Avvenire di Calabria

C’è una norma che garantisce l’operatività delle tratte aeree per le zone periferiche del Paese Valida dal 2004, ma mai applicata

«Continuità territoriale», legge ignorata da Sacal

Federico Minniti

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Si fa, spesso, un gran parlare della conurbazione tra le due sponde dello Stretto, Reggio e Messina, come unica pista per far decollare il “Tito Minniti”. Sapevate che c’è una struttura normativa che potrebbe “facilitare” questo processo? Parliamo degli oneri di servizio pubblico pensati per garantire servizi aerei di linea verso quegli aeroporti di regioni periferiche o in via di sviluppo che, senza opportuna sovvenzione, non sarebbero coperti da vettori in regime di libero mercato.

L’Aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria è tra gli scali che rientra nell’ambito di applicazione degli oneri di servizio pubblico, come previsto dalla legge finanziaria per il 2004 (articolo 206, legge 350/2003). Di fatti, il legislatore si era adeguato alla normativa europea all’epoca in vigore, successivamente abrogato e sostituito dal nuovo regolamento che ha, addirittura, definito meglio le caratteristiche e i vincoli specifici che le regioni ultra–periferiche devono possedere per giustificare l’adozione della cosiddetta “continuità territoriale”. Potremmo dibattere del perché negli ultimi 15 anni non si è mai approfittato di questa possibilità, ma ancora più utile è evidenziare che – secondo quanto è a nostra conoscenza – tutt’ora Sacal non sta vagliando questa ipotesi. Cosa vuol dire, quindi, imporre oneri di servizio pubblico? Significa rendere obbligatorio lo svolgimento di un servizio aereo secondo criteri di continuità, regolarità, capacità e tariffazione cui i vettori non si atterrebbero se tenessero unicamente conto del proprio interesse commerciale. Da una prima analisi, fonti attendibili confermano che le tratte verso nord, cioé Milano, Bologna, Torino, Pisa e Venezi potrebbero rientrare a pieno titolo.

Se appare chiaro quali sono le destinazioni sulle quali è possibile attivare gli oneri, andiamo ora a capire quali enti sono coinvolti nel processo. L’attore principale risulta essere la Regione Calabria quale ente che dovrà precisare i contenuti dell’onere, dettaglio specificato anche dall’accordo per l’istituzione dell’Area dello Stretto (articolo 4, legge regionale n.12/2019). Naturalmente stimoli e sollecitazioni sull’imposizione di oneri possono venire anche da enti territoriali, quali la Città Metropolitana e lo stesso Comune, in ossequio del tanto caro (a parole) principio di sussidiarietà. In tema di denaro, per quanto riguarda il finanziamento della continuità territoriale non vi sono indicazioni precise a riguardo all’interno della normativa. Attualmente, quelle in vigore vedono finanziamenti misti nazionali e regionali. Si tratta di un dato quindi oggetto di discussione in fase di conferenza di servizi. Un fattore che un eventuale bando di continuità territoriale dovrà assolutamente maneggiare con cautela è quello di evitare in tutti i modi l’imposizione di paletti eccessivamente restrittivi in termini operativi alla compagnia aerea. Già in passato, i bandi di continuità territoriale previsti per lo scalo di Reggio Calabria, oltre che per l’esigua disponibilità finanziaria degli stessi, sono andati deserti per questi motivi.

In conclusione, sebbene gli oneri di continuità territoriale possano rappresentare un possibile strumento per far uscire l’aeroporto dall’isolamento, questi non sono la panacea di tutti i mali dell’aeroporto. Gli oneri andrebbero soltanto a coprire quelle che sono le necessità di spostamento della popolazione residente e permettere la sussistenza dell’aeroporto. Se si pensa che con questi voli si possa revitalizzare una città si è completamente fuoristrada: in quel caso bisogna far riferimento a strategie di ben più ampio respiro.

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