Avvenire di Calabria

Sono centinaia gli edifici di culto che fanno parte dell'ideale itinerario turistico-religioso calabrese

Chiese in Calabria, quali visitare?

Scopriamo insieme alcuni dei luoghi sacri più suggestivi dell'intero patrimonio culturale della regione

di Redazione Web

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La Calabria è una regione ricca di storia, cultura e tradizioni millenarie. Tra le tante bellezze che questa regione offre, le Chiese rappresentano uno dei patrimoni artistici e architettonici più significativi. In ogni angolo della Calabria, si possono ammirare magnifici edifici sacri, testimoni di una radicata fede, ma anche arte e cultura che appartengono da sempre al Dna della regione.

Lo ha sottolineato anche papa Francesco nel ricevere in udienza, lo scorso 27 marzo, vescovi, rettori, formatori e seminaristi della Calabria: «Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente».


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«Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò ad un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari. Questo - ancora il Santo Padre - fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina». 

Chiese in Calabria, cosa visitare?

Le parole di Francesco ben descrivono quella che è una presenza viva, autentica testimonianza di fede, devozione e cultura ben radicati nel territorio calabrese, definito non a caso «gemma incastonata tra due mari». Ma quali sono i luoghi di culto più belli e affascinanti da visitare? Sicuramente ce ne sono parecchi. In questo articolo ve ne proponiamo alcuni.

La Cattolica di Stilo

Incastonata su uno sperone roccioso alle pendici del Monte Consolino e inserita in un suggestivo contesto paesaggistico, la Cattolica di Stilo è il monumento simbolo della Calabria bizantina. La chiesa, fondata presumibilmente tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, è di esigue dimensioni ed è impostata su una pianta a croce greca iscritta in un quadrato con tre absidi orientate, secondo il modello bizantino delle chiese “a quinconce”, largamente diffuso tra la Grecia e le province orientali dell’Asia Minore. La sua costruzione è dovuta ai monaci orientali che, nell’ultimo periodo del dominio bizantino, si insediarono alle pendici del Monte Consolino.

La Cattolica, dal 2006, insieme ad altri sette siti basiliani calabresi, è stata inserita nella lista dei luoghi candidati a diventare patrimonio dell’umanità Unesco. Ciò che affascina di questo edificio non a caso ribattezzato «gioiello d’architettura» e «opera memorabile della fede», oltre al suo prezioso cromatismo, la particolare decorazione ceramoplastica, accentuata nelle ghiere a denti di sega e nella tessitura ad opus reticulatum dei tamburi cilindrici, a supporto delle cinque basse calotte delle cupole.

Cattolica, un affresco all'interno della chiesa

Gli affreschi. La decorazione interna è affidata all’intensità dei colori degli affreschi di cui i muri della chiesa erano interamente ricoperti. Oggi, è possibile individuare una serie di figure, tra le quali spiccano per la loro suggestività l’immagine della Madonna dormiente (Dormitio Virginis), l’Ascensione, in cui Cristo è raffigurato in una mandorla portata al volo da quattro angeli con le ali aperte. Un ulteriore affresco significativo riguarda la presentazione di Gesù al tempio.

Nella parete a destra della chiesa sono rappresentati i Santi Vescovi, San Nicola, San Basilio e San Giovanni Crisostomo. L’affresco di San Giovanni il precursore, conclude la parete di destra. Sulla stessa parete dell’acquasantiera, c’è l’immagine di un Santo guerriero nimbato con lungo mantello rosso, probabilmente raffigurante San Giorgio.

Tropea, Santa Maria dell'Isola

È uno dei luoghi simbolo della Calabria religiosa e turistica, non fosse altro per la suggestiva collocazione. Posizionata sulla cima di uno scoglio a picco sul mare, posto di fronte la città di Tropea. Basta solo questo a fare della Chiesa di Santa Maria dell’Isola un unicum. Eppure, a dispetto del contesto, singolare quanto affascinante, a colpire non solo i tanti turisti che ogni anno la visitano: c’è molto di più. Qui si respira, infatti, tanta storia e, soprattutto, spiritualità.

