Un'opera preziosa quella dei centri antiviolenza a Reggio Calabria, abbiamo raccolto una testimonianza
Centri antiviolenza, aumentano coraggio e denuncia
Parla la responsabile del Centro "Angela Morabito": «Sono sempre più le donne a maturare la consapevolezza di esser vittima di violenza».
di Francesco Chindemi
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Un'opera preziosa quella dei centri antiviolenza a Reggio Calabria. «Sono sempre più le donne a maturare la consapevolezza di esser vittima di violenza. Allo stesso tempo ad avere il coraggio di sporgere denuncia». Francesca Mallamaci è assistente sociale professionista. È la responsabile del Centro antiviolenza e della Casa accoglienza “Angela Morabito”, gestiti dalla Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio Calabria.
Il Centro antiviolenza "Angela Morabito" di Reggio Calabria è una realtà nata nel 2013. Da quasi un decennio accoglie e assiste molte donne vittime di maltrattamenti. Il servizio - ci racconta - «è nato ed è strutturato per cercare di dare risposte a tutte le donne e ai loro figli che si trovano a vivere situazioni di violenza di varia natura». È un servizio gratuito che garantisce il rispetto dell’anonimato. Si svolge in stanze accoglienti, tali da favorire il racconto e l’ascolto quasi in intimità. «Proprio perché - spiega ancora la dottoressa Mallamaci - chi subisce violenza ha necessità, prima di tutto, di uscire dalla gabbia del silenzio e raccontarsi a qualcuno che ispiri fiducia».
Nel mostrarci i locali del Centro intitolato alla memoria di una giovane vittima di violenza domestica, purtroppo strappata alla vita terrena da un brutto male, la responsabile ci parla anche del cuore e dell’anima della struttura. «Qui - dice - opera un’equipe composta di sole donne. Oltre alla mia figura vi è una psicologa e psicoterapeuta, una legale, un’altra assistente sociale e una pedagogista. Ci avvaliamo anche, laddove ci dovesse essere la necessità, di una mediatrice interculturale. Il nostro è un approccio di genere proprio per facilitare le relazioni».
Centro antiviolenza "Angela Morabito" di Reggio Calabria, un'àncora di salvezza per tante donne
Presso il centro è attivo uno sportello d’ascolto aperto cinque giorni a settimana. In supporto, c’è anche un numero verde di reperibilità legato al numero di pronto intervento antiviolenza “1522”. Cosa chiedono le donne nel rivolgersi al Centro antiviolenza “Angela Morabito”? «Innanzitutto - racconta ancora Francesca Mallamaci - di essere rassicurate, di avere la certezza che nulla sarà fatto senza il loro volere. C’è tanta paura di denunciare, soprattutto per le eventuali conseguenze che tale gesto potrebbe comportare».
Ecco perché, spiega ancora l’esperta assistente sociale, «è importante per noi il rispetto dei tempi della donna. Non siamo noi a forzarla a fare l’eventuale passo o a intraprendere il percorso, ma sarà lei stessa a dettare tempi e modalità. Il nostro compito è prenderci cura di lei, affiancandola e sostenendola in questo percorso di sostegno e accompagnamento, finché non acquisirà sempre più sicurezza e consapevolezza che è possibile uscire dal tunnel della violenza».
La violenza non fa distinzione tra ceto sociale o livello d'istruzione
Qui vengono accolte donne da tutta l’area metropolitana di Reggio Calabria e non solo. «Siamo in rete con altri centri e rifugi antiviolenza regionali e accogliamo donne che provengono anche da fuori regione, in caso di particolari percorsi di protezione». Il loro profilo? «Purtroppo le persone che cadono nella morsa della violenza appartengono a tutte le categorie sociali, senza distinzione alcuna di ceto, reddito o grado d’istruzione. Seguiamo, ad esempio, molte donne avvocato».
«Sembra paradossale - ancora Mallamaci - che una professionista, che gode di una certa conoscenza sotto il profilo normativo e giudiziario, si rivolga a noi. Eppure è così. La violenza, non solo fisica, ma anche psicologica, non risparmia nessuno. Rende incapace di reagire anche chi, in apparenza, disporrebbe di tutti gli strumenti per farlo». Anche tra chi si rende responsabile di gesti così irrispettosi della dignità umana, «non appartiene solo a contesti di degrado sociale. Tutt’altro, molto spesso sono persone che godono anche di un certo prestigio e rispetto».
C’è, insomma, un lavoro certamente non facile da portare avanti nel servizio svolto dall’equipe del Centro antiviolenza "Angela Morabito" di Reggio Calabria guidata dalla dottoressa Francesca Mallamaci. «Non tutte le donne riescono a completare il percorso di consapevolezza dell’essere vittima. Se dovessimo fare un bilancio - ammette la responsabile del Centro “Morabito” - solo la metà di coloro che si rivolge a noi riesce a uscire dal contesto maltrattante e tornare a nuova vita, finalmente libera dalla violenza, insieme ai propri figli. Per noi è sempre un ottimo risultato».
Donne coraggiose e determinate, finalmente consapevoli del fatto che denunciare non porta alle conseguenze spesso utilizzate dagli aguzzini per intimorire le proprie vittime, costringendole a non rivolgersi alle forze dell’ordine o a chi può rappresentare una voce amica. Certo, conclude Mallamaci, «c’è tanto da fare, lavorare molto sulla prevenzione, sulla sensibilizzazione partendo dalle scuole. Ma non mi stancherò mai di ripeterlo: anche se si riesce ad aiutare una sola donna a liberarsi dalla violenza, è già un ottimo risultato».
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