Avvenire di Calabria

C'è attesa per il verdetto dei giudici, soprattutto per gli effetti che potrebbe avere sulla politica cittadina

Caso Miramare, oggi il giorno della sentenza: cosa rischia Falcomatà

A Reggio Calabria cresce l'attesa: tra poco l'udienza

di Francesco Chindemi

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Caso Miramare, oggi è il giorno della sentenza. Cosa rischia Falcomatà e quale i possibili scenari, in caso di una eventuale condanna del primo cittadino? Il giudizio dei giudici del tribunale di Reggio Calabria, infatti, si ripercuoterà non solo sugli imputati, tra cui c'è proprio l'attuale sindaco, ma sull'intera politica reggina.


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L'accusa ha chieso un anno e dieci mesi per il primo cittadino. In caso di condanna scatterebbe per lui la sospensione di 18 mesi per effetto della "Legge Severino". Per quel periodo, l'amministrazione comunale andrebbe avanti nel proprio mandato, ma verrebbe privata della sua guida eletta, ossia al primo cittadino e affidata al suo vice che diventerebbe sindaco "facente funzioni".

Il collegio che dovrà pronunciarsi sulle condotte di Falcomatà e degli altri imputati, tra cui i componenti della sua prima giunta è presieduto dal dottor Fabio Luria. A latere dell'udienza fissata per questa mattina alle 11 e dopo le repliche del pubblico ministero e degli avvocati difensori, il collegio si ritirerà in camera di consiglio. Dovrà trarre le proprie conclusioni, circa la delibera "incriminata", con cui, nel luglio del 2015, la giunta affidava all'associazione il Sottoscala di Paolo Zagarella (anche lui imputato), la gestione del piano terra del Miramare.

Secondo l'accusa sindaco e assessori, nell'affidare il Miramare, avrebbero violato «i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione». Per i pm, la Giunta ha adottato una delibera con la quale «statuivano l'ammissibilità della proposta proveniente dall'associazione Il Sottoscala». Avrebbero dovuto, invece, predisporre un bando pubblico.

Caso Miramare: le richieste dell'accusa

Un anno e dieci mesi di reclusione per il primo cittadino Giuseppe Falcomatà. L'accusa ha chiesto invece un anno e otto mesi per gli altri imputati. Ossia, gli ex assessori comunali Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca (attuale assessore ai lavori pubblici), Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti; l'ex segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, la già dirigente del settore "Servizi alle imprese e sviluppo economico" Maria Luisa Spanò e l'imprenditore Paolo Zagarella.

La requisitoria e la «regia del Sindaco»

«Il fine unico di questa vicenda - ha detto il pm Ignazitto nella requisitoria - è stato quello di assegnare questo immobile a un amico del sindaco Falcomatà».

Gli imputati hanno spiegato che la delibera era un atto di indirizzo. Ma per la Procura, «non c'era nessun atto di indirizzo, ma un atto di immediata concessione: il gioiello di famiglia si era trasformato in un affare di famiglia. Non è stata mala-gestio, ma una gestio finalizzata a raggiungere un determinato obiettivo e il sindaco è stato il regista».

Cosa prevede la norma in caso di condanna del sindaco

In caso di condanna, il tribunale trasmetterà il dispositivo al Prefetto, il quale - nel prendere atto della comunicazione e del titolo di reato - accertata la sussistenza della causa di sospensione la renderà operativa sospendendo il primo cittadino per 18 mesi. La sospensione avviene però alla ricezione dal parte del diretto interessato, della notifica del provvedimento a firma del prefetto.

In questo frangente, come è già accaduto nella vicina Villa San Giovanni, a causa di una sorta di "vacatio" procedurale, il primo cittadino potrà firmare atti ed eventualmente modificare gli assenti della giunta, nominando, ad esempio, un nuovo vicesindaco che andrà ad assumere poi le funzioni di sindaco "facente funzioni".

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