
La Messa in suffragio del Papa sarà giovedì in Cattedrale a Reggio
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
Conclusa la fase diocesana per la beatificazione di Cassiodoro. L'evento si terrà il 23 luglio a Catanzaro. Per l'occasione tutti i documenti prodotti saranno sigillati e inviati in Vaticano. Poi il lavoro passerà nelle mani delle Congregazioni preposte.
Venerdì 23 luglio, alle 11, presso presso la Basilica Minore di “Santa Maria Assunta” in Squillace si terrà la Sessione di Chiusura dell’Inchiesta Diocesana del Processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Flavio Aurelio Magno Cassiodoro.
In questa occasione l'arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Cec, monsignor Vincenzo Bertolone, sigillerà tutta la documentazione prodotta in diocesi. Questi documenti attestato le virtù eroiche di Aurelio Cassiodoro. Saranno le Congregazioni in Vaticano, però, ad avere l'ultima parola nel processo di beatificazione.
Per procedere nella causa occorre prima di tutto che il candidato sia morto, poi che qualcuno proponga di aprire il processo e che il vescovo della Chiesa locale, là dove il candidato ha trascorso la vita e ha operato, accolga questa richiesta. La primissima parte del processo si svolge in effetti in ambito locale: si raccolgono documenti e testimonianze, si ricostruiscono i fatti. Se l’insieme di questi dati è ritenuto idoneo, il tutto viene trasmesso al Vaticano.
Come in tutti i processi, anche in questo caso ci sono un’accusa e una difesa. L’avvocato difensore, se vogliamo usare questo termine, è il cosiddetto postulatore (colui che chiede qualcosa con insistenza), incaricato di dimostrare la santità del candidato. La “pubblica accusa”, incaricata di fare le pulci a testimonianze e documenti, è invece rappresentata dal promotore di giustizia (un tempo conosciuto come “l’avvocato del diavolo”). In genere sono entrambi sacerdoti, il primo nominato da chi ha fatto la proposta di istruire la causa, il secondo in servizio presso la congregazione.
Ma la santità è solo l’ultimo gradino di una scala che ne prevede altri tre. Il candidato, per diventare ufficialmente santo, deve essere prima riconosciuto servo di Dio, poi venerabile e poi beato. È definito servo di Dio dal momento in cui viene aperto il processo e in attesa che si verifichi un miracolo attribuibile al suo intervento.
Se, dopo questa prima fase, il processo continua, il Papa può attribuire al servo di Dio la qualifica di venerabile: succede quando al candidato viene riconosciuto di aver vissuto le tre virtù teologali (fede, speranza e carità) e le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) in modo eroico (si usa proprio questa espressione), o quando si riconosce che il candidato ha perso la vita da martire a difesa della fede.
Infine, affinché un venerabile sia proclamato beato occorre (salvo dispensa papale) che siano passati almeno cinque anni dalla sua morte e che si sia verificato un miracolo (dal latino miraculum, cosa meravigliosa) ascrivibile all’intercessione del candidato stesso.
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
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