Avvenire di Calabria

Un miliardo di studenti nel mondo non hanno ancora avuto la possibilità di tornare a scuola. Il dato emerge dalla campagna «Dacci oggi il nostro pane quotidiano»

Caritas e Focsiv: «È allarme educativo nel mondo»

Redazione Web

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di Patrizia Caiffa* - Settembre, le scuole riaprono nell'incertezza. Si discute di banchi, mascherine e tamponi ma si riflette meno sul fatto che, negli anni a venire, saranno i giovani a pagare il prezzo più alto della pandemia. Se ora il Covid-19 sta colpendo maggiormente gli anziani, le persone più fragili, nel medio e lungo termine saranno le nuove generazioni a risentire gli effetti del “gap educativo” di questi mesi. È la preoccupazione, estesa a livello globale, di Caritas italiana e Focsiv, che dedicano proprio al tema dell’educazione l’approfondimento di questo mese, nell’ambito della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, che confluisce nel sito www.insiemepergliultimi.it. I due organismi hanno lanciato l’8 luglio una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per finanziare 66 progetti in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina ed aiutare le comunità locali ad arginare gli effetti della pandemia. Finora, nonostante la pausa estiva, sono stati raccolti circa 50-60.000 euro. Nei prossimi mesi si punterà ad un maggior coinvolgimento di diocesi e territori.

Le cifre. Secondo l’Unicef 1,5 miliardi di studenti nel mondo sono stati toccati dal lockdown e almeno 1 miliardo di studenti nel mondo non hanno ancora avuto la possibilità di tornare a scuola.
L’Unesco stima che 23,8 milioni di bambini e giovani – dalla scuola materna all’istruzione terziaria – potrebbero abbandonare o non avere accesso alla scuola il prossimo anno scolastico. Almeno 463 milioni di bambini non hanno potuto accedere alla didattica a distanza e 346 milioni di bambini, nei Paesi meno sviluppati, hanno perso la possibilità di mangiare a scuola l’unico pasto quotidiano completo, con un giusto apporto nutrizionale.

Allarme "educazione". «Il Covid-19 ci ha fatto tornare indietro di 40 anni nei livelli di scolarizzazione e alfabetizzazione – lancia l’allarme al Sir Massimo Pallottino, responsabile dell’Ufficio Asia e Oceania di Caritas italiana -. L’emergenza da affrontare ora è di
non lasciare indietro nessuno e fare in modo che chi è uscito dai percorsi educativi possa rientrare.
Altrimenti saremo costretti ad affrontare, come società, un grosso problema di mobilità verticale: chi non va a scuola avrà lavori scarsamente qualificati e guadagnerà poco, ossia rimarrà al livello più basso della scala sociale. L’impatto, come sempre, sarà sui più deboli e accentuerà le disuguaglianze. Siamo molto preoccupati per le famiglie più fragili e per i più vulnerabili». L’auspicio, per quanto riguarda l’Italia e l’imminente riapertura delle scuole il 14 settembre, «è che tutti facciano il loro dovere, insegnanti e istituzioni, perché nessuno studente o studentessa rimanga indietro».

I centri di alfabetizzazione della diocesi di Gibuti, nel Corno d’Africa. Tra i 66 progetti di Chiese e organismi locali che saranno finanziati dalla Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” alcuni puntano l’attenzione proprio sugli aspetti educativi. È il caso dei centri di alfabetizzazione della diocesi di Gibuti, nel Corno d’Africa, che coinvolgono circa 800 studenti ogni anno. Intercettano ragazzi e ragazze di strada, figli di migranti o provenienti da famiglie molto povere, che altrimenti verrebbero esclusi dal sistema di educazione pubblica. Caritas italiana lavora da tempo con la diocesi di Gibuti; le donazioni della Campagna potranno dare un respiro più ampio a questo progetto, approvato dal governo locale.



In Colombia, nei tre barrios populares di Medellin sarà sostenuto un centro gestito da Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo, associato alla Focsiv) e dalla Comunità dei Giuseppini del Murialdo. Nella Parrocchia Santa Maria della Sierra, da molti anni, viene servito un pasto caldo quotidiano a 300 bambini e 50 anziani, per contrastare la malnutrizione ed evitare gli abbandoni scolastici. Qui è attivo anche il centro giovanile “San Leonardo Murialdo”, dalle 11 del mattino alle 10 della sera, uno spazio per giocare, imparare e pregare, con una ludoteca, una biblioteca, un cinema/teatro, un salone per i gruppi giovanili. Sono offerti gratuitamente servizi di recupero scolare, laboratori, corsi di formazione professionale. Il progetto prevede anche borse di studio per 20 ragazzi. In Colombia l’anno scolastico inizia a gennaio e finisce a novembre, ma la didattica a distanza, a causa del difficile accesso alla rete internet, è quasi impossibile.
«Dei 1223 studenti del territorio 919 non possiedono computer e connessione a internet»,
spiega padre Giuseppe Melluso, dei Giuseppini del Murialdo: “Molti genitori sono analfabeti, semianalfabeti o lavorano tutto il giorno e non possono aiutare i figli per i compiti. I giovani che hanno vinto la borsa di studio stanno studiando all'università: la mancanza di internet o di computer rende tutto più complicato”. A seguito della pandemia il progetto è stato riadattato, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, per aiutare i bambini e le bambine a fare i compiti a casa. Si stanno inoltre organizzando classi per bambini tra i 10 ed i 13 anni ancora analfabeti.
*Agensir

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