Avvenire di Calabria

Oggi, 18 aprile, è la Giornata internazionale dei monumenti e dei siti (IDMS), istituita da ICOMOS nel 1982: un'occasione per riflettere

Come stanno i monumenti e i siti archeologici di Reggio Calabria?

Spesso poco conosciuti, nella maggior parte dei casi entrati di diritto nel patrimonio collettivo e individuale di ciascuno: riscopriamoli

di Redazione Web

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Oggi, 18 aprile, è la Giornata internazionale dei monumenti e dei siti (IDMS), istituita da ICOMOS nel 1982: un'occasione per rifletter anche a Reggio Calabria. Spesso poco conosciuti, nella maggior parte dei casi entrati di diritto nel patrimonio collettivo e individuale di ciascuno: riscopriamoli.

Monumenti e siti archeologici a Reggio Calabria, patrimonio da tutelare

Il 18 aprile di ogni anno è una data importante per la cultura: è la giornata internazionale dei monumenti e dei siti, istituita dall’ICOMOS e dalla Conferenza Generale UNESCO.

Nel 1982 l’International Council of Monuments and Sites (ICOMOS), un’organizzazione non governativa che si occupa della conservazione dei monumenti e dei siti mondiali, con l’approvazione della conferenza generale dell’Unesco istituì la giornata mondiale dei monumenti e dei siti.

ICOMOS vanta più di 10 mila professionisti che forniscono consulenza al Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco su conservazione, protezione e valorizzazione dei siti tutelati.

Tra i principi fondamentali c’è quello di aumentare la resilienza delle comunità e del patrimonio culturale attraverso lo sviluppo delle capacità, la valutazione dei rischi, la pianificazione strategica della gestione adattiva.

I pericoli naturali e provocati dall’uomo, gli effetti antropici e gli eventi estremi del cambiamento climatico stanno mettendo costantemente sotto pressione il patrimonio naturale e culturale, con una frequenza crescente nel tempo.


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Ma conosciamo più da vicino alcuni dei monumenti che arricchiscono il patrimonio socio-culturale di Reggio Calabria.

Villa Zerbi

La villa Genoese Zerbi (talvolta chiamata villa Zerbi), è un edificio storico della città di Reggio Calabria. Sorge sul corso Vittorio Emanuele III nell'area dove, prima del 1860, vi era l'antica villa in stile barocco della famiglia dei Marchesi Genoese, antica famiglia del patriziato reggino che alla fine del XIX secolo aggiunse al proprio cognome quello degli Zerbi da cui Genoese Zerbi.

Distrutta dal terremoto del 1908, la villa fu riedificata con un progetto redatto dagli ingegneri Zerbi, Pertini e Marzats nel 1915. Attualmente la Villa non appartiene più alla famiglia Genoese Zerbi e per alcuni anni è stata un centro espositivo gestito dal Comune di Reggio Calabria.

Le mura greche della Via Marina

L'ipotesi più verosimile fa risalire la costruzione delle mura dopo il IV secolo a.C., quando Dionisio il Giovane ricostruì la città dandole il nome di Febea. La struttura delle mura è in mattoni cotti che poggiano su delle fondazioni in pietra tenera locale.

La cinta muraria era costituita da un muro a doppia cortina: i vuoti tra le due cortine venivano riempiti di terra e pietrisco e su questa solidissima base veniva innalzato il muro vero e proprio, costruito in mattoni cotti.

La realizzazione della cinta veniva affidata, probabilmente, a privati, come è dimostrato dalle incisioni o marchi di cava ritrovati sulle pietre. Le mura greche, recintate da una cancellata in ferro, si trovano sulla Via Marina, esattamente all'altezza di Piazza Camagna.

I monumenti a Biagio Camagna e Giuseppe De Nava

Il monumento a Biagio Camagna, sorge nell'omonima piazza di Reggio Calabria.

Il monumento, eretto il 30 agosto 1925 con un'importante sottoscrizione popolare, è costituito da una statua bronzea, realizzata nel 1924 da Domenico Pellegrino, la quale poggia su un doppio basamento in marmo bianco.

L'opera commemorativa venne commissionata nel 1925, dal generale Nicola D'Avanza, nella veste di commissario del Comune di Reggio Calabria, per ricordare l'insigne giurista, uomo politico vicino al popolo e grande oratore. Dunque ne fu affidata l'esecuzione al noto scultore reggino Domenico Pellegrino. Una delibera comunale autorizzava quindi la collocazione del manufatto a piazza Prato, ribattezzata "piazza Camagna" per accogliere degnamente l'opera scultorea.

Il monumento ritrae il Camagna in uno storico atteggiamento forense assunto davanti al tribunale militare di Guerra a Napoli il 3 giugno 1919, in difesa di alcuni marinai reggini ingiustamente accusati di reato.

Il Monumento a Giuseppe de Nava sorge al centro dell'omonima piazza di Reggio Calabria, di fronte al Museo Nazionale della Magna Grecia, all'estremità nord del corso Garibaldi.

Il monumento, opera dello scultore Francesco Jerace, artista polistenese fu eretto nel 1936. È costituito da una statua marmorea, che raffigura lo statista reggino Giuseppe de Nava, posta su un alto basamento istoriato con altorilievi che propongono nella parte più in basso scene di lavoro.