L’edificio di culto è citato già in alcuni documenti dei papi Alessandro III (1159-1181) e Onorio III (1216-1227), ma la sua prima edificazione è molto più antica. Probabilmente fu eretta in epoca bizantina, tra il sesto e il nono secolo. Per molti anni, appartenne ai monaci basiliani e, a partire dall’undicesimo secolo, vi abitarono i monaci Benedettini.

Tropea, il Santuario di Santa Maria dell'Isola

Nel corso dei secoli, a causa dei violenti terremoti e, probabilmente, delle varie incursioni, il complesso ha subito vari restauri e rifacimenti tanto da non conservare più l’assetto originario. Solamente all’interno della chiesa sono rintracciabili alcuni elementi architettonici tipici delle epoche che il Santuario, meta di pellegrini devoti alla Santa Vergine, ha attraversato.

L’ultimo rifacimento risale al 1908, dopo che il terremoto del 1905 ha distrutto una parte del portico; gli ultimi restauri, invece, al 2010-2011.

La devozione alla Madonna si è da subito radicata sull’Isola portata, probabilmente, da asceti monaci eremiti. Si è diffusa in tutto il circondario del Poro da dove arrivavano molti devoti a chiedere grazie e intercessioni. Ritenuto da secoli luogo “miracoloso”, fino ad alcuni decenni fa, i devoti erano soliti accompagnare i loro cari ammalati nello stesso punto in cui, secondo tradizione, in una nicchia ricavata all’interno della grotta, era collocata l’originaria statua in legno della Vergine giunta dall’Oriente a Tropea a bordo di una nave, al tempo dell’iconoclastia. La chiesa di Santa Maria dell’Isola è stata elevata a Santuario diocesano dall’allora vescovo, monsignor Domenico Tarciso Cortese il 31 maggio del 2002.

Pazzano, Monte Stella: il Santuario "scavato" nella roccia

L'Eremo di Santa Maria della Stella o Santuario di Monte Stella, situato sul monte omonimo nel territorio del comune di Pazzano, in provincia di Reggio Calabria, è un santuario creato all'interno di una grotta. Il primo documento sulle l'eremo è il codice greco 598 di Parigi, contenente le opere di Sant'Efrem diacono, e composto dal monaco Michele.

Successivamente, con le incursioni saracene Cristodulo, che era l'egumeno dell'Eremo, fuggì a Patmos. Con la fine dell'invasione saracena, Paolo, successore di Cristodulo, tornò a Stilo riportando molti manoscritti che costituirono parte della biblioteca di Santa Maria. Dal 1096, durante il periodo normanno, l'eremo di Santa Maria diventa un monastero minore, come si evince da un documento del Conte Ruggero I, che cedette al vescovo di Squillace, Giovanni Niceforo, l'Abbazia di San Giovanni Theresti di Stilo, l'Abbazia di San Leonte, la Chiesa di San Nicola e Santa Maria della Stella.

Pazzano, Santuario di Monte Stella: la Chiesa "scavata" nella roccia

Nel 1522 il monastero diventa Santuario e vi fu collocata per la prima volta la statua della Madonna della Stella o Madonna della Scala. Si pensò fosse origine gaginesca, ma nuovi studi riferiscono con certezza che sia stata scolpita dal siciliano Rinaldo Bonanno per la somiglianza con altre sue opere. Da eremo di Chiesa bizantina diventa così col passare degli anni santuario della Chiesa cattolica, e le vecchie icone bizantine vengono abbandonate, e mai più recuperate ancora ai giorni nostri, in favore della statua della Madonna della Stella.

Nel XV secolo il Santuario diventa indipendente da San Giovanni Theresti e i basiliani (Grancia dell'ordine di San Basilio) abbandonarono l'eremo (1670) anche se rimane all'ordine di San Basilio fino al 1946. Il primo parroco si suppone sia stato Marcello Jhodarelli nel 1670.

Al Santuario vi si accede scendendo una lunga scalinata (di oltre sessanta scalini) scavata nella pietra. Nel santuario si trovano, oltre alla statua della Madonna, i dipinti con l'Immacolata Concezione, la Santissima Trinità, l'adorazione dei pastori.

Di particolare interesse il frammento di un affresco di arte bizantina, raffigurante Santa Maria Egiziaca che riceve l'eucarestia dal monaco Zosimo. L'affresco si ritiene sia del X-XI secolo, per la particolare caratteristica delle ciocche disordinate della capigliatura della santa; il raffigurare poi una santa anziché un santo, fa pensare che vi sia stato per un certo periodo un eremitismo femminile. All'interno della grotta vi sono rappresentazioni della Trinità, di Cristo, dell'Arcangelo Michele e la pietà.

