Avvenire di Calabria

«Nessuno si salva da solo», la due giorni vissuta al Soccorso restituisce argomenti per il laicato reggino

Reggio-Bova, il “cantiere” sinodale riparte dall’esempio di Betania

La riflessione del Segretario Consulta diocesana per le Aggregazioni Laicali sull'inizio del nuovo anno pastorale

di Carmine Gelonese *

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«Nessuno si salva da solo», la due giorni vissuta al Soccorso restituisce argomenti per il laicato reggino. La riflessione del Segretario Consulta diocesana per le Aggregazioni Laicali sull'inizio del nuovo anno pastorale.

Il cantiere solidale nell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova

Il secondo anno sinodale sarà caratterizzato dai “Cantieri di Betania”, aperti in particolare a quanti non sono stati coinvolti nel primo anno. L’immagine del cantiere «indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto ed esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per la successiva fase sapienziale». Il cuore dei Cantieri è l’icona biblica della casa di Betania (Lc 10,38-42).


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Nei giorni 5 e 6 settembre, come comunità diocesana ci siamo ritrovati al Soccorso per una lectio e una riflessione teologico-pastorale sul tema. La lectio divina è stata condotta dalla biblista della Gregoriana, Rosalba Manes, che ci ha presentato Betania come scuola e modello di discepolato e di accoglienza. Marta e Maria non sono due figure da contrapporre, anche nel nostro stile ecclesiale, ma complementari e uniche: se ci crediamo davvero, infatti, ciascuno di noi è imago dei, immagine di Dio, e sta a noi capire che volto di Chiesa vogliamo essere ed esprimere.

Marta è la padrona di casa, irrequieta donna del movimento; Maria è seduta in atteggiamento di umiltà e ascolto ai piedi del Maestro, e, ci dice Luca, sceglie “la parte buona” (agathen). E infatti Gesù è venuto a Betania per Marta, per liberarla dalla schiavitù di un moto perpetuo e aiutarla a ricentrarsi su di Lui. Nel “servirsi” di Maria per aiutare Marta, Gesù ci indica ancora una volta come sia necessario lavorare insieme.

Non ci si salva da soli: Marta e Maria hanno bisogno l’una dell’altra, è il loro, e il nostro, comune destino. Il brano, poi, è inserito in un contesto di missione. Gesù ha preso “la ferma decisione” di salire a Gerusalemme per andare a morire, e la tappa di Betania è per Lui il momento della pace e della con-vivialità nel momento di una scelta fondamentale della propria vita. Così è anche per noi, in uno snodo temporale che richiede una forte impronta missionaria.


PER APPROFONDIRE: Sinodo a Reggio Calabria, ripartire dalla Comunione


Martedi 6 l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago, ha invece delineato i tratti teologico-pastorali che devono caratterizzare il nuovo anno; non senza aver sottolineato più volte che probabilmente non abbiamo ancora preso davvero sul serio il mandato del Papa: «Il cammino sinodale è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015). In questo senso, nessuno di noi può permettersi di essere nostalgico del passato, ma neanche di un futuro che è da costruire.

Siamo chiamati oggi a vivere non la moda di un ennesimo piano pastorale, ma di rinnovare il cuore stesso della vita della Chiesa con uno stile e una capacità di ascolto nuovi. Così Maniago, commentando i tre cantieri – particolarmente significativo il passaggio sulla rivitalizzazione degli organismi di partecipazione -, ci fornisce alcuni “suggerimenti fraterni”.

In primis, gettare la maschera di discussioni e scetticismi che ci fanno camminare col freno a mano tirato: fidiamoci dello Spirito che dà la vita, e non sprechiamo tempo per la responsabilità che, come cristiani, abbiamo verso tante sorelle e fratelli. Ancora. non avere paura di critiche, e neanche di ascoltare raccogliere esperienze molto diverse fra loro, non alzare steccati, continuare ad avere il piacere di ascoltare l’altro, di entrare nella sua vita. A questo si aggiunge partire e ricondurci sempre all’essenziale, Gesù, da porre sempre al centro di tutte le nostre iniziative anche piccole: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). La fede è presenza concreta del Risorto, e si nutre della Parola compresa nella tradizione e vissuta nei sacramenti; particolare accento viene posto alla celebrazione eucaristica, da vivere con sempre maggiore consapevolezza. Adesso tocca a noi, singoli, gruppi, comunità; capire se vogliamo guardare i cantieri fuori dai cancelli, come i pensionati delle vignette, o esserne convinti operai.


* Segretario Consulta diocesana per le Aggregazioni Laicali

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