Nella parte più in alto, poco sotto la statua, sono raffigurati i due stemmi reggini: lo stemma di San Giorgio, il patrono della città che a cavallo con una lancia colpisce un drago e lo stemma della provincia di Reggio, con le croci delle due Calabrie.

Sui laterali del basamento vi sono due fontane, entrambe dal viso di donna con in basso due grandi conchiglie e più giù, sotto di queste, due ampie vasche.

La figura del De Nava, scolpita con lo sguardo fiero, il piede sinistro e la mano destra in avanti, rappresenta la riconoscenza del popolo reggino per l'alto senso morale e per le eccezionali doti umane che il De Nava, giurista, uomo politico e accanito difensore dei diritti della sua gente, dimostrò fino al giorno della propria morte, lasciando alla sua città la ricca ed importante biblioteca e la propria casa.


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La Statua dell'Angelo tutelare

La statua dell'Angelo Tutelare (o semplicemente l'Angelo Tutelare) è una statua marmorea raffigurante san Michele Arcangelo, era situata in piazza San Giorgio a Reggio Calabria, nei pressi della chiesa di San Giorgio al Corso. Poi è stata trasferita a Palazzo San Giorgio dopo il restauro e preso troverà collocazione presso la Pinacoteca comunale al Teatro Cilea. È da considerarsi tra le poche testimonianze a noi pervenute della città seicentesca.

Il monumento è ritenuto importante non solo per il valore artistico, ma soprattutto per il complesso di significati in esso contenuti. L'opera, dalle sembianze di un guerriero, ha infatti in mano uno scudo che raffigura l'effigie di san Giorgio, simbolo storico della città di Reggio.

La Stele a Giovanni Pascoli

Sulla via più conosciuta della città peninsulare dello Stretto, il Lungomare Falcomatà, all’altezza dell’Istituto Magistrale Tommaso Gulli, è stata posizionata una stele a memoria di uno dei grandi poeti italiani dell’OttocentoGiovanni Pascoli. Egli permase a Reggio Calabria tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento quando insegnava Letteratura Latina all’Università di Messina.

In quel periodo conobbe il famoso latinista reggino Diego Vitrioli che lo ispirò per la composizione di alcuni versi descriventi questa stupenda terra. Si tratta di una parte della lirica intitolata “Un poeta di lingua morta” facente parte della raccolta “Pensieri e discorsi”. Questi i versi che decantano Reggio incisi sul parte frontale della stele:

“Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte. Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, imagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie. È un luogo sacro questo. Tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo, sotto i metalli scintillanti dell’aurora, sotto le porpore iridescenti dell’occaso, è appiattata, dicono, la morte; non quella, per dir così, che coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sè lacrime, ma quella cui segue l’oblio. Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia.”

Sul retro della stele l’omaggio a Pascoli, in latino, dell’illustre latinista reggino Giuseppe Morabito.


PER APPROFONDIRE: Cosa c’è sotto Piazza De Nava? Tra curiosità e polemiche i lavori vanno avanti


L'elenco potrebbe allungarsi a dismisura per quanta storia millenaria custodisce Reggio Calabria. Concludiamo con le ultime due (a livello di realizzazione).

Le statue di Rabarama

Adagiate dal 2007 sul lungomare Falcomatà, queste tre imponenti sculture dalle sembianze umanoidi sono opera della scultrice romana Rabarama e rappresentano un importante elemento di attrazione turistica.

Si chiamano Trans-letteraLabirintite Co-stell-azione e sono talmente pittoresche da essere puntualmente scelte dai turisti per una foto ricordo. Nonostante lo stile moderno, le tre installazioni si integrano perfettamente nel tessuto urbano e sembrano scrutare silenziosamente le vite e le storie di chi ogni giorno si incontra sul più bel chilometro d’Italia.

Opera di Tresoldi

Opera è l'installazione permanente di arte pubblica sul lungomare di Reggio Calabria, promossa e commissionata dal Comune e dalla Città Metropolitana.

L'installazione nasce per celebrare la relazione contemplativa tra il luogo e l'essere umano attraverso il linguaggio architettonico classico e la trasparenza della Materia Assente, espressa tramite la rete metallica. L'architettura aperta offre un nuovo monumento attraversabile e completamente fruibile a cittadini e visitatori.

Opera è un monumento alla contemplazione attraverso cui il luogo definisce ulteriormente se stesso. Tresoldi gioca con la grammatica dell’architettura classica e la trasparenza per ricercare nuove poetiche visive in dialogo con il paesaggio circostante e i visitatori. Le colonne, archetipi fondanti del retaggio culturale occidentale, compongono una cornice aulica che conferisce al parco un’ulteriore chiave di lettura.

L'installazione dà forma inoltre alle riflessioni di Tresoldi sulla composizione e decomposizione architettonica: il dialogo tra l'installazione e il luogo si manifesta nella logica distributiva del colonnato che non si adegua del tutto a quella del parco. Simile al controcanto in musica, la loro sovrapposizione funziona come due melodie diverse ascoltate nello stesso momento: attraversando il parco il visitatore incontra armonie e disarmonie tra i due sistemi architettonici.

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