
Le slot machine resteranno chiuse a lungo: Cinquefrondi, comune della Piana di Gioia Tauro, ha deciso di dichiarare guerra alle ludopatie limitando l’accessibilità ai dispositivi del gioco d’azzardo a poche ore nell’arco della giornata. Esattamente tre ore al mattino, dalle 10 alle 13, e cinque nel tardo pomeriggio e in serata, dalle 17 alle 22. Una scelta, quella dell’amministrazione comunale guidata dal giovane sindaco, Michele Conia, che nei fatti va in netto contrasto rispetto al diffondersi delle “macchinette” soprattutto nelle zone attigue agli spazi d’interesse dei giovani, come le scuole e le palestre. Un’ordinanza sindacale rotonda che ha ricevuto il grande apprezzamento della popolazione che ha supportato il primo cittadino in questa decisione. «Si tratta di una scelta forte, ma tesa a salvaguardare la salute e gli equilibri delle persone e delle famiglie», ha spiegato Conia.
Una scelta, soprattutto, che segna una cesura con il malaffare che in queste latitudini ha scelto proprio il gioco d’azzardo come la grande “bacinella” in cui avviare un maxi-riciclaggio dei denari sporchi della ‘ndrangheta.
Una tesi che trova riscontro negli atti del processo “Gambling” che ha portato alla sbarra un’organizzazione internazionale governata dai clan reggini e i cui sodali sono già giunti tutti a condanna di primo grado avendo il Tribunale di Reggio Calabria confermato le intuizioni della locale Direzione distrettuale antimafia, anche grazie alla collaborazione di un nuovo testimone di giustizia, M.G. Proprio dalle parole di M.G. è emerso come l’adolescenza sia la fascia d’età in cui il gioco d’azzardo patologico si incunea nei soggetti «più esposti» trasformando una fase di crescita in un vero e proprio “battesimo” criminale.
Un fato che interroga non poco sul valore delle azioni educative poste in essere e Michele Conia lo sa e, infatti, parla di un «atto di legalità» nel merito della scelta di ridurre al lastrico la fruibilità delle slot machine a Cinquefrondi.