Avvenire di Calabria

Il piccolo, affetto dalla sindrome di deperimento mitocondriale, può continuare a vivere

Charlie, la vita debole non va mai spenta

Alcune cure sperimentali condotte in America potrebbero risolvere la malattia

Giorgio Arconte

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In questi giorni a Londra si sta combattendo un’importante battaglia seppur fra il silenzio generale dei media. Non ci riferiamo alla battaglia contro il terrorismo ma a quella di Charlie, un bambino di soli 9 mesi, insieme ai suoi genitori. Charlie è affetto dalla sindrome di deperimento mitocondriale - una rarissima malattia genetica di cui si conoscono solo 18 casi al mondo - che presto potrebbe portarlo alla morte. Ma Charlie intanto è vivo! Charlie ha gli occhietti aperti, interagisce con i genitori, stringe con la sua piccola manina la loro mano e in questo gesto si aggrappa alla vita come testimonia questo splendido video.

Charlie vuole vivere ma in Inghilterra ed in Europa la vita pare non essere più un dono gratuito da accogliere nella gioia e nella sofferenza. I giudici inglesi, infatti, in ogni grado hanno decretato la condanna a morte di Charlie. E scusate se ripeto sempre il nome di Charlie ma questo bambino non è un oggetto che può essere cestinato semplicemente perché non conforme.
Charlie è una persona, piccola e indifesa. Lo sanno bene i suoi genitori che assistono Charlie 24 ore al giorno nel suo lettino, nonostante sia incastrato fra tubicini e cerotti. Loro non si arrendono, hanno avviato anche una raccolta fondi su internet per poter garantire nuove cure sperimentali per il loro piccolo figlio in America. Una raccolta che ha già accumulato di ben 1,3 milioni di sterline e cure che hanno già visto il successo in ben altri due bambini, perché allora i giudici inglesi si ostinano a voler uccidere Charlie?
«Non è etico tenere in vita il bambino» è la risposta dei medici mentre i giudici hanno dichiarato che il piccolo «deve morire con dignità». Di fronte a tanta freddezza alla madre, fra le lacrime, non resta che domandarsi: «Come possono farci questo? Stanno mentendo. Perché non dicono la verità?».
Già, perché non dicono la verità? Perché si vuole negare la realtà e cioè che Charlie è una persona e in quanto tale è portatrice di una dignità propria? Fosse stato un agnellino probabilmente nessuno avrebbe giudicato questa vita priva di dignità, addirittura i giornali e le TV ci avrebbero riempiti di servizi per muovere la nostra commozione ma in Occidente ormai la realtà non ha più alcun significato. L’unica cosa che ha valore e dignità è la capacità di produrre e consumare, se si risponde a questi parametri allora si ha diritto alla vita: o sei dentro al processo economico e sei ad esso funzionale, oppure non sei utile, sei da scartare per cui un bambino rotto è da abortire, un anziano o un malato è da sopprimere, Charlie è da uccidere.
Sono questi “i valori dell’Occidente” sbandierati ad ogni attentato terroristico e da contrapporre al radicalismo islamista? Questi sono la rappresentazione di uno dei due lati della stessa medaglia: da un lato abbiamo la brutalità della scimitarra, dall’altro abbiamo la delicatezza di una siringa, da tutte e due i lati abbiamo sempre e soltanto la morte. Il nichilismo, la cultura del nulla è la moneta con la quale stiamo pagando amaramente il prezzo dell’epoca post-moderna, da Oriente ad Occidente.
Intanto la vita del piccolo Charlie resta appesa al pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) prevista per lunedì 19 giugno e l’associazione pro-vita CitizenGo ha organizzato una fiaccolata a Roma, presso ambasciata inglese, per giovedì 15 giugno alle ore 20.30, perché la speranza è luce oltre il buio di questa follia. A chi non potrà essere giovedì a Roma è chiesta una preghiera per la vita del piccolo Charlie. #CharliesFight

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