. A San Demetrio Corone si svolge ogni anno il “Il Festival della Canzone Arbëreshe”. 

La comunità grecanica a Reggio Calabria

In provincia di Reggio Calabria, attorno a Bova, vive ancora oggi la cultura e la lingua grecanica, resa celebre in tutto il mondo grazie al glottologo e filologo tedesco Gerhard Rohlfs, il quale sostenne l’origine magnogreca della lingua che ancora vive nei borghi ellenofoni. Al Rohlfs è dedicato il Museo della Lingua Greco- Calabra “Gerhard Rohlfs”.

Situato all’ingresso del borgo di Bova, il museo svolge il ruolo il duplice ruolo di Museo della lingua Greco-Calabra e di Museo etnografico della comunità. Nel cuore della capitale della Calabria Greca, si svolge ogni anno To Ddomàdi Grèko (la settimana greca), una formazione linguistica intensiva dedicata esclusivamente al greco di Calabria, alla sua cultura, con l’obiettivo di promuovere un processo di rivitalizzazione di una lingua che sta scomparendo.


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Conservano forti legami con la cultura magno-greca anche i centri abitati di Condofuri, Gallicianò, Roccaforte del Greco e Roghudi. In particolare, Gallicianò è considerato il paese più greco dell’area e l’unico attualmente interamente ellenofono.

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