Serra San Bruno, la prima Certosa d'Italia

Da non far mancare, senza alcun dubbio, nell'ideale itinerario turistico-religioso in Calabria, è la Certosa di Serra San Bruno, nelle "Serre" vibonesi. Rappresenta il punto di maggior valore storico-artistico della cittadina che porta il nome del Santo, Bruno di Colonia, fondatore dei "Certosini".

Primo Convento certosino in Italia e secondo di tutto l'Ordine, la Certosa di Serra San Bruno, sita in un pittoresco bosco alla periferia di Serra San Bruno. Le mura del convento si stagliano solenni in mezzo alle serre, secolari come il tempo della natura selvaggia.

Si tratta di un vasto complesso fondato tra il 1090 e il 1101 da Brunone di Colonia, fondatore dell'Ordine Certosino e della Grande Chartreuse vicino a Grenoble, il quale - scandalizzato dalla corruzione del clero - si era ritirato nella solitudine dei boschi calabresi.

Il complesso monastico si è arricchito negli ultimi trent'anni del Museo della Certosa, nato su impulso della comunità monastica nel 1994. Si sviluppa all'interno del perimetro delle mura del monastero e questo permette che al suo interno si riesca a cogliere l'atmosfera ed il senso più profondo del luogo.

La Certosa di Serra San Bruno

La quiete ed il silenzio, il canto melodioso e i profumi introducono ad un'esperienza profonda del Trascendente. Attraverso un percorso che si snoda in 22 sale il visitatore viene condotto dapprima nella storia di San Bruno e dell'ordine da lui fondato e successivamente negli ambienti della Certosa ricostruiti in modo esemplificativo, ma con gli arredi originali.

Il visitatore ha così modo nella visita grazie anche all'uso della multimedialità, ai filmati, alle foto ed alle descrizioni, di conoscere le consuetudini della vita monastica certosina, venendo a contatto, senza disturbare la vita dei solitari, con la spiritualità dei figli di San Bruno. Il percorso finisce con una piccola cappella solitaria ricavata in una torre cinquecentesca in cui chi vuole può sostare per trascorrere un momento solitudine e di preghiera.

Cosenza, la Cattedrale di Santa Maria Assunta

La Cattedrale di Cosenza, dedicata a Santa Maria Assunta, è uno degli edifici di culto più antichi della Calabria. Lo scorso anno ha compiuto 800 anni. È stata inaugurata alla presenza dell’Imperatore Federico II il 30 gennaio 1222 e, fin da allora, costituì e rappresentò per l’intero territorio della Calabria Citra un riferimento considerevole, a livello religioso e culturale, nonché nei complessi e mutevoli rapporti tra dinastie regnanti, susseguitesi attraverso i secoli nel segnare la storia della nostra regione.

L'attuale cattedrale sorge nello stesso luogo di una chiesa più antica, costruita nell'XI secolo e quasi completamente rasa al suolo da un terremoto nel 1184. La ricostruzione del duomo venne affidata al vescovo Luca Campano, già monaco florense e segretario del servo di Dio Gioacchino da Fiore, appassionato di architettura, che nel frattempo era diventato anche arcivescovo della città bruzia. In quello stesso anno, il giorno 30 gennaio, la chiesa venne solennemente consacrata dal cardinale vescovo di Frascati Nicola de' Chiaromonti, in qualità di delegato apostolico. La cerimonia avvenne alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia che per l'occasione volle far dono alla città della preziosissima Stauroteca, oggi custodita in città nel vicino museo diocesano.

mostra duomo cosenza
Cosenza, la Cattedrale

Il 1748 segnò l'inizio di nuovi lavori di trasformazione che portarono la cattedrale ad essere ricoperta da sovrastrutture barocche che, oltre a nasconderne le originarie forme, provocarono la scomparsa di innumerevoli opere d'arte. Nel 1756, invece, venne costruita la nuova sacrestia. A completare l'opera di trasformazione si intervenne nella prima metà del XIX secolo con il rifacimento della facciata, all'epoca trasformata in un ibrido stile neogotico. I lavori di restauro intrapresi già nel XIX secolo e finalmente portati a termine nel XX secolo (1944) dall'arcivescovo di Cosenza Aniello Calcara, furono finalizzati a ripristinare, sia all'esterno che all'interno dell'edificio.

