
Ludopatia e mafie, il magistrato Stefano Musolino: «Ai clan piace vincere facile»
Parla il pm che ha scoperchiato il giro d’affari delle cosche di ’ndrangheta legato al gioco d’azzardo.
«Nel settore dell’azzardo e soprattutto in quello delle scommesse girano troppi soldi. Abbiamo individuato flussi monetari spaventosi. Per la criminalità organizzata sono delle provviste straordinarie. Hanno disponibili milioni di euro con cui possono fare usura, possono acquistare droga. Insomma per le mafie l’azzardo non è solo strumento di riciclaggio di denaro sporco ma anche un modo per finanziare attività illecite». A parlare è Stefano Musolino, il sostituto procuratore di Reggio Calabria che ha condotto l’inchiesta 'Gambling' e sostenuto le accuse nel processo.
E come le mafie si finanziano con le scommesse?
Chi gestisce una rete commerciale sul territorio, per il rapporto fiduciario che ha col bookmaker maltese, decide di inviare i flussi ogni tre o sei mesi. Così hanno disponibili per quel periodo milioni di euro che possono investire in attività illecite. E con una minima parte della vendita di una partita di droga poi restituiscono quei soldi.
Soddisfatto dell’esito del processo?
Sicuramente. Abbiamo ottenuto il riconoscimento dell’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma la cosa più interessante per i profili strettamente legati al gaming sono le condanne di tutti quelli che rispondevano di associazione semplice finalizzata all’esercizio dell’attività di gioco, truffa aggravata e riciclaggio, con l’aggravante dell’articolo 7. Cioè l’aver favorito gruppi mafiosi.
Questo conferma il grande interesse della criminalità organizzata sull’azzardo.
La sentenza conferma i due fulcri dell’indagine. Il primo che c’è un sistema illegale. Su questo noi dobbiamo fronteggiare paradossalmente una sorta di tentativo di liberalizzazione del sistema attraverso il grimaldello giurisprudenziale. E questo attraverso le sentenze della Corte Ue che sono particolari, si attagliano a casi specifici e che invece sono utilizzate, anche per l’estrema tecnicità della materia, come una sorta di grimaldello nazionale. L’altro punto è la conferma che le reti commerciali, i flussi di spesa e le dinamiche operative gestionali del gaming, sono infiltrate dalle organizzazioni criminali.
Che dimostrano di aver capito che l’azzardo è un enorme affare.
Certo. È proprio così. E non solo la grande mafia. Nella nostra indagine c’era anche un gruppetto di scarsissimo rilievo criminale ma pure loro avevano il proprio 'giretto'...
M.G., il vero 'deus ex machina' dell’organizzazione, dopo la sua collaborazione, era stato autorizzato da voi a rientrare nel giro dell’azzardo. Ma ne è uscito subito. Come mai?
È la conferma che l’azzardo è un sistema chiuso. Che lo ha espulso.
Perché aveva parlato? Un traditore?
Esatto. Gli avevamo dato questa possibilità dissequestrando il brand. Ha provato ma ha avuto subito problemi.
Un sistema mafioso al di là della presenza delle mafie?
Certo. Qui la mafia non c’entra niente.
Che fine hanno fatto i beni sequestrati?
Abbiamo 2 milioni di euro che ci ha fatto recuperare M.G., 2 milioni da Betsolution, 4 da Vianello. Tutti soldi concreti.
E le sale gioco sequestrate?
Abbiamo dissequestrato i locali ma non esistono più come sale scommesse. Poi finché c’è una domanda e finché lo Stato decide che deve incentivarla, anche questo non basterà. Noi abbiamo sequestrato il brand BetUniq, abbiamo sequestrato Betsolution e altri ancora, ma poi ci saranno altre Bet...
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