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Caro bollette, Labate (Confcommercio): «Rischio tracollo». L’aumento delle utenze preoccupa le attività economiche. Già il Covid ha “falciato” oltre il 30% delle realtà. Male i ristori, il presidente dei commercianti: «Fisco insostenibile. Va riformato».
Lorenzo Labate appartiene a una storica famiglia di commercianti reggini. Da qualche mese guida la Confcommercio locale; non il miglior periodo per la categoria. Ma rispetto alle andamento del mercato ha un punto di vista più cauto rispetto a quanti stanno proponendo analisi catastrofistiche: «Tutto dipende dalle aspettative: devono essere realistiche. Inutile paragonare questa stagione dei saldi a quella pre-pandemica» ci dice, ma dati alla mano «se la confrontiamo con quella dell’anno scorso, quando eravamo in piena emergenza, possiamo dire che ci sono timidi segnali di ripresa».
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Labate nell’analizzare la situazione, non si sofferma solo agli indicatori economici: «Il problema è più sottile: l’incertezza scaturita dal coronavirus ha generato alti livelli di risparmio a cui corrispondono bassi costumi». Per il presidente di Confcommercio Reggio Calabria occorre lavorare «sulla psicologia della gente per farla uscire da una sorta di “auto lockodown” in cui si è andata a infilare».
Occorre «ottimismo» aggiunge Labate. Certo a spulciare i dati delle aziende fallite in questi (quasi) due anni di pandemia c’è poco a essere lieti: il 30% delle attività commerciali in riva allo Stretto hanno chiuso i battenti. «Il vero problema riguarda la logica che ha guidato i ristori, pensati quasi come un contentino. Era l’ora (e lo è tuttora) di una revisione sulla pressione fiscale e tributaria. Dare dei soldi per pagare dei soldi che senso ha?».
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Su scala locale, il Comune ha fatto quel che poteva «utilizzando fondi fermi da 15 anni». Ma all’orizzonte dei commercianti c’è un nuovo tsunami. Si chiama caro-bollette: «Alcuni associati di Confcommercio impegnati nel mondo della ristorazione hanno visto aumentare le loro bollette del 50% in più; - sostiene Labate - con questi costi, le imprese saranno costrette a chiudere». Un “panorama” tutt’altro che idilliaco.
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