A distanza di trent’anni, in occasione della visita a Cosenza di San Giovanni Paolo II (4 ottobre 1984) sono stati realizzate opere di sistemazione interna, ridipintura e modesti interventi strutturali. Nell’arco degli anni successivi le opere hanno riguardato il rifacimento parziale delle strutture di copertura, interventi localizzati di emergenza consolidativa e lavori di finitura formale e funzionale, compreso anche l’esecuzione degli scavi al di sotto dell’area presbiteriale col rinvenimento delle strutture tardo-antiche.

L’opera più venerata all’interno della Cattedrale di Cosenza è una icona, appartiene all’iconografia della Galaktotrophousa (Madonna che allatta), conosciuta con l’appellativo mariano di Madonna del Pilerio, protettrice della città di Cosenza e dell'arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.

Reggio Calabria, la Basilica Cattedrale

La Cattedrale di Reggio Calabria , elevata a dignità di Basilica minore da papa Paolo VI nel 1978, è la chiesa madre dell'Arcidiocesi ed è il più grande edificio sacro della Calabria. È stata ricostruita ex novo dopo il catastrofico terremoto del 28 dicembre 1908 su progetto di Padre Carmelo Angiolini in stile neo-romanico.

Reggio Calabria, la Basilica Cattedrale

La Cattedrale è arricchita da pregevoli opere artistiche, sia moderne che antiche. Di particolare rilievo la Cappella del Santissimo Sacramento, raro esempio di barocco in Calabria meridionale, dichiarata monumento nazionale dal presidente Saragat.

Dedicata a Maria Santissima Assunta, ed elevata a dignità  di Basilica Minore  da Paolo VI (1978), la Cattedrale si presenta in stile neo-romanico, secondo i canoni della tradizione architettonica italiana, ma con caratteristiche proprie, che ne fanno un complesso originale, di notevole solennità.

Sulla facciata, divisa in tre settori da quattro torrette, spiccano i tre portali di bronzo (1988), inaugurati in occasione del XXI Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi a Reggio: il Portale sinistro dedicato alla “Madonna della Consolazione” di Biagio Poidimani, il Portale destro “Apostolato di Paolo” di Nunzio Bibbò, ed il Portale centrale dedicato a “Maria Ss. Assunta” di Luigi Venturini, protetto da un protiro poggiante su fasci di colonne. 

L'interno, ampio e luminoso, per la presenza di grandi vetrate policrome istoriate figurativamente o a motivi geometrico-ornamentali, ha un imponente impianto basilicale a tre navate interrotte da tre transetti e divise da file di colonne marmoree con basi lavorate a campana.

Cattedrale di Reggio Calabria, Cappella del Santissimo Sacramento

Il presbiterio, elevato rispetto all’aula e raccordato con essa da un’ampia scalinata, termina con una abside poligonale, è arredato da un coro con stalli lignei (1926),  ed è sovrastato da un grande Crocefisso ligneo (datato fra il 1600 e il 1800).

Le opere d'arte. L’insieme acquista splendore dalle opere contenute: sacelli di Vescovi  cinque-secenteschi; Pergamo (1902) e Medaglione di Francesco Jerace; Altare Maggiore, due amboni e due acquasantiere di Concesso Barca (1929); Cattedra di Alessandro Monteleone (1950); Altare basilicale ellissoidale marmoreo, fasciato da bassorilievo continuo in bronzo di Antonio Berti (1970); pregevole Crocefisso ligneo a tutto tondo (sec. XVIII), nella terza Cappella laterale destra; tele ottocentesche nelle Cappelle del Presbiterio: del Crestadoro (m. 2 x 4,50) “L’Assunzione della Vergine” (1804?) (lato sinistro),  e del Minaldi  “La consacrazione episcopale di Santo Stefano da Nicea” (1823) (lato destro); Battistero in bronzo argentato con coperchio (1818); nonché dalle pregevoli decorazioni pittoriche delle pareti, dei transetti, delle volte, delle absidi.

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