Avvenire di Calabria

«Se non agiamo immediatamente, le conseguenze del coronavirus uccideranno più persone della pandemia stessa» dice il segretario generale Aloysius John

Caritas Internationalis lancia l’allarme per la crisi umanitaria

Redazione Web

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Caritas Internationalis è fortemente preoccupata per la grave crisi umanitaria che sta facendo seguito alla diffusione della pandemia ed esorta la comunità internazionale ad intraprendere azioni coraggiose e immediate. La Confederazione nota come negli ultimi quattro mesi l'attenzione politica e mediatica internazionale si sia giustamente concentrata sulla diffusione del virus. Al tempo spesso occorre tuttavia essere coscienti che le conseguenze della pandemia stanno dando prova di poter essere ancor più pericolose e mortali dell'impatto del virus stesso, specialmente per le comunità maggiormente vulnerabili che vivono nei Paesi più poveri.

Il lockdown deciso in Europa, negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone ha paralizzato l'economia globale che è ora fortemente compromessa. Secondo le proiezioni del World Food Programme, in tutto il mondo il numero di persone sull’orlo della fame è destinato a raddoppiare a causa delle conseguenze economiche legate alla pandemia e potrebbe raggiungere quota 230 milioni di persone.
L'Africa è il continente maggiormente colpito, a causa della mancanza di cibo, come conseguenza diretta del lockdown posto in essere in diversi Paesi, nonché di una varietà di disastri naturali quali inondazioni, siccità, invasione di locuste, raccolti scarsi. Molti paesi del Medio Oriente, dell'America Latina e dell'Asia sono già sull'orlo di una grave crisi alimentare che sta comportando un importante aumento della malnutrizione infantile e del numero di adulti che soffrono la fame.

I migranti, gli sfollati interni, i rifugiati e i rimpatriati sono tra i gruppi maggiormente a rischio, essendo gravemente colpiti dalla crisi alimentare e dalla mancanza di condizioni di vita sicure. Molti rimpatriati in Venezuela soffrono la fame. I migranti irregolari sono un'altra comunità particolarmente esposta, perché non rientra in nessuna delle categorie che possono ottenere aiuti. Le autorità locali dovrebbero garantire loro accesso a servizi essenziali e in particolare all'assistenza sanitaria.

Il segretario generale della Caritas Internationalis, Aloysius John, ha dichiarato: «Siamo consapevoli di essere davanti a un'emergenza atipica in cui i Paesi che normalmente sono tra i maggiori donatori sono i più colpiti dal virus. Ma dobbiamo essere coscienti che l’utilizzo degli aiuti internazionali per rispondere ai bisogni nazionali non rappresenta la giusta soluzione».

Caritas Internationalis esorta pertanto la comunità internazionale a:

- sospendere le sanzioni economiche contro la Libia, l'Iran, il Venezuela e la Siria al fine di consentire l'importazione di medicinali, di attrezzature mediche e di beni di prima necessità per la popolazione.

- fornire alle organizzazioni di ispirazione religiosa i mezzi necessari per rispondere ai bisogni urgenti causati dalla pandemia, attuando programmi di micro sviluppo in grado di garantire la sicurezza alimentare per le comunità più povere, nonché assistenza umanitaria, sanitaria e in denaro.

- allocare fondi aggiuntivi per sostenere le comunità più vulnerabili affinché sopravvivano durante questo periodo di lockdown.

- garantire l'accesso a servizi essenziali per gli sfollati interni e i rifugiati, compreso l'accesso ai campi profughi e per sfollati interni.

«Non si potrà fermare questa nuova grave crisi umanitaria se non verranno intraprese azioni coraggiose per sostenere le comunità più vulnerabili. Caritas Internationalis si unisce alla richiesta di papa Francesco di promuovere una “solidarietà creativa globale” e andare oltre la semplice risposta alla propagazione del coronavirus al fine di evitare un'altra grave tragedia umanitaria» ha aggiunto John.

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